Per calcolosi salivare, o scialolitiasi, si intendono delle formazioni di minerali cristallizzati, simili a pietre, che si formano nelle ghiandole salivari della bocca, o all’interno dei dotti, dove la saliva scorre. La formazione di questi calcoli causa l’ostruzione dei dotti salivari ed è generalmente tipica degli uomini di mezza età. Il blocco del dotto causa un sintomo principale, ovvero dolore, mentre raramente causano gravi patologie.
Ma dove si trovano i dotti salivari? Nella bocca sono presenti tre coppie di ghiandole salivari maggiori: parotide, sottomandibolare e sottolinguale. Queste sono le ghiandole situate su entrambi i lati della mascella nella parte posteriore della bocca.
A causa di peculiarità anatomiche e una saliva molto densa, i calcoli salivari interessano nell’85-90% dei casi la ghiandola sottomandibolare, nel 10% dei casi la parotide, nel 2% dei casi la sottolinguale. Vi possono essere anche casi, meno frequenti, di calcoli multipli, che interessano, quindi, più tipi di ghiandole. Nella maggior parte dei casi, i calcoli si formano in una ghiandola di un solo lato del cranio, si tratta cioè di formazioni monolaterali. Nei condotti si possono, inoltre, sviluppare uno o più pietre.
Alcune sostanze nella saliva, come fosfato di calcio e di carbonato di calcio, possono cristallizzare e dare vita ai calcoli, spesso formati anche da magnesio in piccole quantità. Nel caso di gotta, si avranno calcoli composti da acido urico. Altri componenti dei calcoli salivari sono batteri, mucopolisaccaridi, glicoproteine e frammenti cellulari.
I calcoli possono variare nella grandezza: da pochi millimetri a più di due centimetri. Quando queste pietre bloccano tutti i condotti salivari, la saliva si accumula nelle ghiandole, che si gonfiano. Il motivo esatto per cui le pietre si formano non è noto, ma l'ambiente che ne favorisce la formazione è quello in cui viene favorita la precipitazione dei sali e vi è stasi salivare. Quest'ultima sembra essere responsabile anche delle forme ricorrenti di calcolosi salivare e delle infezioni spesso concomitanti con essi. Questo fa capire come, in realtà, la scialolitiasi è una patologia che si inserisce in un quadro più ampio di altri problemi patologici concomitanti.
Alcuni fattori che incidono nella formazione della stasi salivare e che sono stati associati ad un più alto rischio di sviluppare la formazione di queste pietre, includono:
La calcolosi salivare è difficile da prevenire, dato che le cause non sono ben note, ma alcuni specialisti consigliano di bere almeno 1,5 l di acqua al giorno per evitare che la disidratazione faciliti la formazione dei calcoli alle ghiandole salivari.
Il sintomo principale dei calcoli del dotto salivare è il dolore percepito in faccia, in bocca, o a livello del collo. Il dolore peggiora durante o dopo i pasti, perché durante la masticazione, le ghiandole salivari producono saliva per iniziare la digestione del cibo già dalla bocca. In caso di presenza di calcoli salivari, la saliva non riesce ad uscire correttamente attraverso il condotto, e questo provoca dolore e gonfiore.
I sintomi, oltre al dolore e gonfiore alla bocca, al viso o al collo, includono difficoltà a deglutire, cioè la disfagia, bocca particolarmente asciutta e difficoltà ad aprire la bocca. Talvolta vi possono essere anche degli arrossamenti della bocca in seguito alla masticazione. In generale questi sintomi durano fino a qualche ora dopo la comparsa. Vi sono, però, dei casi in cui il calcolo salivare non causa dolore o lo causa ad intermittenza, quindi non costante nel tempo.
Se la ghiandola salivare è piena di saliva stagnante, si possono verificare anche delle infezioni batteriche, e i segni di un’infezione includono febbre e arrossamento dell’area interessata. L'infezione della ghiandola salivare è tipica anche delle situazioni in cui si hanno calcoli recidivanti o che persistono per lunghi periodi di tempo.
La diagnosi e le cure della calcolosi salivare possono essere effettuate sia da un medico, che da un dentista, che esamineranno la bocca e il collo, per verificare la presenza di ghiandole salivari gonfie e calcoli nel dotto. Spesso, infatti, se il calcolo salivare è in posizione distale, quindi più esterno rispetto all'asse centrale del corpo, è possibile vederlo e palparlo dall'orifizio del dotto salivare stesso.
Un test di imaging, eseguito sul collo e sul viso, è in grado di fornire una diagnosi più accurata, perché mostra esattamente le pietre. Possono essere effettuati dei test come: radiografia, ecografia, tomografia computerizzata (TC). L'uso della radiografia non sempre è efficace, perchè alcune forme di calcoli non sono reattive e ben visibili a questo tipo di esame. L'ecografia per i calcoli salivari è la tecnica più usata, perchè ha un'efficacia diagnostica abbastanza elevata per tutti i tipi di calcoli salivari.
Per i calcoli che non sono identificabili tramite ecografia, si usa spesso un tipo particolare di TAC chiamata "TAC Cone beam 3D", metodica moderna che sfrutta un basso dosaggio di radiazioni e fornisce un'immagine tridimensionale del cranio.
La radiografia endorale è una tecnica usata dai dentisti per l'identificazione dei calcoli sottomandibolari. Se si ha, invece, il sospetto che vi siano stenosi o dilatazioni del dotto salivare, la diagnosi si effettua tramite risonanza magnetica.
Raramente viene anche utilizzato l’esame di scialografia, una tecnica radiologica che utilizza del liquido di contrasto posto nel dotto salivare attraverso un catetere, in anestesia locale del paziente. Questo tipo di tecnica diagnostica è molto utile quando si voglia differenziare il calcolo salivare da un tumore o una stenosi per altra causa. Infatti, con questa metodica si va ad individuare la causa dell'ostruzione e confermare quindi la reale presenza di calcoli, distinguendola da altre cause di ostruzioni.
Esistono diversi trattamenti per eliminare i calcoli dal dotto salivare fra cui i trattamenti casalinghi, fra cui abbiamo:
Se i rimedi casalinghi non funzionano, si procede con trattamenti medici, come la rimozione del calcolo salivare. A questo proposito, il dentista può cercare di spingere fuori il calcolo premendo su entrambi i lati del condotto: questo è possibile solo se le pietre sono di piccole dimensioni. Se le pietre sono grandi, o si trovano nello stato più profondo del condotto, devono essere rimosse chirurgicamente.
In alcuni casi, il medico può suggerire di utilizzare delle onde d'urto per rompere la pietra in pezzi più piccoli, soprattutto nel caso in cui i calcoli abbiamo dimensioni inferiori a 5 mm. Questa tecnica si chiama litotrissia extracorporea ad onde d'urto, ESWL, e durante questa procedura, non invasiva, delle onde sonore ad alta energia sono dirette sulla pietra per spezzettarla. La persona può essere sedata durante questo procedimento e la tecnica usata, la ESWL, viene comunemente utilizzata per rompere altri tipi di pietre e calcoli, come i calcoli renali o alla vescica. Possono essere anche prescritti dei farmaci spasmolitici, quali il solfato di atropina o la bellafolina.
In caso di un’infezione batterica alla ghiandola salivare possono essere prescritti antibiotici antistafilococcici, molto importanti anche quando si vuole prevenire l'insorgere dell'infezione acuta.
Nella maggior parte dei casi, la pietra nel dotto salivare viene rimossa senza complicazioni. La modalità di rimozione è diversa a seconda della posizione del calcolo nella ghiandola. Nel caso in cui sia in corrispondenza dell'ilo ghiandolare, spesso si decide di asportare l'intera ghiandola. Se si continuano a sviluppare in maniera cronica i calcoli del dotto salivare o un’infezione alle ghiandole salivari, può essere anche raccomandata l’asportazione e la rimozione chirurgica della ghiandola colpita.
Fortunatamente esistono molte altre ghiandole salivari, per cui si potrà continuare a produrre ancora abbastanza saliva, anche se una di essa viene rimossa. Tuttavia, questi interventi non sono senza rischi. Infatti, i nervi che controllano i vari movimenti facciali e la produzione di sudore, attraversano il viso in prossimità delle ghiandole salivari maggiori. Per questi motivi è consigliato discutere con il proprio medico circa i rischi di tali interventi chirurgici.
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