Nel 2001 un nuovo tipo di latte comparve negli scaffali dei supermercati: un latte fresco con una durata doppia (ai tempi, poi anche la durata del latte fresco venne aumentata) rispetto al latte fresco pastorizzato "tradizionale". Fino ad allora, sul mercato esistevano solamente il latte fresco pastorizzato e il latte UHT, sterilizzato o, come si suol dire, "a lunga conservazione".
Il nuovo latte era il Frescoblu di Parmalat. Dal novembre 2001, data di inizio della campagna pubblicitaria, si sarebbe assistito a una delle più feroci battaglie legali nel campo dei prodotti alimentari.
Questa storia è interessante perché dimostra come il consumatore non sia in grado di giudicare un prodotto dalle sue reali qualità ma si affida alla legge ma soprattutto all'informazione. Questo approccio è sacrosanto: non si può pretendere che tutti conoscano le qualità di una nuova tecnologia.
Putroppo la legge spesso non sta al passo con i tempi, e gli interessi commerciali tendono sempre a prevalere nelle scelte, rispetto a quelli dei consumatori. L'informazione non fa che peggiorare le cose poiché spesso non mostra le cose come stanno, a causa dell'ignoranza dei giornalisti in materia e alla continua ricerca di notizie "spettacolari" da dare in pasto all'opinione pubblica. Questa storia dovrebbe insegnare ad ascoltare le notizie con spirito più critico, e a cercare fonti più approfondite.
Il latte fresco tradizionale viene sottoposto a vari pastorizzazione. Il latte mircofiltrato, prima di subire il trattamento termico, viene fatto passare attraverso una membrana che possiede fori microscopici, in grado di far passare i principi nutritivi ma di trattenere la grande maggioranza dei batteri naturalmente presenti nel latte. In questa fase si separa anche il grasso, poiché le particelle di grasso non passano attraverso i fori.
Il grasso e la parte rimanente del latte vengono poi pastorizzati separatamente: il grasso insieme ai batteri viene pastorizzato a 85 gradi, una temperatura superiore alla normale pastorizzazione che uccide una quantità superiore di microorganismi. Il grasso viene poi miscelato nuovamente al latte, omogeneizzato ed è così pronto per la commercializzazione.
In questo modo il latte possiede una carica batterica inferiore rispetto al latte pastorizzato e può quindi conservare più a lungo le sue caratteristiche naturali.
A livello qualitativo e nutritivo, ha le stesse caratteristiche del latte fresco. Quindi perché non chiamarlo fresco?
Dopo una campagna pubblicitaria televisiva di 5 miliardi, il latte Frescoblu conquista una grossa fetta del mercato. La concorrenza non resta al palo, e contrattacca a suon di ricorsi prima al garante della pubblicità (con esito negativo), poi al tribunale di Bologna, che decreta che il latte Frescoblù non può essere chiamato fresco pastorizzato. Dopo l'isitituzione di una commissione di inchiesta, viene fatto un decreto che consente di chiamare "fresco" il latte microfiltrato.
Questa vicenda ha forzato i tempi di una riforma che forse non sarrebbe ancora avvenuta, quella della legislazione sul latte fresco.
Le tecniche di produzione e le condizioni igieniche erano migliorate molto in quegli anni: questo ha prodotto un aumento della vita del latte fresco, che infatti durava molto più di 4 giorni.
Chiunque poteva sperimentarlo: il latte fresco ha una durata variabile e può arrivare fino a 8 giorni senza alcuna alterazione. Ma la legge (del 1989) parlava chiaro: il latte fresco DOVEVA durare quattro giorni, non si poteva mettere un giorno in più nella data di scadenza! È anche per questo motivo che il tribunale di Bologna diede ragione a Granarolo contro Parmalat.
A luglio del 2003, la svolta: appurato che esistevano tecnologie che rendono il latte fresco più longevo, e che anche il latte tradizionale dura di più rispetto a una volta, fu emanato un decreto che allungava la vita del latte fresco fino a 6 giorni dopo il trattamento termico, e a 11 giorni se il latte è microfiltrato.
In questa vicenda è da sottolineare la presa di posizione di Legambiente, contro il latte microfiltrato. Un esempio di come un ambientalismo radicale vada spesso contro l'interesse dei cittadini.
Da lodare la posizione di Altroconsumo che, preso atto delle qualità del prodotto, è stata da sempre a favore del latte microfiltrato.
Il latte microfiltrato ovviamente non fa male, come non fa male quello sterilizzato, né quello bollito in casa (che è quello che subisce il trattamento termico più violento).
Il latte microfiltrato ha esattamente le caratteristiche nutritive di qualunque tipo di latte, mentre per quanto riguarda il gusto e la qualità in generale è del tutto simile a un latte pastorizzato e quindi nettamente superiore a un latte UHT, con qualche differenza dovuta al fatto che i grassi hanno subito un trattamento termico a temperatura più elevata. Insomma, se dovete bere il latte freddo o a temperatura ambiente, puntate su un latte di alta qualità (il meglio che potete trovare sul supermercato), mentre per qualunque altra preparazione che richieda di scaldare il latte ad alte temperature (per esempio per l'uso in pasticcerie), non avvertirete alcuna differenza.
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