Gli "scandali alimentari" sono qualcosa di cui tutti abbiamo sentito parlare nel corso degli anni: dalla diossina alla mucca pazza, dalle mozzarelle blu alle uova al fipronil, parliamo di eventi che hanno interessato l'attenzione nazionale e non solo.
A volte, infatti, si scopre che alcuni prodotti alimentari sono pericolosi, oppure potenzialmente pericolosi, e allora si mette in atto un richiamo alimentare, che coinvolge, come vedremo tra poco, anche l'informazione diretta al consumatore.
Solitamente i richiami, che vengono pubblicati dal Ministero della Salute, hanno un grande risalto mediatico, che in alcuni casi sfocia nella paura e in una vera e propria isteria di massa tra i consumatori: cerchiamo quindi di capire come funziona un richiamo, perché ci può essere un richiamo e come fare ad essere sicuri che non stiamo mangiando prodotti che possono danneggiarci.
Il richiamo alimentare è una procedura obbligatoria quando un'azienda sa che un prodotto non può essere commercializzato.
I richiami possono essere creato per motivi vari: si va da quelli più gravi, come corpi estranei in un prodotto alimentare o sostanze chimiche pericolose (anche velenose), a cause più lievi come un errore di etichettatura (che rende, comunque, il prodotto illegale); chi richiama un prodotto è l'azienda che lo ha fatto, e lo può fare sia se si è accorta di qualcosa che non va in ciò che ha venduto, sia se è stata avvertita da altri, come i clienti, i fornitori o le autorità sanitarie.
Tra gli esempi che possiamo fare per capire meglio da dove può partire un richiamo troviamo:
Questi sono solo alcuni esempi di origini di un richiamo. Questi esempi, però, non significano necessariamente che il prodotto faccia male in modo diretto, ma solo che non si rispettano i limiti di legge.
Prendiamo l'ultimo esempio: se uno di noi mangia una volta un pezzo di polistirolo (per sbaglio), non morirà pur avendo ingerito un centimetro cubo di polistirolo. Se la vaschetta ha un limite di migrazione troppo alto avrà lasciato comunque nell'alimento un quantitativo infinitamente minore di polistirolo, per cui nessuno morirebbe mangiandolo, né avrebbe danni a lungo termine; tuttavia, il limite legale dell'alimento era stato superato, e la legge obbliga quel produttore a richiamare il prodotto (anche perché alla lunga potrebbe effettivamente danneggiare qualcuno).
Abbiamo quindi capito che, in linea di massima, non c'è da allarmarsi se vediamo che un prodotto che abbiamo in casa è stato richiamato dal Ministero della Salute: il più delle volte il problema è banale, e la situazione non mette comunque in pericolo la sicurezza del consumatore.
Ma che cosa succede quando qualcuno, chiunque, si accorge che il prodotto ha qualcosa che non va, e avverte l'Autorità Sanitaria?
Ce lo dice il Reg. CE 178/2002, il regolamento che ha cambiato profondamente il sistema di gestione della sicurezza alimentare nel nostro paese e in tutta Europa.
Infatti, gli stati hanno adottato un sistema informatizzato, detto RASFF o Sistema di Allerta Rapido, in cui una ASL (o il corrispettivo straniero, in Europa) può inserire i dati di un prodotto richiamato, e da lì vengono avvertite tutte le altre ASL, i ministeri e le altre autorità che potranno controllare, sul territorio, le aziende che hanno ricevuto quel prodotto e assicurarsi che non venga messo in vendita.
L'azienda può essere avvertita in via ufficiale (dalla ASL direttamente) oppure in via non ufficiale (il cliente o il fornitore che contatta personalmente l'azienda), e si procede come segue:
Il prodotto può essere riconosciuto con facilità perché, oltre all'indicazione del tipo di prodotto e della marca (oltre ad altre informazioni come l'indirizzo del produttore, il "Bollo CE", la scadenza e altro), ogni confezione ha un numero di lotto, che si può trovare in etichetta: è un numero la cui composizione è variabile che permette di riconoscerlo e non poter sbagliare. Se il richiamo riguarda i Carciofi sottolio di marca "Carciofoni" con lotto numero L03052017, ogni consumatore potrà cercare nella propria dispensa e vedere se ci siano quei carciofi e, nel caso, riportarli indietro anche senza scontrino fiscale.
Come abbiamo già accennato, l'individuazione del problema può arrivare da qualsiasi fonte, ma se un produttore si accorge (in qualunque modo) che un prodotto non è vendibile deve sempre avvertire l'autorità sanitaria, la ASL, di cui deve obbligatoriamente conservare i recapiti in azienda. Se non lo fa sta commettendo un reato penale.
In questo modo, attraverso il sistema di Allerta Rapido, le ASL possono provvedere ad avvertire (dopo che l'azienda ha inviato la lista dei propri clienti per quel prodotto) tutte le altre aziende che sono interessate dalla vendita dell'alimento sottoposto a richiamo.
Nel caso del consumatore, possiamo sapere quali prodotti sono stati richiamati da varie fonti, che dipendono da quanto si è diffuso il prodotto: se è poco diffuso (una sola regione) si trova scritto sui quotidiani locali, mentre se è molto diffuso (se viene venduto in tutta Italia) l'avviso può essere inviato alla radio o in televisione, e sul sito web dell'azienda.
In realtà, sono pochissimi i richiami che arrivano in TV, soprattutto perché le aziende avrebbero un danno d'immagine veramente grande, per cui la strada preferenziale è quella di pubblicare l'avviso solamente sul sito web e, al massimo, sulle pagine social (Facebook, Twitter); in questo modo si da una tiratura nazionale all'avvertimento senza però perdere in immagine (la logica è questa).
Tuttavia anche il Ministero della Salute, dal suo punto di vista, avverte i consumatori, e lo fa con una pagina facilmente consultabile da tutti, anche se obiettivamentepoco conosciuta.
Le notizie generali sulla sicurezza alimentare si possono trovare in questa pagina del sito del Ministero della Salute, trovando anche specifici approfondimenti riguardo ai prodotti che hanno subito la procedura di richiamo.
Ma la pagina specifica per i richiami alimentari è questa: in una lunga lista, ordinata per data, ci sono tutte le informazioni su ogni singolo richiamo, tra cui l'azienda responsabile, il nome del prodotto e il motivo del richiamo. Si può anche cercare un termine nell'apposita barra di ricerca, e in quel modo sarà possibile verificare che il prodotto che stiamo mangiando sia sotto richiamo o meno.
Nel caso in cui il prodotto sia presente, possiamo tornare dove lo abbiamo comprato e restituirlo (vedendoci accreditato il valore del prodotto), oppure possiamo semplicemente buttarlo, evitando di mangiarlo (specialmente se il rischio è particolarmente alto).
Scorrendo la lista dei prodotti soggetti a richiamo nei mesi scorsi, noterete che non tutti sono alimenti umani, ma ci sono anche alimenti per cani e gatti.
Questo perché, nel nostro paese, il sistema di allerta è lo stesso per gli esseri umani e per gli animali: questo significa che, se avete subbi su un alimento che hanno mangiato i vostri cani o i vostri gatti, potete usare lo stesso sistema: se un mangime è stato richiamato comparirà nella lista del Ministero della Salute, e voi potete restituirlo a chi lo ha venduto, che dovrà ritirarlo gratuitamente e sostituirlo con altra confezione di pari valore, oppure restituire i soldi pari al costo dell'alimento.
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