La dieta carnivora è un regime alimentare basato esclusivamente su prodotti di origine animale, e va ad escludere tutti gli altri alimenti. A questa dieta vengono attribuiti alcuni benefici, come la perdita del peso corporeo, ma diversi sono i dubbi riguardanti i rischi potenziali nella sua applicazione, in particolar modo se si tratta di un lungo periodo di tempo.
Vediamo, quindi, nel corso di questo articolo, se la dieta carnivora ha dei benefici e dei rischi.
La dieta carnivora è stata proposta per la prima volta da un ortopedico americano, Shawn Baker, che a supporto di questa dieta ha sempre fatto riferimento a diverse persone che l'avrebbero portata avanti e ne avrebbero tratto diversi benefici. Fra i vantaggi riportati vi sono la riduzione dell'obesità e del diabete, ma anche di artrite e disturbi psichici, come depressione e ansia.
Tutti i benefici che l'ortopedico ha riportato negli anni non sono frutto di studi scientifici, ma semplicemente di racconti, in quanto nessuno studio ha mai analizzato nel dettaglio i reali effetti di questa dieta. Non esistono, pertanto, prove scientifici che la supportino. Per di più, nel 2017 a Baker è stata revocata la licenza di autorizzazione allo svolgimento della pratica medica, in quanto le sue stesse competenze sono state messe in dubbio.
L'idea alla base della dieta carnivora è quella della completa eliminazione dei carboidrati, basandosi sulla concezione che l'uomo ancestrale consumava prevalentemente carne e pesce, ed imputando le patologie croniche odierne all'alto consumo di alimenti a base di carboidrati.
Il menù di questo regime alimentare consiste esclusivamente in prodotti di origine animale, andando, quindi, ad escludere quelli vegetali come cereali, frutta e verdura, frutta secca e semi oleosi, così come anche i legumi.
Comprende, invece, una piccola quantità di latticini a basso contenuto di lattosio come formaggi stagionati e burro, andando ad escludere tutti gli altri, latte e yogurt compresi.
Gli alimenti consentiti in questa dieta sono, invece, carne, pesce, uova e derivati, compreso il lardo.
Come liquidi è consigliata l'acqua e il brodo di ossa, mentre non sono permessi il the, il caffè e tutte le bevande di origine vegetale.
La distribuzione dei pasti, così come anche le porzioni consigliate e le calorie da assumere quotidianamente non hanno una vera e propria regola, e non esistono linee guida in merito. Chi la applica viene semplicemente invitato a mangiare quando desidera gli alimenti previsti in modo da raggiungere la sazietà, senza imporre orari o numero dei pasti per giorno.
Uno degli effetti potenziali della dieta carnivora è quello della riduzione del peso corporeo, dovuto al fatto che si tratta di un regime alimentare che prevede un alto introito di proteine. Se l'apporto di carboidrati risulta essere molto basso, inferiore a 30 g al giorno, può instaurarsi il fenomeno della chetosi, facendo diventare la dieta chetogenica. Questo tipo di dieta può essere interessante per dimagrire, ma dovrebbe essere impostata in modo diverso, mangiare solo carne non è opportuno. Vedi l'articolo sulla dieta chetogenica.
Infatti, come dimostrato da alcuni studi, le diete che prevedono un contenuto di proteine di 1,2 g per kg di peso corporeo non creano problemi a livello renale in individui sani, ma sono utili nel trattamento di obesità e sindrome metabolica, sia perchè aiutano a raggiungere il senso di sazietà, e quindi a prevenire un introito calorico elevato, sia perchè promuovono il dispendio energetico.
Inoltre, una dieta con un indice glicemico ridotto e un aumento del contenuto di proteine, permette di migliorare la perdita di peso, come dimostrato da studi in merito. Alcune ricerche dimostrano come le diete ad alto contenuto proteico, da 0,9 a 1,3 g per kg di peso corporeo, e a basso contenuto di carboidrati portano a risultati migliori, nella perdita di peso, rispetto a quelle ad alto contenuto glucidico ma basso introito proteico, cioè da 0,3 a 0,4 g per kg di peso corporeo.
Sulla base di questi studi, quindi, la dieta carnivora sembra ideale per la riduzione del peso corporeo, in quanto ha un elevato contenuto proteico che aiuta a raggiungere il senso di sazietà, portando quindi ad un minor introito calorico.
Tuttavia, è possibile perdere peso anche consumando carboidrati, visto e considerato il fatto che una dieta così restrittiva come quella carnivora è davvero difficile da portare avanti nel lungo periodo.
Per quanto riguarda, invece, la gestione del diabete, benefici che i sostenitori della dieta carnivora attribuiscono a questo genere di dieta, non sembrano essere fondati, almeno non del tutto. Da un lato questo regime alimentare porta alla completa eliminazione di dolci e simili, alimenti con alti contenuti di zuccheri, in quanto non sono derivati animali. Questo è sicuramente positivo, non solo per chi soffre di diabete, e consente di evitare l'innalzamento della glicemia. Dall'altro però, i soggetti affetti da diabete non necessariamente devono eliminare i carboidrati dalla loro dieta, ed in particolare chi soffre di diabete di tipo 1 non può adottare regimi alimentari che non consentano l'introduzione di alimenti contenenti carboidrati.
Inoltre, la dieta carnivora prevede l'esclusione dei cibi ad alto contenuto di fibre, importanti invece per la gestione glicemica e del diabete in generale.
Non vi sono studi che dimostrino che questa dieta apporti un qualche tipo di beneficio per la salute rispetto ad altre tipologie di alimentazione.
Dieta carnivora per lupus eritematoso e altre patologie autoimmuni
La dieta carnivora viene proposta come soluzione per alcune patologie autoimmuni, lupus in primis. L'argomento è interessante e dire semplicemente che questa dieta "non funziona" sarebbe sbagliato. Ma altrettando possiamo dire del contrario.
Gli studi sulle diete per alleviare i sintomi delle malattie autoimmuni ci sono, anche se non sono così numerosi e approfonditi. Quello che si sa per certo, è che il sovrappeso e l'obesità peggiorano la situazione dei malati, e che una perdita di peso, soprattutto se il malato è obeso, allevia anche i sintomi del lupus e di altre patologie. Anche l'attiività fisica si sa per certo che sia utile nei confronti di queste patologie, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie.
Questa premessa è importantissima perché fa comprendere questo concetto fondamentale: qualunque dieta che fa perdere peso al malato in sovrappeso, è utile per alleviare i sintomi. Quindi se seguando una particolare dieta ottenete risultati, dovete chiedervi se questi risultati sono dovuti alla particolarità della dieta, oppure semplicemente alla perdita di peso, che avreste potuto ottenere con qualunque altra dieta ipocalorica.
In rete si trovano testimonianze di malati di lupus eritematoso sistemico che hanno sperimentato un beneficio tangibile seguendo la dieta carnivora, altri avrebbero ottenuto risultati simili con la dieta ketogenica. Posto che se una cosa funziona è giusto farla, bisogna sempre considerare il fatto che quello che va bene per un paziente non è detto che funzioni su tutti i pazienti, e che gli aneddoti riportati da pochi soggetti potrebbero non essere in realtà veritieri, perché inficiati da tutta una serie di "bias" che non consentono di generalizzare la loro esperienza. Un esempio è quello che ho spiegato sopra: se un soggetto in sovrappeso fa una dieta chetogenica dimagrisce, se le sue condizioni migliorano questo potrebbe essere semplicemente dovuto al fatto che è dimagrito. Ora, se un soggetto normopeso affetto da lupus segue la stessa dieta e non dimagrisce (perché non ne ha bisogno), la dieta si rivelerà probabilmente inutile. E ho citato solo un esempio di bias, ce ne sono potenzialmente molti altri (effetto placebo in primis).
Gli aspetti negativi di questa dieta sono soprattutto relazionati alla sua natura restrittiva, che va ad eliminare molti gruppi alimentari e, di conseguenza, moltissimi nutrienti importanti. D'altra parte, però, la dieta carnivora può portare ad un eccesso di altri nutrienti.
La dieta ricca di alimenti vegetali è stata spesso associata con la riduzione del rischio di patologie croniche, come diabete di tipo 2, morbo di Alzheimer e alcune tipologie di cancro. Questo perchè maggiormente ricca di antiossidanti e micronutrienti importanti, fibre comprese. Gli antiossidanti in particolare sono carenti nella dieta carnivora e sono invece composti molto importanti per la salute, in quanto questi composti cooperano in sinergia fra loro per prevenire diversi danni e disturbi all'organismo.
Le fibre, carenti nella dieta carnivora sono, invece, molto importanti per mantenere un corpo in salute, soprattutto per quanto riguarda la funzionalità gastrointestinale. Per questo motivo la dieta carnivora e la stipsi sono spesso correlate. Le fibre sono importanti anche per il mantenimento di un microbiota intestinale in salute, e per la prevenzione del cancro al colon-retto, nonchè anche per l'attività immunitaria, svolta dai batteri intestinali stessi. Per questo motivo, la dieta carnivora, essendo priva di fibre, non è salutare per il benessere intestinale.
Inoltre, vista la tipologia di cibi consigliati, questa alimentazione è ricca di colesterolo e acidi grassi saturi. Questi ultimi sono associati ad un innalzamento del colesterolo LDL a livello ematico, portando ad un maggior rischio di patologie cardiovascolari. Tuttavia, in realtà, recenti studi hanno sfatato questa correlazione, andando a dimostrare come gli acidi grassi saturi e il colesterolo non predispongono in modo così probabile e stretto a queste malattie. Inoltre, non è ancora chiaro se possa o meno essere d'aiuto in questo senso la sostituzione degli acidi grassi saturi con quelli polinsaturi, ed eventualmente che tipologia scegliere fra questi ultimi. Rimane comunque consigliabile prestare attenzione al contenuto totale di grassi nella dieta, in via quanto meno precauzionale.
In realtà, però, non si sa nulla circa l'effetto sul rischio di sviluppare patologie croniche dovuto alla dieta carnivora protratta per lunghi periodi, in quanto nessuno studio l'ha mai analizzata.
Questa alimentazione prevede, però, il consumo di salumi e carne trasformata, tutti prodotti con contenuto di sodio spesso molto elevato. L'introduzione di elevati contenuti di sale attraverso la dieta è stata spesso associata non solo con l'aumento della pressione arteriosa, e quindi con un maggior rischio di patologie cardiovascolari, ma anche con malattie a livello renale e altri disturbi, come ritenzione idrica, aumentata escrezione di calcio e demineralizzazione ossea fra i più probabili.
Inoltre, un eccessivo consumo di carne trasformata è correlato, da diversi studi, con l'aumento del rischio di sviluppare alcune forme tumorali, come il cancro al colon-retto.
La dieta carnivora non ha benefici dimostrati scientificamente, in quanto nessuno studio ha mai preso in considerazione i suoi effetti. Per questo motivo, non si conosce molto circa i suoi effetti collaterali, specie nel lungo periodo.
Questo tipo di alimentazione è sconsigliato per chi soffre di patologie renali, visto l'alto contenuto proteico che prevede. Inoltre, non può essere intrapresa da chi, per diversi motivi, deve limitare l'apporto dietetico di colesterolo.
La dieta carnivora è anche sconsigliata per chi non ama o non può intraprendere diete molto restrittive dal punto di vista della tipologia di alimenti permessa.
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