La dieta per l'ipotiroidismo non è in grado di curare questa condizione, ma è molto importante per evitare il peggioramento di questa disfunzione, dal momento in cui alcuni micronutrienti possono interferire con le funzionalità tiroidee e con i suoi ormoni.
Seguire un'alimentazione specifica per l'ipotiroidismo ha, in particolare, lo scopo di:
Iniziamo, innanzitutto, con il precisare cos'è la tiroide: una ghiandola endocrina, deputata quindi alla secrezione di ormoni, che si distingue facilmente per la sua caratteristica forma a farfalla. La locazione di questa ghiandola nel corpo è nella porzione anteriore del collo e le sue funzioni sono importantissime per la regolazione di diversi aspetti dell'organismo, fra cui il metabolismo.
Quando si ha un'insufficiente produzione degli ormoni tiroidei si instaura, quindi, una condizione di ipotiroidismo. Questa condizione si ha, nella maggior parte dei casi, perchè la tiroide ha una funzionalità ridotta. I bassi livelli di produzione degli ormoni tiroidei causano diversi squilibri nell'organismo, determinando diversi effetti fra cui:
In alcuni casi, l'ipotiroidismo può essere accompagnato dalla formazione del gozzo, ossia di un rigonfiamento della parte anteriore del collo che può essere causato anche da ipertiroidismo, ossia dalla condizione opposta.
L'ipotiroidismo viene trattato in genere per via farmacologica, usando farmaci specifici che vanno a modulare le funzionalità tiroidee o soppiantarle in caso di asportazione della ghiandola.
Come abbiamo detto, la dieta non cura l'ipotiroidismo ma è comunque importante seguirne una specifica, che vada a limitare gli alimenti che potrebbero peggiorare il quadro patologico o interferire con le terapie farmacologiche, ma anche per migliorare i sintomi e mantenere la funzionalità della ghiandola.
Inoltre, chi soffre di ipotiroidismo tende ad aumentare di peso, per cui è necessario che mantenga sempre un'alimentazione sana ed equilibrata che miri ad evitare questi effetti.
Tra i micronutrienti importanti in caso di ipotiroidismo vi è lo iodio, micronutriente essenziale per l'organismo in quanto non viene prodotto a livello endogeno. In particolare, è importante proprio per la sintesi degli ormoni tiroidei. In realtà, l'ipotiroidismo può essere causato da carenze di iodio, in particolare nei casi in cui si elimina il sale iodato dalla dieta. In questi casi, quindi, è necessario agevolare la funzionalità tiroidea con un adeguato apporto di iodio, ricorrendo se necessario anche ad integratori specifici. Diverso è, invece, il discorso nel caso delle ipotiroiditi autoimmuni, come la tiroidite di Hashimoto, che vedremo però più avanti in questo articolo.
Lo iodio è contenuto, eccetto che nel sale iodato, anche nel pesce di mare, nelle uova intere, nel latte e derivati, alghe di mare. La sua concentrazione, però, viene ridotta con la cottura, in particolare con quella alla griglia e al forno, ma anche attraverso la bollitura.
Il selenio è un altro micronutriente importante per la sintesi degli ormoni tiroidei e quindi, in caso di ipotiroidismo, è necessario prestare attenzione ad introdurne una quantità sufficiente attraverso la dieta. Si trova, infatti, nei prodotti ittici come il tonno, i gamberi e i frutti di mare, ma anche nelle frattaglie, in particolare il fegato, nella carne, nei cereali e nella frutta a guscio.
Oltre a iodio e selenio, è bene assicurarsi di introdurre sufficiente quantità di zinco, che svolge anch'esso una funzione di incremento della produzione degli ormoni tiroidei. Si trova in alimenti come granchi e ostriche, ma anche carne, in particolare quella di manzo, suino e pollo, nello yogurt, nei cereali integrali, nelle uova, nei legumi e nei semi di zucca.
Non ci sono, in realtà, cibi da vietare ed evitare del tutto in seguito all'ipotiroidismo, ma vi sono alcuni alimenti che è bene ridurre in modo da evitare di incentivare i sintomi relativi a questa disfunzione.
Tra gli alimenti da limitare vi sono quelli che vengono definiti "gozzigeni", perchè contengono tiocianati, molecole che inibiscono la funzione della tiroide. Questi alimenti aumentano il fabbisogno di iodio, perchè ne alterano il metabolismo, riducendo la sintesi degli ormoni tiroidei. Tra gli alimenti gozzigeni troviamo le Brassicaceae, o Crucifere. A questo gruppo appartengono: i cavoli, il cavolfiore, i broccoli, le rape, i ravanelli, i semi di lino, la rucola, il miglio e la tapioca.
Gli alimenti gozzigeni vanno moderati solo nel caso in cui l'ipotiroidismo sia dovuto ad una carenza di iodio nella dieta, ad esempio se dovesse essere necessario eliminare del tutto il sale iodato dalla propria alimentazione. Se non si hanno rischi del verificarsi di carenze di iodio, usando ad esempio il sale iodato, allora non ha alcun senso eliminare questi alimenti dalla dieta, in virtù anche delle proprietà positive di questi cibi.
Un altro alimento che può interferire con le funzionalità della tiroide è la soia e quindi tutti gli alimenti che la contengono, come tofu, miso, salsa di soia e alcune bevande vegetali. Un consumo eccessivo andrebbe evitato in chi è affetto da ipotiroidismo. In particolare, da chi assume la terapia ormonale attraverso l'uso di farmaci come l'Eutirox, nella dieta per ipotiroidismo è bene che presti attenzione a non assumere bevande di soia insieme alla terapia. Inoltre, altri accorgimenti da usare sono quelli di evitare l'introduzione concomitante di succo di pompelmo e caffè. L'assunzione di queste bevande, comprese quelle a base di soia, deve avvenire dopo almeno 30 minuti dall'introduzione del farmaco, al fine di evitare una riduzione del suo assorbimento.
In caso di trattamento farmacologico dell'ipotiroidismo non è necessario eliminare alcun alimento dalla dieta, ma prestare attenzione semplicemente ad assumere il farmaco a stomaco vuoto.
In caso di ipotiroidismo non trattato è necessario ridurre, inoltre, anche alimenti con alto contenuto di fibre, ma anche integratori a base di calcio e ferro, così come gli antiacidi. Tutti queste sostanze vanno a ridurre l'assorbimento degli ormoni tiroidei, peggiorando l'ipotiroidismo.
La relazione tra soia e ipotiroidismo è stata presentata nel 2017 da uno studio che prendeva in considerazione gli effetti delle bevande derivate dalla soia, su una paziente affetta da tiroidite linfocitaria. In seguito all'introduzione di queste bevande, la sua condizione era degenerata in ipotiroidismo, per poi regredire in seguito all'interruzione della sostanza. Questa aveva portato a pensare che la soia, con i suoi isoflavoni, potesse interferire con le funzionalità della tiroide ed in particolare andare a ridurre la sintesi ormonale.
Una review recente, del 2019, ha analizzato circa 18 studi scientifici e i loro risultati riguardanti la relazione tra soia e tiroide. Dai dati in possesso si evince che la soia sembra avere effetto solo sul TSH che, per un motivo non ancora chiaro, sembra avere una maggiore concentrazione in seguito all'assunzione di soia. Il TSH è un ormone ipofisario che favorisce l'assorbimento dello iodio e la liberazione degli ormoni tiroidei nel circolo sanguigno.
Un altro studio, realizzato su modelli animali, ha evidenziato che le proteine della soia e gli isoflavoni in essa contenuti vanno ad avere un effetto favorente le funzionalità della tiroide, ipotizzando che possa addirittura preservarla in caso di donne in menopausa.
Altri studi effettuati su soggetti con funzionalità tiroidee compromesse, affetti ad esempio da ipotiroidismo, hanno concluso che i prodotti a base di soia, se consumati in modo abituale, possono ridurre in questo tipo di pazienti, l'assorbimento degli ormoni tiroidei. Lo stesso studio conclude dicendo che non è necessario che i pazienti in trattamento evitino questi alimenti, ma è necessario assicurarsi di avere una adeguata introduzione di iodio attraverso la dieta e una terapia corretta.
La tiroidite di Hashimoto è una patologia autoimmune che è presente in circa 6 persone su 100 in tutto il mondo. Questa patologia è dovuta ad un'anormale azione del sistema immunitario contro la tiroide, avendo come conseguenza l'ipotiroidismo. Altre conseguenze di questa condizione sono il diabete, dovuti a disturbi di tipo pancreatico.
Il trattamento della tiroidite di Hashimoto consiste nella somministrazione degli ormoni, che vengono prodotti in difetto, attraverso una terapia farmacologica che viene somministrata solo in caso in cui la tiroidite evolva in ipotiroidismo.
L'alimentazione in questi casi è importante per evitare di peggiorare l'azione del sistema immunitario sulla tiroide e per non ostacolare la terapia farmacologica. Inoltre, con una dieta adeguata, si ha il miglioramento dei disturbi fisici conseguenti e la riduzione delle fasi acute della malattia.
In generale, come per tutte le patologie autoimmuni, una scelta dietetica adeguata prevede l'assunzione di alimenti di origine vegetale, limitando al massimo quelli industriali, trasformati o troppo elaborati. Inoltre, è necessario prestare attenzione che sia sufficiente l'assunzione di vitamine e acidi grassi polinsaturi, in particolari quelli omega-3 che si trovano nel pesce, in particolare quello azzurro, nei semi oleosi come quelli di zucca, chia e lino, ma anche in frutta secca come noci, mandorle e nocciole, nei cereali integrali e in alcune alghe commestibili.
Importante per la tiroidite di Hashimoto è anche l'assunzione adeguata di cibi contenenti vitamine A, C, ed E, che hanno azione antiossidante e favoriscono la produzione di molecole antinfiammatorie. Queste vitamine sono contenute in diversi alimenti di origine vegetale.
Un altro alimento che può essere introdotto nella dieta in questi casi è lo zenzero, che ha azione antinfiammatoria e antiossidante. Per lo stesso motivo possono essere introdotti nella dieta il tè verde e il peperoncino. Il primo contiene polifenoli dall'azione antiossidante, mentre il secondo contiene la capsaicina che, oltre a donare la piccantezza ai peperoncini, ha azione antinfiammatoria e antiossidante.
Altri alimenti dalle proprietà antinfiammatoria e antiossidanti, utili nel caso di patologie autoimmuni sono: l'aglio, che ha anche un'azione antimmunogena, la cipolla, per il contenuto di quercetina, molecola che riduce la produzione di citochine pro-infiammatorie. Inoltre, anche la buccia di uva rossa, per la presenza di polifenoli e resveratrolo, e il curry.
Cibi da limitare nella dieta per l'ipotiroidismo dovuto a tiroidite di Hashimoto sono quelli ricchi di acidi grassi saturi, prestando attenzione ad un'assunzione eccessiva di acidi grassi omega-6, che sono precursori di molecole infiammatorie. Queste molecole sono contenute in latte e formaggi, ma anche burro, carne e salumi. Gli omega-6 si trovano soprattutto negli oli vegetali e nei prodotti che li contengono ma anche nei semi di girasole. Vanno limitati in caso di tiroidite di Hashimoto eutiroidea, ma evitati in caso di ipotiroidismo nella fase acuta della malattia.
Rimane ancora controversa l'associazione tra glutine e patologie autoimmuni, sia nei pazienti affetti da celiachia che in quelli che non lo sono. Gli studi attualmente disponibili affermano la necessità di ulteriori ricerche in merito. Di conseguenza, rimane attualmente inutile eliminare il glutine nel caso di tiroidite di Hashimoto.
In questi casi vanno, invece, ridotti gli zuccheri semplici e deve essere seguita una dieta corretta che miri a raggiungere o mantenere il peso corporeo adeguato. Questo perchè l'infiammazione dei tessuti è stimolata anche da condizioni come il sovrappeso ma, soprattutto, l'obesità.
Vanno, inoltre, limitati gli integratori a base di iodio e un eccesso di cibi che lo contengono, perchè questo elemento ha un effetto stimolatorio della risposta autoimmune nei confronti della tiroide.
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