I grassi alimentari si suddividono in saturi, monoinsaturi e polinsaturi.
La quantità minima di grassi indispensabile all'organismo per vivere è di soli 10 g, tra cui 6 g di grassi essenziali. In una alimentazione corretta, come abbiamo visto, la quantità di grassi deve essere pari almeno al 25%, la quantità ottimale si aggira intorno al 30%.
Come devono essere ripartiti tra loro?
In questo campo l'accordo tra le varie organizzazioni sanitarie è totale: l'apporto di grassi saturi nella dieta non dovrebbe essere superiore superiore al 10%.
I grassi polinsaturi, che sono la somma tra gli omega 3 e gli omega 6, secondo le linee guida dell'OMS (Joint WHO/FAO expert consultation on diet, nutrition and the prevention of chronic diseases Geneva, Switzerland 28 January – 1 February 2002), devono essere compresi tra il 7,5 e il 10%, come abbiamo visto nell'articolo corrispondente.
Per differenza, i grassi monoinsaturi devono essere anch'essi all'incirca il 10% delle calorie giornaliere: eccome come nasce la ripartizione equa tra grassi saturi, monoinsaturi, polinsaturi.
Il vincolo più importante è senz'altro quello di soddisfare le quantità minime di grassi essenziali. La corretta ripartizione dei grassi saturi e monoinsaturi avviene "automaticamente" seguendo alcune regole generali e senza fare calcoli, per esempio alternando le fonti di grassi monoinsaturi e polinsaturi tra un pasto e il successivo, considerando che i grassi saturi sono contenuto nei cibi di origine animale.
Un'altro consiglio molto utile è quello di evitare cibi con grassi e oli vegetali non specificati, che spesso contengono grassi saturi "inutili", cioè sostituibili da olio extravergine.
Qualche esempio:
Se decidiamo di seguire una alimentazione con il 25% o il 35% di grassi, rimarremo comunque all'interno di un margine di variabilità più che accettabile.
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