La famiglia Tetraodontidae comprende 185 specie di pesci d'acqua dolce e salata, appartenenti all'ordine Tetraodontiformes, conosciuti comunemente come pesci palla.
Il pesce palla vive prevalentemente in acqua marine, in acque poco profonde (salvo alcune specie più piccole che si possono trovare nelle acque dolci o salmastre dei fiumi), è molto diffuso nei tropici dove rappresenta ben il 5% della fauna marina. Può raggiungere i 6,5 kg di peso, con una lunghezza massima di 60 cm.
I pesci palla sono piuttosto aggressivi: gli adulti spesso morsicano pinne e coda di altri pesci per difendere il proprio territorio, rendendosi così impopolari come specie d'acquario. Per spaventare il proprio avversario rigonfiano il loro corpo in modo da sembrare molto più grandi e utilizzano lo stesso sistema come difesa per evitare di essere ingoiati da pesci anche molto più grossi di loro.
Per nutrirsi intaccano i coralli, rompono le conchiglie di molluschi e crostacei utilizzando i loro fortissimi denti a becco. Spesso utilizzano le loro notevoli capacità mimetiche.
Il pesce palla è velenoso perchè contiene la tetradotossina (TTX), un veleno molto più potente del cianuro, che prende il suo nome dalla famiglia dei Tetraodontidae, i pesci palla appunto, ma è contenuta anche nei Diodontidae (pesci istrice), nei Molidi (pesci luna) e nei Balistidi (pesci balestra).
Il primo caso registrato di avvelenamento da tetrodotossina si ha nel diario di bordo del capitano James Cook. La TTX venne isolata e denominata per la prima volta nel 1909 dallo scienziato giapponese Dr. Yoshizumi Tahara. Un milligrammo di tetradotossina è sufficiente ad uccidere una persona: blocca la conduzione nervosa provocando paralisi, vomito, diarrea, convulsioni, blocco cardiorespiratorio.
Il primo sintomo di intossicazione è costituito da un leggero intorpidimento della lingua e delle labbra, che si manifesta da 20 minuti a 3 ore dopo l'ingestione del pesce avvelenato. Il sintomo successivo è costituito da parestesia a faccia ed estremità, e possono comparire anche mal di testa, dolore epigastrico, nausea, diarrea, vomito, e perfino difficoltà a camminare.
Il secondo stadio dell'intossicazione è costituito da una paralisi grave, che impedisce in alcuni casi di rimanere seduti. L'ultimo stadio è costituito dalla paralisi totale, che tuttavia non influenza le capacità cognitive: la vittima può essere cosciente e in alcuni casi completamente lucida fino a poco prima della morte, che in genere avviene in 4-6 ore, con un range stimato da 20 minuti a 8 ore.
La tossicità del pesce palla varia tra le specie, nelle diverse stagioni ed in diverse località geografiche, e le carni di molti tra i pesci palla di solito non sono mortali.
Il pesce palla è commestibile, ma il suo consumo rimane appannaggio della cucina giapponese. I cuochi giapponesi, infatti, hanno sviluppato nel corso dei secoli una tecnica per sfilettare il pesce palla rendendolo sicuro per il consumo umano che consiste nell'eliminare accuratamente le parti velenose (le interiora di fatto) allontanando il pacchetto viscerale intero. I cuochi che vogliono imparare a maneggiare il pesce palla devono seguire dei corsi appositi e diplomarsi, solo i cuochi che hanno ottenuto il certificato possono servire il pesce palla. Di seguito riportiamo un video in cui si possono seguire passo passo le operazioni di sfilettatura di un pesce palla.
Il sashimi di fugu (il nome del pesce palla in giapponese) o di pufferfish/blowfish (in inglese) è una specialità molto famosa in Giappone, molto ricercata nonché molto costosa. Il fugu viene affettato sottilmente e poi servito disposto su un piatto a mo' di petali che vanno a comporre un crisantemo. Come ogni sashimi che si rispetti, anche il fugu viene mangiato crudo, è un pesce bianco dalle carni talmente delicate, talmente insapore che chi lo ha assaggiato spesso non è rimasto molto soddisfatto...
La sua fama, probabilmente, è più legata alla pericolosità, all'ebrezza del rischio, piuttosto che alla bontà delle carni.
La commercializzazione del pesce palla è vietata in Italia dal 1992.
Negli anni Settanta ci fu un famoso caso di intossicazione in Italia che coinvolse una decina di persone che avevano mangiato code di pesce palla erroneamente inserite all'interno di una partita di rane pescatrici decapitate (code di rospo). Ma in quel caso il pesce palla era arrivato già congelato.
Dopo l'apertura del canale di Suez in Egitto (1869), il mar Mediterraneo si è trovato in contatto con l'Oceano Indiano, popolato da tante specie ittiche tropicali, tra cui il pesce palla, che stanno piano piano arrivando anche nei nostri mari.
In particolare il pesce palla maculato (Lagocephalus sceleratus, Sphoeroides pachygaster e Lagocephalus lagocephalus) è sempre più presente nel mar Mediterraneo, gli avvistamenti sono sempre più frequenti, tanto che Capitanerie di Porto e ISPRA hanno lanciato una campagna informativa per favorire il riconoscimento di questa specie tossica se mai dovesse essere pescata accidentalmente e per evitarne il consumo.
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