Antibiotici negli alimenti: perché sono pericolosi e come evitarli

In questa pagina parliamo di un argomento che dalle persone non è percepito come particolarmente grave, ma che in realtà spaventa moltissimo medici, veterinari ed esperti di medicina di tutto il mondo. Parliamo di antibiotici negli alimenti, in particolare negli alimenti di origine animale, che possono provocare danni a chi li ingerisce, se in eccesso, ma soprattutto possono portare all'antibiotico-resistenza.

 

 

Nonostante gli antibiotici, negli animali da reddito quindi destinati a produrre cibo, siano utilizzati ormai dagli anni '50, solo negli ultimi anni la morte di alcune persone nel mondo (in particolare negli Stati Uniti, dove gli antibiotici sono meno regolamentati rispetto all'Europa) ha portato a scoprire una spaventosa verità, quella della presenza di batteri resistenti agli antibiotici che, spesso, provengono proprio dagli alimenti.

Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire quali sono i rischi degli antibiotici negli alimenti, e se esista un modo per evitarli.

Gli antibiotici negli alimenti: perché ci sono?

Gli antibiotici non sono sostanze che si trovano in natura, o almeno non in grandi quantità. Se sono presenti negli alimenti umani è perché ci vengono messi intenzionalmente, e più o meno legalmente.

Gli antibiotici, infatti, si somministrano a tutti quegli animali che sono destinati a diventare alimenti, o comunque materie prime per mangimi animali (alcuni animali, come i suini, mangiano prodotti di origine animale); gli antibiotici si usano anche per animali che non sono destinati alla macellazione ma comunque alla produzione di alimenti (i bovini da latte, le api), per lo scopo per cui si usano anche negli uomini, nei cani e nei gatti: uccidere i batteri che causano le malattie.

 

 

L'antibiotico, nelle sue tantissime forme, rappresenta infatti l'unico metodo efficace per uccidere un batterio patogeno (non un virus, solo un batterio), agendo con diversi meccanismi: distruggere la sua parete, il suo DNA, impedirgli di riprodursi o altri metodi ancora. Gli antibiotici sono molecole scoperte molti anni fa, e il picco della loro immissione in commercio sono stati gli anni '70, periodo dopo il quale le scoperte sono molto diminuite. Per cui, ancora oggi, si utilizzano antibiotici che si usavano già 40 anni fa.

L'uso degli antibiotici negli animali viene fornito con il mangime, e lo si fa (faceva) in tre casi:

Antibiotici negli alimenti
  • Il primo è quello in cui gli animali soffrano di una malattia batterica. In questo caso, infatti, l'animale è malato e sia per interesse dell'allevatore, sia per una questione di benessere, deve essere curato, in questo caso specifico con la somministrazione degli antibiotici nella stalla.
  • Il secondo è lo scopo preventivo: se in una stalla è presente una malattia che colpisce alcuni animali, è probabile che (specialmente se la trasmissione è respiratoria) presto si ammalino anche tutti gli altri. Per cui vengono somministrati antibiotici a tutti gli animali, così da essere sicuri che coloro che non si erano ammalati all'inizio non si ammalino nemmeno più avanti.
  • Il terzo motivo, fortunatamente vietato da una decina d'anni, è lo scopo auxinico, antibiotici che favoriscono la crescita dell'animale. Questi farmaci andavano a distruggere la flora microbica dell'intestino e degli stomaci, flora che si nutriva delle sostanze ingerite dall'animale, togliendole all'assorbimento intestinale. Con gli antibiotici questi batteri morivano, e allora l'animale assorbiva più sostanze e cresceva più velocemente rispetto al normale. Per fortuna, oggi questa pratica è vietata.

Quale che sia il motivo della somministrazione, però, gli antibiotici entrano nell'organismo dell'animale, e permangono all'interno per diversi giorni; si possono così ritrovare sia nella carne che nelle produzioni, come il latte, e quindi si possono ingerire.

Un caso famoso è quello, tipico degli anni '70, della produzione del vitello da latte: un vitello, figlio di vacche da latte, che cresceva con carenze alimentari (la sua carne doveva essere bianca!) e, per sopperire, veniva letteralmente imbottito di antibiotici perché arrivasse all'età della macellazione, sei mesi. Chi mangiava la bistecca di vitello bianca perché "guariva dalle malattie" effettivamente guariva: la bistecca era piena di antibiotici! Per fortuna, oggi questo metodo è assolutamente vietato, in allevamento.

I rischi degli antibiotici

 

 

I rischi degli antibiotici negli alimenti sono essenzialmente due, ovvero l'allergia agli antibiotici e l'antibiotico resistenza.

L'allergia agli antibiotici è un fenomeno piuttosto diffuso nella popolazione, e non è raro incontrare persone che ne siano affette. Il problema si manifesta, solitamente, quando loro stessi hanno una malattia ma il medico, conoscendo la situazione, non somministra l'antibiotico che causa allergia e ne preferisce un altro, evitando così le reazioni allergiche.

Ovviamente, questo non si può fare se gli antibiotici provengono dalla carne, perché non sappiamo di preciso con quale molecola sia stato trattato l'animale. È vero che la percentuale residua di antibiotici nei mangimi è bassa, per scatenare reazioni gravi come lo shock anafilattico, ma comunque si potrebbero presentare reazioni di minore entità, che non sono positive; per questo, i soggetti allergici agli antibiotici dovrebbero fare attenzione alla propria alimentazione, in particolare riguardo ai prodotti di origine animale.

L'antibiotico resistenza

Ma, in assoluto, il problema più spaventoso derivante dagli antibiotici è l'antibiotico resistenza.

Proprio come gli animali e le piante, anche i batteri si evolvono, e diventano migliori rispetto al passato, per varie caratteristiche. Tra queste abbiamo proprio la resistenza agli antibiotici, in un meccanismo che è pressappoco il seguente: abbiamo 100 batteri, di cui 99 sono sensibili all'antibiotico. Per una mutazione spontanea, però, 1 su 100 non lo è, e continuerà a sopravvivere all'antibiotico; sopravvivendo avrà la possibilità di riprodursi, e la sua progenie sarà resistente a quell'antibiotico.

Se, fin qui, potremmo pensare che non c'è nulla di male, perché tanto abbiamo tantissimi altri antibiotici da utilizzare, significa che si è rimasti indietro di qualche anno: questo fenomeno va avanti da molto tempo, ed oggi siamo a conoscenza di batteri che non rispondono più ad alcun trattamento antibiotico. Per cui, si forniscono antibiotici agli animali ma senza alcun effetto.

Questo può interessare l'uomo in due modi diversi:

  • Una persona, attraverso le produzioni animali come il latte (in cui ci sono dei batteri vivi), oppure con la carne (pensiamo alla bistecca che all'interno rimane cruda) potrebbe ammalarsi a causa dello sviluppo del batterio super resistente, e non avere un modo per sconfiggerlo;
  • Una persona, assumendo l'antibiotico dall'alimento di origine animale, può subire lo stesso fenomeno che abbiamo appena visto nell'animale: potrebbe svilupparsi anche nel corpo umano un batterio resistente all'antibiotico.

Come evitare gli antibiotici negli alimenti?

Purtroppo, è molto difficile trovare un modo che, nelle persone "normali", permetta di evitare il fenomeno dell'antibiotico resistenza e, più in generale, la presenza di antibiotici nelle carni. Fare questo, infatti, è delegato solamente alle autorità coinvolte nel controllo della zootecnia, ovvero al Servizio Sanitario Nazionale e ai medici veterinari che si occupano di animali da reddito.

Nella medicina veterinaria, in questi ultimi anni sono state emanate diverse leggi che vanno ad eliminare l'utilizzo di alcuni antibiotici e altre che mirano a ridurre, in generale, il numero di antibiotici utilizzati nella pratica di allevamento, così da limitare i fenomeni legati alla presenza degli antibiotici nelle carni. Queste misure sono già in funzione, e già negli ultimi anni il consumo di antibiotici nei prodotti di origine animale è stato ridotto.

Nella nostra quotidianità, invece, possiamo comunque fare qualcosa per cercare di ingerire meno antibiotici possibili, perché nonostante il Piano nazionale contro l'Antibiotico Resistenza, attivato in Italia nel 2017, un po' di antibiotici comunque rimangono negli alimenti.

Alcuni consigli utili per evitarli sono:

  • L'alimentazione vegetale. Anche nei vegetali si utilizzano degli antibiotici, perché esistono malattie batteriche nelle piante, ma in generale il loro uso è meno diffuso e, comunque, sono mirati a uccidere batteri patogeni per le piante, non per gli animali (ad oggi non esiste alcuna malattia conosciuta che si possa trasmettere da una pianta a un animale). Fare largo uso di alimenti vegetali, quindi, anche se non siamo vegetarianiè un ottimo modo per ridurre la presenza degli antibiotici in quello che mangiamo. Peraltro, i vegetariani mangiano latte, formaggi, uova e miele e non sono completamente esenti dal rischio dell'ingestione di antibiotici.
  • Per far fronte all'antibiotico resistenza, e soprattutto ai batteri resistenti agli antibiotici, è importante cuocere gli alimenti di origine animale che mangiamo. La cottura, specialmente se si superano i 100 gradi, uccide infatti i batteri (sicuramente quelli patogeni), e denatura alcuni antibiotici, anche se non tutti. Con la cottura, comunque, alcuni antibiotici perdono la loro forma e, quindi, anche il loro effetto.
  • L'assenza, o comunque la bassa presenza, di antibiotici è infine una prerogativa dell'alimentazione biologica. Infatti, in questo tipo di alimentazione dei tre usi degli antibiotici che abbiamo visto prima (auxinico, preventivo, sanitario) ne può essere fatto solamente uno, quello sanitario. Infatti, si devono sempre preferire omeopatia e fitoterapia, e si devono usare gli antibiotici solo quando necessario; se si usano, poi, gli animali vanno isolati dagli altri, così da non dover curare anche gli altri, e comunque se in un anno vengono superati tre trattamenti antibiotici quell'animale perde la qualifica di biologico e deve essere considerato un animale non biologico (anche se può comunque essere venduto).

Queste tre soluzioni sono quanto di più efficace abbiamo, al momento, per evitare il fenomeno dell'antibiotico resistenza, almeno dal punto di vista personale; per il resto, dobbiamo necessariamente fidarci delle autorità che stanno mettendo un pratica un grande controllo sugli antibiotici, in questi anni.

Si cerca di far fronte ad un fenomeno importantissimo per il futuro, di importanza vitale; purtroppo ce ne siamo resi conto (e siamo partiti) tardi, e si sta facendo ciò che si può per arginare il fenomeno.

 

 

 

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