Il pesce da allevamento biologico è una novità presente sul mercato da pochi anni, sconosciuta ai più.
Tutti quanti almeno una volta abbiamo provato un prodotto biologico, dalla carne alle verdure e questa scelta l'abbiamo fatta in virtù di diverse ragioni: sostenibilità, benessere animale, curiosità o per ritrovare il gusto autentico del cibo.
Su alimenti come carne, frutta e verdura forse è molto semplice immaginare e cogliere i punti di differenza tra un prodotto allevato o coltivato in modo tradizionale o biologico, ma per altri cibi è più complesso, sto pensando al pesce. In questi ultimi anni abbiamo diversi marchi, più o meno famosi, che ci propongono il loro pesce bio, ma quanti di noi riescono a vedere le differenze con un allevamento tradizionale? Di certo non è semplice e a volte banalizziamo dicendo "Il pesce biologico non esiste". Proverò a convincervi del contrario.
Lo sapevate che dal 2010 è entrato in vigore un regolamento Europeo che dà linee guida a tutti gli allevamenti dell'unione (Reg. CE. n 710/2009)?
Inoltre posso anche dirvi che in realtà non si tratta di moda, tanto meno di novità o di una trovata commerciale, ma di una realtà già ben consolidata in Germania ancor prima che in Europa, ma andiamo con ordine.
I pesci più comprati sono il salmone Atlantico, i gamberi, l'orata, il branzino e la trota e per tutti esiste anche il corrispettivo biologico. Sono le principali specie allevate, perché sono quelle più richieste dai consumatori, ed è il motivo per cui è nata un'alternativa.
Qui sotto vi riporto una piccola tabella che riassume bene e in modo molto schematico, le differenze tra i due tipi di allevamento.
|
Allevamento tradizionale |
Allevamento Biologico |
Spazi in relazione al numero di animali |
Adeguati o sotto dimensionati (per allevamenti intensivi o super-intensivi) |
Molto più spazio rispetto al tradizionale |
Vasche a terra |
Cemento armato |
Cemento armato, ma fondo naturale in ghiaia |
Gabbie in mare |
Adeguate, ma poco profonde |
Maggiorate e più profonde rispetto al tradizionale |
Mangimi |
Riduzione della quota proteica (molto costosa) |
Maggior rispetto per le esigenze di ogni specie |
Impatto ambientale |
Dipende a seconda della specie allevata e dai luoghi |
Sicuramente inferiore al precedente |
OGM |
NO (in Europa) |
NO |
Andiamo a vedere le differenze un po' più nel dettaglio.
Spazi in relazione al numero di esemplari: definita in termini tecnici come densità o biomassa, cioè la quantità espressa in kg di pesci che possono stare in un metro cubo di acqua (kg/m3). Per capirci meglio, in un allevamento tradizionale di orate o branzini si può arrivare tranquillamente a 25 kg/m3, mentre nell'allevamento biologico abbiamo un valore massimo di 15 kg/m3.
Vasche a terra: più utilizzate in allevamenti d'acqua dolce rispetto a quelli d'acqua salata che preferiscono le gabbie galleggianti. Nella tipologia bio la vasca è caratterizzata da uno scheletro in cemento armato e un fondo in ghiaia che simula un'ambiente naturale. Quest'ultima caratteristica differenzia i due tipi di produzione. Un'altra possibilità è data da vasche fatte in terra che però danno diversi problemi di gestione e pulizia.
Gabbie galleggianti: utilizzate come detto prima in allevamenti d'acqua salata. Le differenze tra convenzionali e biologiche, oltre alle dimensioni, sta nella profondità della gabbia maggiore per la seconda. Permettendo ai pesci una maggiore possibilità di movimento in senso verticale e orizzontale, anche in virtù della bassa densità, il tutto si traduce in un maggior benessere animale.
Mangimi: per quanto riguarda il mangime il discorso è molto ampio e complesso, ma ve lo renderò il più semplice possibile. Diciamo che si sta più attenti a quelle che sono le esigenze di ogni specie cercando di tenere alta la percentuale proteica (farina di pesce) per quelle specie carnivore, ponendo attenzione alla provenienza delle materie prime.
Impatto ambientale: poco considerato nell'allevamento tradizionale, nell'altro vengono studiati modi per contenere e ridurre quella che è l'influenza sugli ecosistemi.
OGM: gli OGM non sono presenti in nessuno dei due allevamenti, non escludendo che nel mondo non ve ne siano, prova ne sono America e Canada con l'allevamento di salmoni.
Qualcuno ora si potrebbe chiedere "Qual è la specie con il più alto impatto ambientale?"
La domanda è più che lecita, ma la risposta che vi darò andrà presa con le pinze. Ogni allevamento va visto per le modalità di lavoro, ma generalizzando il primo posto se lo aggiudicano gamberi e salmone.
Perché i gamberi?
Semplice, in molti paesi per allevarli si abbattono le foreste di mangrovie, ecosistemi delicatissimi e molto importanti per le comunità del posto. La normativa sul pesce biologico su questo punto prende una posizione decisa vietando fermamente la pratica.
Ora potreste chiedervi: "Come posso riconoscere il pesce biologico?"
Il modo più semplice è la presenza sulla confezione o sul cartellino, del ormai noto simbolo europeo che ci da la certezza di essere di fronte a un alimento rispettoso nei riguardi dei canoni citati. La certificazione è assegnata da organi esterni imparziali perché senza rapporti con i produttori e perciò motivo di ulteriore garanzia.
Per alimenti già pronti all'uso come funziona?
Anche qui la ricerca del simbolo di produzione biologica ci viene in aiuto, ma forse in pochi sanno che in questo caso si applica la "regola del 95 per cento", in cui per utilizzare il logo comunitario, gli ingredienti di origine agricola devono essere per almeno il novantacinque percento biologici. Nel caso siano inferiori, si passa a segnalare la percentuale di prodotto biologico all'interno della lista degli ingredienti.
Il costo è sicuramente maggiore rispetto ad altri, però avremo un prodotto più ecosostenibile e rispettoso del benessere animale. Inoltre quando si comprerà un pesce bio, sarà come dire all'allevatore: "Sono fiero degli sforzi che stai facendo, continua su questa strada".
In passato, prima di tutte le norme europee, molti progetti simili si sono tradotti in un nulla di fatto, con la conseguente chiusura degli impianti per la mancanza d'informazione necessaria al consumatore. Ora però tu ce l'hai a portata di mano quindi beneficiane e, adesso che lo sai, sfruttala al meglio.
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