Il tumore del colon-retto è uno dei tumori più diffusi, ma anche uno di quelli più facili da curare, se diagnosticato in tempo.
L'intestino è suddiviso in intestino tenue, o piccolo intestino (a sua volta ripartito in duodeno, digiuno e ileo), e intestino crasso, o grosso intestino.
Quest'ultima parte è formata dal colon destro o ascendente (con l'appendice), dal colon trasverso, dal colon sinistro o discendente, dal sigma e dal retto. Il tumore del colon - retto interessa le cellule della mucosa che riveste questo organo.
La maggior parte dei tumori del colon - retto deriva dalla trasformazione di polipi. Questi sono neoplasie benigne, piccole escrescenze dovute al proliferare delle cellule della mucosa intestinale. I polipi possono essere di tre tipi: quelli iperplastici (cioè caratterizzati da una mucosa a rapida proliferazione), amartomatosi (detti anche polipi giovanili e polipi di Peutz-Jeghers) e adenomatosi. Solo questi ultimi costituiscono lesioni precancerose, e di essi solo una piccola percentuale si trasforma in neoplasia maligna. La probabilità che un polipo del colon evolva verso una forma invasiva di cancro dipende dalla sua dimensione: minore del 2 per cento per dimensioni inferiori a 1,5 cm, dal 2 al 10 per cento per dimensioni di 1,5-2,5 cm, maggiore del 10 per cento per dimensioni superiori a 2,5 cm.
Esistono diverse forme di classificazione del tumore del colon - retto, sulle quali non tutti i medici concordano. Il sistema più usato è il TNM, che valuta 3 parametri ( T: dimensione del tumore; N: numero di linfonodi coinvolti; M: metastasi) e associa un numero ad ognuno di essi.
Nei paesi occidentali il cancro del colon-retto rappresenta il terzo tumore maligno per incidenza e mortalità, preceduto da quello della mammella nella donna e quello del polmone nell'uomo. La malattia colpisce in egual misura uomini e donne.
Esistono fattori di rischio ereditari, non ereditari e alimentari.
Il più importante fattore alimentare è rappresentato dall'eccesso calorie, grassi e dalla carenza di fibre (tra fattori strettamente associati fra loro).
Tra i fattori ereditari, sono da segnalare le poliposi adenomatose ereditarie (tra cui l'adenomatosi poliposa familiare o FAP, la sindrome di Gardner e quella di Turcot) e quella che viene chiamata sindrome non poliposica del tumore al colon - retto (detta anche HNPCC o sindrome di Lynch).
Si tratta alterazioni genetiche trasmesse per via ereditaria (la probabilità di trasmettere alla prole il gene alterato è del 50 per cento), e che possono anche non dar luogo ad alcun sintomo.
Anche i polipi e i carcinomi che non rientrano tra le sindromi ereditarie illustrate sembrano avere una certa predisposizione familiare: i parenti di primo grado di una persona affetta da cancro o da polipi del colon - retto hanno un rischio aumentato di 2-3 volte di sviluppare un tumore del colon.
Tra i fattori non ereditari il più importante è l'età (l'incidenza è 10 volte superiore tra le persone di età compresa tra i 60 e i 64 anni rispetto a coloro che hanno 40-44 anni), le malattie infiammatorie croniche intestinali (tra le quali la rettocolite ulcerosa e il morbo di Crohn), la presenza di polipi del colon o di un pregresso tumore del colon retto.
L'esame per la diagnosi può essere clinica e strumentale.
L'esame clinico consiste nella palpazione dell'addome alla ricerca di eventuali masse a livello dell'intestino, del fegato e dei linfonodi, e nell'esplorazione rettale (circa il 70 per cento dei tumori del retto si sente con le dita).
L'esame strumentale consente la diagnosi definitiva e consente anche di eseguire la stadiazione, ovvero la valutazione della gravità del tumore. L'esame più specifico è la colonscopia che, grazie alla possibilità di eseguire una biopsia, consente di fare una diagnosi precisa e definitiva.
Il clisma opaco a doppio contrasto e l'ecografia transrettale individuano solamente formazioni di dimensione superiore al cm, l'ecografia fornisce anche indicazioni sullo stato dei linfonodi più vicini, mentre la TAC con mezzo di contrasto permette di valutare i rapporti con gli organi circostanti, lo stato dei linfonodi e le eventuali metastasi presenti nell'addome. Per identificare l'esistenza di metastasi a distanza si può fare una radiografia del torace (o una TAC torace, se indicata), un'ecografia epatica, una scintigrafia ossea e la biopsia di eventuali lesioni.
L'esame del sangue consente di rilevare il marcatore CEA (antigene carcino-embrionario), di scarsa utilità nella diagnosi precoce e nello screening, ma importante per valutare la gravità della malattia (la sua concentrazione è direttamente collegata all'estensione del cancro), nel monitoraggio della risposta al trattamento farmacologico (scende infatti se la chemioterapia è efficace) e per la verifica della ripresa della malattia (risale in caso di ricadute).
La terapia di scelta del tumore al colon - retto è la chirurgia: sulla base della posizione del tumore si procederà con l'asportazione della parte interessata o della totale asportazione del tratto di colon interessato oppure del retto.
La chemioterapia è fondamentale nel tumore al colon - retto in fase avanzata non operabile, mentre solo recentemente sono stati effettuati studi per valutare l'efficacia di un trattamento chemioterapico adiuvante, effettuato dopo l'intervento chirurgico per diminuire il rischio di ricaduta, i primi risultati di questi studi sembrano positivi. La chemioterapia intrarteriosa epatica è un tipo di chemioterapia fatta arrivare direttamente nel fegato (limitando la tossicità dei farmaci) sfruttando la circolazione dei grandi vasi, nel caso di metastasi in questo organo. La radioterapia pre che post operatoria svolge un ruolo importante nel tumore del retto, diminuendo le ricadute locali e allungando la sopravvivenza.
La diagnosi precoce è fondamentale per aumentare la sopravvivenza a 5 anni del tumore al colon - retto, che va dal 80% nei tumori che interessano la sottomucosa, fino al 10% dei tumori con metastasi.
La ricerca del sangue occulto nelle feci identifica circa il 25% dei tumori del colon-retto, se associata a una colonscopia (un esame del colon con un apposito tubo flessibile associato a una telecamera), effettuata ogni dieci anni dopo i 50 anni di età, è in grado di individuare il 75 per cento dei tumori. L'American Cancer Society raccoma di sottoporsi a queste due pratiche di screening appena compiuti i 50 anni, anche se non tutti gli specialisti concordano, ritenendo troppo alto il rapporto tra rischi e benefici di questa pratica nelle persone che non hanno familiarità per la malattia e che non presentano sintomi.
È invece universalmente accettato il principio che vi si devono sottoporre tutti coloro che manifestano sintomi intestinali compatibili con la diagnosi di tumore del colon - retto, e coloro che hanno avuto un familiare con queste patologie. In questo caso la colonscopia viene effettuata ogni cinque anni, e ogni anno la ricerca del sangue occulto nelle feci.
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Tumore al colon - retto - Cancro al colon - retto
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