Esistono tanti integratori per il colesterolo alto, oltre che molti alimenti funzionali (i più famosi sono gli yogurt) che promettono di abbassare il colesterolo nei soggetti affetti da ipercolesterolemia.
Ma questi integratori sono davvero efficaci? In questo articolo li analizziamo uno per uno, basandoci per il giudizio finale sugli studi scientifici affidabili disponibili in letteratura.
L'estratto secco di foglie di carciofo è utilizzato come integratore per abbassare il colesterolo in base ad alcuni esperimenti scientifici, di cui il più famoso è quello realizzato nel 2000 da alcuni ricercatori tedeschi, un esperimento in doppio cieco, randomizzato e placebo controllato, condotto su 150 adulti con colesterolo totale maggiore di 280 mg/dl. I partecipanti che hanno assunto l'integratore di estratto di foglie di carciofo hanno visto abbassarsi le LDL del 23%, a fronte del 6% nel gruppo di controllo che aveva assunto un placebo. Questi risultati, tuttavia, non sono stati replicati e altri studi più recenti non hanno trovato diminuzioni comparabili del colesterolo, sebbene con una integrazione con dosi meno elevate, che potrebbero spiegare la differenza nei risultati.
Attualmente, comunque, non si può affermare con certezza che l'estratto di foglie di carciofo sia efficace nell'abbassare i livelli di colesterolo.
Il fieno greco agirebbe nei confronti del colesterolo grazie alla elevata quantità di fibre che contiene (dal 20 al 50%). Diversi studi hanno dimostrato, a partire dagli anni '90, la proprietà del fieno greco di abbassare il colesterolo totale e l'LDL, tuttavia tutti questi esperimenti sono stati condotti su piccoli gruppi e con modalità non particolarmente affidabili: in definitiva nessuno di essi può essere considerato definitivo e non ci sono quindi prove concrete che possano giustificarne l'utilizzo.
Tra le fibre alimentari, solo quelle solubili (presente negli agrumi, nei legumi e in alcuni cereali come l'avena e l'orzo) hanno un effetto positivo sui livelli di colesterolo nel sangue.
Nel 1999 i ricercatori della Harvard Medical School hanno studiato più di 70 studi clinici, rilevando nella maggior parte di essi (60-70%) una efficacia delle fibre solubili nell'abbassare il livello del colesterolo totale e di quello LDL nel sangue. Mediamente, 1 g di fibra solubile in più nell'alimentazione è in grado di abbassare il colesterolo di 2 punti.
Sembrerebbe dunque che la fibra solubile sia efficace per tenere sotto controllo il colesterolo, tuttavia bisogna considerare che una corretta alimentazione prevede l'assunzione di 20-25 g di fibra al giorno, di cui solo una minima parte (mediamente il 20%) è fibra solubile. Aumentare il livello di fibra solubile a 15-20 g (necessari per ottenere un beneficio tangibile sui livelli di colesterolo) comporterebbe una modificazione abbastanza drastica dello stile di vita alimentare e potrebbe facilmente causare problemi intestinali, inoltre le fibre solubili non sono prive di effetti collaterali (malassorbimenti, per esempio).
Concludendo, un soggetto che già segue un'alimentazione corretta difficilmente può avere un beneficio tangibile aumentando l'assunzione di fibre solubili, senza incappare in effetti collaterali.
Il grasso del pesce è ricco di due acidi grassi essenziali omega-3, l'EPA e il DHA. Questi elementi vengono venduti in forma concentrata, sottoforma di olio di pesce, contenuto in apposite capsule.
Gli studi sugli omega 3 hanno dimostrato la loro capacità di ridurre i trigliceridi nel sangue, mentre sul colesterolo non hanno alcun effetto benefico.
Di certo gli omega 3 sono importanti per la salute in generale, e le autorità nel campo della nutrizione raccomandano l'assunzione di quantità difficilmente raggiunte dalla popolazione media. Gli integratori possono essere utili, ma è molto meglio assumerli con il pesce, non perché la biodisponibilità sia migliore, ma semplicemente perché assumerli con i normali alimenti consente di riequilibrare il consumo nei confronti degli altri tipi di grassi (saturi e monoinsaturi), avvicinandosi al rapporto ideale. Mi spiego meglio: se consumo pesce 3-4 volte a settimana non consumerò, in quelle occasioni, grassi saturi e monoinsaturi (o ne consumerò meno), mentre se ricorro all'integratore e non consumo mai pesce avrò maggiori occasioni per consumare grassi saturi e monoinsaturi.
Concludendo, chi non riesce proprio ad abituarsi a mangiare pesce grasso (salmone, sgombro, ecc) 3-4 volte a settimana, può assumere un integratore di omega 3, nella misura di 1-2 g al giorno.
L'aglio, oltre che al naturale, è disponibile sottoforma di pillole o estratto liquido (olio). Gli effetti benefici dell'aglio nei confronti dei livelli di colesterolo e in generale sul rischio cardiovascolare sono stati riscontrati in alcuni studi condotti all'inizio del millennio, ma sono stati smentiti da successivi esperimenti condotti tra il 2007 e il 2008, condotti in doppio cieco, randomizzati e placebo controllati.
Il ginseng è una pianta originaria dell'Asia, utilizzata da secoli nella medicina tradizionale e divenuto oggi un famoso integratore alimentare.
Gli studi sul ginseng che hanno dimostrato una qualche validità nel ridurre il colesterolo LDL e nell'aumentare l'HDL non sono abbastanza seri per poter dire che questo integratore abbia una qualche valenza nel prevenire le malattie cardiovascolari. Nessuno di questi studi, infatti, è stato condotto in doppio cieco, e placebo controllato, e spesso questi esperimenti sono stati promossi e finanziati da aziende in conflitto di interesse, interessate alla produzione o alla vendita di prodotti a base di ginseng.
Il guggul è una resina estratta da un albero, utilizzato per secoli nella medicina ayurvedica, che contiene steroli vegetali.
Gli studi sul guggul che hanno dimostrato benefici tangibili sono parziali e molto probabilmente inaffidabili. Nel 2003 alcuni ricercatori della University of Pennsylvania hanno pubblicato sul Journal of American Medical Association uno studio randomizzato controllato su più di 100 persone con colesterolo alto, non riscontrando alcun beneficio.
La niacina è la comune vitamina B3, che a megadosi diventa un vero e proprio farmaco, con effetti collaterali evidenti, e non può quindi essere considerata un integratore. Rimandiamo all'articolo sui farmaci contro il colesterolo alto.
Il riso rosso fermentato è il normale riso da cucina che viene fermentato da un fungo chiamato lievito rosso (Monascus purpureus), che produce durante la fermentazione piccole quantità di sostanze, chiamate monacoline, fortemente affini ad una statina, la lovastatina, che viene utilizzata comunemente come medicinale contro il colesterolo alto.
Diversi studi di qualità hanno dimostrato che preparazioni a base di riso rosso fermentato sono in grado di abbassare il colesterolo LDL dal 20 al 30%, un effetto paragonabile a quello di un medicinale a base di statine.
Il lievito rosso dunque è un integratore che funziona? Che funzioni è fuori di dubbio, ma il problema riguarda gli effetti collaterali, perché il riso rosso fermentato di fatto è equivalente ad una statina a basso dosaggio, con il problema che la quantità di principio attivo non è dosata e quindi può variare a seconda dei prodotti, mentre nelle medicine si conosce esattamente la quantità di principio attivo. Per questo motivo bisogna fare molta attenzione e considerare di fatto questo integratore alla stregua di una medicina.
I policosanoli sono alcol alifatici ottenuti principalmente dalla canna da zucchero, il composto principale è l'octosanolo. Sono venduti come integratori per abbassare il colesterolo, da soli o insieme ad altri composti (spesso vitamine). Esistono alcuni studi che ne dimostrano l'efficacia, ma sono studi deboli e non ancora confermati da studi seri ed affidabili.
I policosanoli dunque non sono consigliabili per abbassare il colesterolo anche perché non sono rari gli effetti collaterali riportati dai consumatori, che possono essere di svariato tipo: mal di testa, problemi intestinali, rush cutanei...
Le proteine della soia sono contenute in tutti gli alimenti a base di questo legume. Il boom della soia si è verificato quando la FDA ha consentito i produttori di indicare sulle etichette che "25 g di proteine della soia al giorno, nell'ambito di una dieta povera di grassi saturi e colesterolo, possono contribuire ad abbassare il rischio di malattie del cuore". In realtà, come abbiamo visto nell'articolo sulle proteine della soia, i benefici, se esistono, sono molto ridotti e non giustificano una integrazione con proteine della soia contro il colesterolo alto.
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