La dieta sostenibile ha un significato più ampio di quello riferito al solo impatto ambientale derivante dall'alimentazione. Il concetto è stato ampliato negli ultimi anni con la combinazione tra fattori volti a garantire l'impatto della dieta sulla salute degli individui e, ovviamente, l'influenza dell'alimentazione umana sull'ambiente e la natura. Per questo motivo, la dieta sostenibile viene anche chiamata "Planetary health diet", ossia "dieta per la salute planetaria".
Sono stati fatti diversi studi in merito alla dieta sostenibile, ma solo negli ultimi anni è stata presa in considerazione l'unione tra salute dell'uomo e dell'ambiente, portando alla redazione di strategie alimentari che vanno, in verità, ancora studiate meglio.
Le riflessioni in merito alla necessità di attuare una dieta sostenibile si rendono necessarie per diversi motivi. Primo fra tutti la crescente popolazione mondiale, che si stima possa passare dai 7 ai 10 bilioni in 30 anni. Di conseguenza aumenta anche la richiesta ci cibo, che porta ad un crescente aumento della necessità di risorse destinate, ad esempio, all'agricoltura. Oggi, infatti, quest'ultima è causa di un quarto delle emissioni di gas serra totali, e il territorio che occupa è circa il 40% dell'intera superficie terrestre. Le risorse necessarie per portare avanti le attività agricole sono molte anche per quanto riguarda, ad esempio, l'impiego di acqua per l'irrigazione, che si stima sia pari al 70% del totale delle risorse idriche disponibili. In aggiunta, alcune modalità di coltivazione portate avanti in alcune regioni, prevedono l'uso di grandi quantità di fertilizzanti e pesticidi, responsabili dell'inquinamento di oceani e suolo, con un forte rischio anche per la biodiversità della fauna in essi presente.
Ovviamente, una dieta sostenibile deve tenere in considerazione non solo la produzione, ma anche la trasformazione degli alimenti, il loro trasporto e, ovviamente, il loro smaltimento come rifiuto dopo il consumo, tutte attività che utilizzano risorse naturali per il loro svolgimento.
Nel 2018, uno studio aveva preso in considerazione diverse strategie per mettere in atto la dieta sostenibile, valutando il diverso impatto sia nella salute dell'uomo che in quella dell'ambiente, e l'impatto in circa 150 paesi di diverso potere economico.
Dai risultati di questo studio è stato visto che, l'impatto sull'ambiente e sulla salute ha una variabilità che differisce a livello territoriale. Un esempio è la strategia che prevede che vengano sostituiti gli alimenti di origine animale con quelli vegetali. Questa soluzione è efficace nei paesi più sviluppati e ricchi, perchè migliora la qualità nutrizionale della dieta, riduce i livelli di mortalità e porta alla diminuzione di alcuni parametri di valutazione dell'impatto ambientale della dieta, come ad esempio l'immissione di gas serra. Nei paesi, invece, in cui si ha già per cultura un basso consumo di alimenti di origine animale, l'incremento del consumo dei vegetali porta all'aumento nell'uso di acqua per l'irrigazione, altro parametro usato per la valutazione dell'impatto ambientale di una dieta.
Usando, invece, una strategia dietetica volta alla riduzione delle calorie, porta al decremento della mortalità e ad un aumento, invece, della qualità nutrizionale della dieta nella maggior parte dei paesi. A livello ambientale, invece, i maggior risultati con questa strategia si hanno, invece, nei paesi più ricchi o a medio-sviluppo economico. In quelli più poveri, invece, questo porta solamente ad un aumento delle risorse necessarie a livello ambientale.
L'adozione di una dieta bilanciata a livello calorico, ma anche prevalentemente basata su prodotti di origine vegetale, determina un beneficio sia per la salute che per l'ambiente nella maggior parte dei paesi del mondo, andando però a creare un maggior utilizzo delle risorse ambientali, come acqua e nutrienti del terreno, nei paesi più poveri e meno sviluppati.
Quando si pensa ad una dieta sostenibile si pensa sempre ad un minor utilizzo di alimenti derivati dalla carne. Nei paesi più sviluppati questo è effettivamente una strategia favorevole per l'ambiente, perchè riduce l'uso dei fertilizzanti e l'emissione di gas serra. Nei paesi sottosviluppati, però, anche con questa strategia si ha un incremento dell'uso di acqua per l'irrigazione ed un minor effetto sulla riduzione dell'impatto ambientale della dieta.
Perchè questa differenza tra paesi ricchi e poveri? La spiegazione è da ritrovare nel fatto che i paesi meno sviluppati hanno a disposizione meno tecnologia per migliorare la produzione alimentare, per cui hanno difficoltà nella gestione dei cambiamenti nella produzione agricola e alimentare in generale.
La dieta sostenibile per la FAO è quella dieta che unisce la sostenibilità ambientale e che è comunque completa a livello nutrizionale, che miri anche a frenare il cambiamento climatico a cui tutte le attività umane contribuiscono.
La riduzione delle perdite e degli sprechi di cibo, in un'ottica di miglioramento della produzione alimentare in tutti le fasi del processo, compreso il trasporto, è un punto fondamentale di una dieta sostenibile. La filiera alimentare può essere migliorata in ogni sua fase, in modo da ridurre gli sprechi. In quest'ottica, ha alto impatto ambientale anche la riduzione del consumo di alimenti a basso valore nutritivo ma alto potere energetico, determinano un aumento del consumo di alimenti e quindi di risorse, provocando tra l'altro danni alla salute, come appunto l'obesità.
Inoltre, da quanto detto sopra possiamo capire come una dieta sostenibile per l'ambiente deve necessariamente essere formulata con un approccio basato sul territorio, in modo da bilanciare e migliorare tutte quelle caratteristiche e problematiche che possono essere anche molto diverse da paese a paese. Ogni Stato dovrebbe stilare le linee guida della dieta sostenibile prendendo in considerazione i vari parametri utili a valutarne l'impatto ambientale, considerando i parametri che maggiormente incidono su quest'ultimo nel proprio territorio.
Il maggior problema riscontrato nelle linee guida stilate per la dieta sostenibile è che esse si basano su studi di breve durata e con campioni di popolazione molto ristretti, e generalmente vengono presi in considerazione abitudini alimentari rivolte all'eccesso. Molte di queste linee guida devono quindi essere aggiornate e dovrebbero prendere in considerazione anche l'impatto che la dieta ha, non solo sull'ambiente, ma anche sulla salute dell'uomo.
Tuttavia, si possono stilare alcune caratteristiche di una dieta sostenibile. Ad esempio essa non dovrebbe trascurare l'apporto energetico e di nutrienti, fattori che devono essere considerati qualora si vogliano stilare le linee guida in merito.
L'apporto energetico non deve essere eccessivo e devono essere rispettate le principali regole della sana alimentazione. Per questo motivo, la dieta sostenibile deve prevedere una bassa quantità di carne rossa e zuccheri e, in generale, un basso apporto di alimenti di origine animale. Devono essere preferite ed incrementate le quantità di frutta e vegetali, ma anche legumi e frutta secca.
Importante per la sostenibilità ambientale è anche la stagionalità dei prodotti: scegliere prodotti di stagione riduce quel tipo di coltivazioni che determinano un maggior uso delle risorse e di impatto ambientale, come nel caso delle colture in serra. Inoltre, la stagionalità consente una maggior rotazione delle colture e quindi un mantenimento della biodiversità. Lo stesso vale per il consumo di prodotti molto lontani dalla zona di acquisto, che necessitano quindi di grandi risorse ambientali per il loro trasporto.
Molto c'è ancora da studiare e valutare sulla dieta sostenibile, come ad esempio l'impatto economico e sulla biodiversità, quest'ultima messa molto alla prova dall'uso smodato del territorio e con delle differenze a seconda del paese considerato.
Per concludere, possiamo dire che a livello globale vi sono delle strategie più o meno valide per tutti i paesi che possono essere messe in atto al fine di seguire una dieta sostenibile. Ne sono un esempio la riduzione dell'obesità e del sovrappeso, ma anche un minor consumo di carne e di prodotti lattiero-caseari e animali.
Lo sforzo deve, però, essere generalizzato, rivolto non solo ai consumatori, ma anche ai governi, che dovrebbero fare da guida alla popolazione nelle scelte alimentari, da adattare alla particolare situazione del territorio. L'industria alimentare stessa può fare tanto per ridurre l'impatto della dieta, sia sulla salute che sull'ambiente.
Un approccio quindi, non solo globale, ma soprattutto personalizzato per il territorio.
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