La dieta per prevenire il Covid-19 è stata più volte ipotizzata da quando si è venuti a conoscenza della pandemia provocata dal virus che la provoca, Sars-CoV-2. In realtà, però, non vi sono delle vere e proprie prove scientifiche chiare sulla correlazione tra alimentazione e sviluppo di questa patologia. In ogni caso, è ormai certa la correlazione tra sviluppo di patologie croniche e alimentazione, in quanto l'assunzione dei giusti nutrienti può stimolare la risposta immunitaria.
Uno studio recentissimo, pubblicato a Maggio 2021, è arrivato ad importanti conclusioni circa la correlazione tra dieta e Covid-19. Anche prima della pandemia virale di questi anni, le patologie respiratorie costituivano un problema sanitario, con circa 2,4 milioni di persone decedute per questa causa solo nel 2016. Il Covid-19 è una vera e propria patologia respiratoria, e gli operatori sanitari ne sono particolarmente esposti proprio per l'alta frequenza di contatto con persone che ne sono affette.
Vediamo di approfondire meglio l'argomento nel corso di questo articolo.
Lo studio in questione è stato realizzato nell'ambito di un sondaggio, il Survey Healthcare Globus, e pubblicato dal British Medical Journal Nutrition, Prevention and Health. Sono stati coinvolti operatori sanitari provenienti da diversi paesi europei e non, in particolare Italia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. Questo studio è il primo che riporta e analizza la correlazione tra tipologia di dieta e gravità di Covid-19.
L'indagine ha coinvolto operatori sanitari, circa 2800, e si è svolta tra luglio e settembre 2020, andando ad indagare sulle abitudini alimentari di ciascuno, sulla sua storia clinica e di salute e sullo stile di vita. La maggior parte, circa il 70%, del personale sanitario oggetto dello studio era composto da uomini. La scelta di fare un sondaggio tra il personale sanitario è stata fatta perchè ciò consente di avere delle descrizioni più precise e accurate ed inoltre una maggior esposizione al virus. Da quanto emerso dai sondaggi, sono state, poi, estrapolate informazioni circa la gravità e la durata dei sintomi della malattia, nonchè anche dati importanti riguardanti l'apporto dietetico dei vari cibi da parte dei diversi soggetti dell'indagine.
In particolare, sono state prese in considerazione 3 tipologie di dieta: una prevalentemente vegetale, una a base vegetale e pescetariana e una a basso contenuto di carboidrati ma alto contenuto proteico. Nel primo caso si tratta di un'alimentazione prevalentemente basata sul consumo di vegetali, legumi e frutta secca, e un basso apporto di carne e derivati, nonchè di bevande e cibi con zuccheri semplici.
La dieta pescetariana ha sempre una base vegetale, ma vi aggiunge anche un alto e regolare consumo di pesce e prodotti della pesca. La dieta a basso contenuto di carboidrati e alto contenuto proteico è invece basata su prodotti vegetali, ma anche su un alto contenuto di carne e derivati, con dolci e cibi a base di zuccheri e prodotti raffinati.
La definizione delle diverse tipologie di dieta considerate è importante perchè evita fraintendimenti, soprattutto considerato che una stessa denominazione può essere data a diete diverse nei diversi paesi.
Da quanto emerso dall'indagine, coloro che seguono una dieta prevalentemente vegetale hanno un minor rischio, il 73% in meno, di sviluppare la forma grave o moderata di Covid-19, rispetto a coloro che seguono una dieta ad alto contenuto proteico e basso apporto glucidico.
Chi segue una dieta pescetariana e vegetale ha il 59% di probabilità in meno di sviluppare forme gravi o moderate di Covid-19, rispetto a chi non segue una dieta di questo tipo.
I soggetti che seguono una dieta ad alto consumo proteico e basso apporto glucidico, invece, hanno il 48% di probabilità in più di sviluppare il Covid-19 nella forma moderata o grave.
Questi risultati sono simili quando si ha un miglioramento del BMI e delle condizioni generali di salute dell'individuo.
Ciò che si sa dagli studi in merito, è che questa malattia colpisce in modo più severo le persone con comorbilità, come nel caso di soggetti con obesità, diabete di tipo 2, aterosclerosi e ipertensione, tutte patologie correlate con l'alimentazione e che possono essere prevenute con essa. Inoltre, queste patologie croniche hanno una maggiore prevalenza nei paesi economicamente sviluppati, come USA e Europa.
Ormai è abbastanza certa la correlazione tra alcuni nutrienti e la risposta immunitaria, sia per quanto riguarda quella innata che quella adattativa. La malnutrizione e la carenza di determinati micronutrienti, sono state associate ad una disfunzione del sistema immunitario. Un esempio è il virus dell'influenza che, come alcuni altri virus, accresce la sua virulenza, e quindi la sua capacità di replicare il suo genoma, in seguito alla carenza di alcuni micronutrienti, fra cui il selenio, minerale importante per la funzione immunitaria, come dimostrato da questo studio.
In particolare, una dieta ricca di alimenti vegetali e povera di quelli animali, apporta una maggiore quantità di micronutrienti, come vitamine, fibre e minerali. Fra questi, le vitamine A, C ed E sono stati associati ad una riduzione del rischio di sviluppo di infezioni respiratorie, come polmonite e raffreddore, e ad una minor durata della malattia. Questo perchè queste vitamine supportano il sistema immunitario nella produzione degli anticorpi e nella proliferazione dei linfociti, e riducono anche lo stress ossidativo.
Inoltre, anche una dieta ricca di pesce può essere utile per l'attenuazione della gravita del Covid-19, in quanto è ricco di acidi grassi omega-3, come EPA e DHA, dalla spiccata funzione antinfiammatoria, portando anche ad una riduzione dello stress ossidativo. Gli omega-3 sono stati associati ad effetti positivi sui disturbi respiratori acuti, e questo sembra appoggiare la correlazione tra minor gravità del Covid-19 e dieta pescetariana, oltre che a base vegetale.
Inoltre, la maggior predisposizione allo sviluppo di Covid-19 in forma severa, delle persone che adottano una dieta ad alto contenuto proteico ma bassi carboidrati, sembra derivare dall'effetto pro-infiammatorio dei prodotti a base di carne e derivati, soprattutto se si tratta di carne processata.
Nonostante tutte queste prove a supporto dei risultati ottenuti dallo studio del 2021, in realtà è necessario farne altri che ne confermino i risultati, anche su un campione di popolazione diverso, come nel caso delle donne e delle persone che non appartengono al personale sanitario. Inoltre, lo studio pubblicato di recente è di tipo osservazionale, con tutti i limiti che questa tipologia di indagine può portare.
Possiamo, quindi concludere che certamente la dieta può aiutare ad avere i giusti micronutrienti che supportino il sistema immunitario, ma se questo poi si traduca in una effettiva influenza sullo sviluppo e la gravità della malattia non è ancora certo.
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