Irvingia gabonensis (mango africano, o mango selvatico) è un'albero originario dell'Africa, più precisamente della zona delle foreste umide situate al nord dell'Angola, nella Repubblica Democratica del Congo, nella Nigeria, nella Costa d'Avorio e nel sud-ovest dell'Uganda. È coltivata anche in altri stati africani, come Camerun, Costa d'Avorio, Ghana, Togo e Benin.
Il mango africano produce semi ad alto contenuto di grassi (soprattutto saturi, a catena media e lunga), di cui non si conosce un utilizzo come medicinale da parte degli abitanti del luogo, e che oggi vengono usati prevalentemente nella produzione di cosmetici, ma da qualche anno, anche di integratori dimagranti.
Questo seme viene promosso come bruciagrassi, sulla base di alcuni studi effettuati a partire dal 2005, studi preliminari, perché di scarso spessore scientifico e talvolta finanziati da soggetti in conflitto di interessi. Nessun principio attivo contenuto nel mango africano è peculiare di questo seme: sono tutti riscontrabili in molti altri prodotti alimentari. Tali principi attivi possono avere un effetti benefico sull'organismo, come quasi tutti gli elementi contenuti nei vegetali, tuttavia allo stato attuale della ricerca nulla si può dire con certezza riguardo ai benefici potenzialmente ottenibili dall'integrazione con mango africano.
Il mango africano è ritenuto relativamente sicuro, se l'estratto grezzo dei semi viene assunto da adulti per un massimo di 4 settimane. L'estratto di semi standardizzato, chiamato IGOB131, è stato studiato per 10 settimane senza riscontrare particolari problemi. Gli effetti collaterali più comuni riguardano flatulenza, mal di testa, e disturbi del sonno.
A causa dell'assenza di studi approfonditi, si sconsiglia l'utilizzo di mango africano in gravidanza e allattamento.
Il mango africano potrebbe interferire con il metabolismo del glucosio e quindi è sconsigliato prima di un intervento chirurgico, mentre i soggetti diabetici dovrebbero controllare con attenzione i livelli di glucosio durante l'integrazione con mango africano.
Nessuno
Le quantità consigliate sono molto variabili (da 150 a 3200 mg al giorno), prese ai pasti. La dose efficace non è attualmente nota, se, come sembra, l'effetto dimagrante è causato dalle fibre contenute negli integratori di mango africano, conviene attestarsi vicino alle quantità massime consigliate per sperare di ottenere qualche risultato.
Il mango africano è un integratore ancora poco studiato: esistono solo 3 piccoli studi, tra cui almeno uno finanziato da soggetti in conflitto di interessi, che hanno dimostrato una certa efficacia come ausilio per facilitare la perdita di massa corporea e massa grassa da parte di soggetti in sovrappeso o obesi.
Probabilmente questi risultati sono dovuti al contenuto di fibre del mango africano, che si espandono nelo stomaco aumentando il senso di sazietà. Abbiamo visto che questo tipo di integratori (come il glucomannano) abbiano in realtà un'efficacia molto limitata.
Concludendo, allo stato attuale della ricerca il mango africano non è un integratore interessante.
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