In commercio spopolano i cosiddetti antifame, cioè gli integratori e i farmaci che in gergo tecnico vengono definiti anoressanti, cioè in grado di diminuire il senso di fame. Probabilmente perché la fame è una delle maggiori paure di tutti coloro che vogliono perdere peso.
Gli integratori antifame dovrebbero funzionare durante una dieta dimagrante in base al concetto che le persone mangiano quando hanno fame, dunque se ne hanno meno o non ne hanno proprio, mangiano meno e quindi dimagriscono. Come vedremo, questo discorso è ottimistico e vale solamente per la minoranza delle persone.
Diverso è il discorso dei farmaci antifame che agiscono direttamente sull'appetito, ma con pesanti effetti colaterali, come vedremo.
Gli integratori antifame in commercio sono fibre che non apportano calorie o ne apportano in quantità molto ridotta, ma riempiono lo stomaco generando un senso di sazietà. Inoltre, alcuni di questi assorbono acqua aumentando ulteriormente il senso di sazietà.
Tra gli ingtegratori antifame più utilizzati ricordiamo crusca, pectina, gomma di guar, psillio, semi di psillio, gomma karaya, agar agar, glucomannano, algina ed acido alginico, farina di Konjac e carragenina.
Gli integratori antifame in commercio sono composti da una combinazione di una o più di queste sostanze, secondo i loro promotori dovrebbero non solo garantire un maggiore senso di sazietà se assunti con grandi quantità di acqua, ma anche ridurre l'assorbimento di grassi e carboidrati, e quindi ridurre l'assunzione di calorie e favorire ancor di più il dimagrimento.
La fame è un meccanismo molto complesso che non dipende solo dal riempimento gastrico, ma anche da tantissimi altri fattori tra cui la composizione del pasto, la condizione psicofisica, le scorte di glicogeno, la piacevolezza del cibo che stiamo mangiando ecc.
Inoltre bisogna considerare che nella società moderna la difficoltà nel seguire la dieta è raramente quella di resistere allo stimolo della fame, ma piuttosto quella di resistere alle mille tentazioni alle quali siamo sottoposti durante la giornata, tentazioni a cui in condizioni normali siamo abituati a cedere.
Molte persone non hanno nessuna difficoltà a resistere alla fame in alcune situazioni ma si trovano in grandissima difficoltà nel contenersi in altre.
Dunque è veramente ottimistico pensare che riempirsi la pancia con acqua e fibre, grazie agli integratori antifame, possa veramente essere d'aiuto in una dieta dimagrante.
Ammesso e non concesso che gli antifame funzionino! Infatti il nostro organismo non è stupido e nel giro di poco tempo si abituerà a gestire le fibre dell'integratore e non verrà più "ingannato" dal riempimento gastrico fittizio, chiedendoci comunque, e in modo insistente, di mangiare cibi calorici per soddisfare realmente lo stimolo della fame. Anche il minor assorbimento gastrico di grassi e carboidrati, ammesso che avvenga, è in genere solo transitorio: il nostro apparato digerente si è evoluto per gestire i periodi di carestia e quindi si adatta molto velocemente per sfruttare tutto il cibo che gli viene fornito, e non sprecare nulla.
Mentre gli integratori antifame agiscono in modo "un po' "stupido" cercando di ingannare lo stomaco riempiendolo di acqua e fibre, i farmaci antifame sono dei veri e propri anoressizzanti cioè agiscono direttamente sui centri dell'appetito a livello cerebrale, azzerandolo.
I farmaci antifame più famosi sono derivati delle anfetamine, come tali hanno pesanti effetti collaterali e oggi sono praticamente tutti vietati ad eccezione di AMFEPRAMONE (dietilpropione), FENDIMETRAZINA e BENFLUOREX. Famoso è il caso della sibutramina, vietata e poi di nuovo ammessa nel 2002, quindi nuovamente vietata nel 2010 proprio a causa del rapporto sfavorevole tra benefici e rischi.
La prescrizione di anoressizzanti ad azione centrale è soggetta a molti divieti e limitazioni.
Le ricette dei farmaci antifame sono non ripetibili, e devono essere accompagnate da un piano terapeutico redatto da un medico specialista in una di queste discipline: scienza dell’alimentazione, endocrinologia e malattie del ricambio, diabetologia, medicina interna; inoltre, nel piano terapeutico devono essere indicati i dati del paziente e altre informazioni atte ad evitare l'abuso del farmaco.
I farmaci antifame sono dedicati solo ai pazienti obesi (indice di massa corporea meggiore di 30) che non rispondono alle terapie dietetiche e comportamentali e che hanno la necessità assoluta di dimagrire per evitare gravi complicazioni. Gli effetti collaterali dei farmaci antifame, dunque, li rendono inadatti per la stragrande maggioranza delle persone.
La fame è lo spauracchio di tutte le diete ma in realtà non è tanto resistervi il problema, quanto quello di cambiare le proprie abitudini imparando a mangiare meno. All'inizio di fronte al cambiamento il corpo si ribella generando disagio e la cosa difficile è resistere a questo disagio.
Per limitare al massimo il disagio causato dalla fame occorre imparare ad aumentare l'indice di sazietà dei cibi che assumiamo, evitando cibi ipercalorici, soprattutto se a base di zuccheri semplici o carboidrati raffinati, e abbinarli sempre a cibi meno calorici e ricchi di fibre come la verdura e in parte la frutta; e/o a cibi proteici che hanno una digestione più lunga ed evitano il meccanismo perverso dell'insulina.
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