L'insulinoma è un tumore endocrino funzionante che origina dalle cellule beta del pancreas, quelle appunto che producono l'insulina.
Questo tumore ha la caratteristica di produrre una sregolata quantità di insulina, dando origine quindi a ipoglicemia, cioè un calo del glucosio nel sangue.
Gli insulinomi di solito sono tumori piccoli, inferiori ai 2 cm nel 90% dei casi, solitari e solo nel 5-15% dei casi sono maligni.
Si localizzano nel pancreas, indistintamente nella testa, corpo o coda di quest'organo, solo raramente si possono localizzare in sedi extrapancreatiche.
Sono tumori rari che vanno ipotizzati quando un paziente presenta ipoglicemia, soprattutto in quei casi in cui gli attacchi sembrano essere provocati dal digiuno, o in quei pazienti che hanno un'anamnesi familiare positiva per MEN-1.
L'età media di insorgenza del tumore si aggira intorno ai 40-50 anni.
I sintomi più comuni sono sostanzialmente quelli dovuti al calo del glucosio nel sangue, quindi sono legati all'ipoglicemia, che si presenta di solito a digiuno: cefalea, disorientamento, stato confusionale, alterazione della vista, sino al coma.
La maggior parte dei pazienti può presentare sintomi da eccesso di catecolamine (adrenalina e noradrenalina), come sudorazione, palpitazioni, tremori.
La diagnosi di insulinoma richiede la dimostrazione di elevati livelli circolanti di insulina nel sangue durante l'ipoglicemia.
Tuttavia esistono altre cause che possono determinare ipoglicemia a digiuno, quali l'errata somministrazione di insulina o ipoglicemizzanti orali nei pazienti diabetici, gravi malattie epatiche, alcolismo, denutrizione e altri tumori extrapancreatici.
L'esame maggiormente usato e più attendibile ai fini della diagnosi è il digiuno protratto per 72 ore nell'arco del quale si effettuano le varie misurazioni della glicemia, dell'insulinemia e del peptide C ogni 4-8 ore.
Se il paziente diventa sintomatico o si raggiungono livelli glicemici persistentemente < 40 mg/dl, il test deve essere sospeso, si devono prelevare i campioni di sangue adatti alla misurazione dei parametri sopra citati e quindi somministrare glucosio al paziente.
Solitamente, il 70-80% dei pazienti con insulinoma sviluppa ipoglicemia nelle prime 24 ore del test, il 98% entro le 48 ore.
A volte l'uso scorretto o surrettizio dell'insulina può simulare un quadro di insulinoma. Tuttavia tramite la combinazione dei dosaggi di proinsulina (che sarà normale nei pazienti che assumono insulina esogena ed elevati nei pazienti con insulinoma), delle concentrazioni di peptide C (basso negli utilizzatori di insulina esogena), dei livelli di anticorpi anti-insulina (positivi nei soggetti che fan uso di insulina esogena) si riesce ad effettuare una corretta diagnosi.
Avuta la conferma biochimica di iperinsulinismo endogeno durante l'ipoglicemia, si procede alla diagnosi di localizzazione dell'insulinoma, utile per la conferma diagnostica e l'eventuale rimozione chirurgica.
Solitamente si effettua una TC addominale ad alta risoluzione, che nel 70-80% dei casi individua l'insulinoma. Siccome però sono molto frequenti quelli < 1 cm, la sua negatività non esclude la diagnosi.
Si può ricorrere pertanto alla RM addominale o alla scintigrafia ,entrambe metodiche non invasive.
Esistono anche metodiche invasive, da utilizzare in casi selezionati, come l'ecografia pancreatica endoscopica, il cateterismo venoso epatico dopo stimolazione intra-arteriosa con calcio e l'ecografia intraoperatoria pancreatica.
L'asportazione chirurgica dell'insulinoma avviene solo per quelli classificati come maligni (5-15% dei casi) e l'asportazione nel 75-95% dei casi porta a guarigione il paziente.
Prima dell'intervento, l'ipoglicemia può essere controllata facendo effettuare al paziente piccoli e frequenti pasti, in modo che non si instauri un completo digiuno. Inoltre è possibile somministrare diazossido (150-800mg/die), una sostanza ad azione iperglicemizzante che agisce inibendo la secrezione di insulina. Tale farmaco sembra essere efficace almeno nel 50-60% dei casi e tra i suoi effetti collaterali vanno annoverati la ritenzione di sodio, con la comparsa di edemi, sintomi gastrointestinali come la nausea e nelle donne irsutismo.
Tuttavia, in fase acuta, nel 40% dei pazienti si è rivelato efficace l'octreotide, un analogo della somatostatina a lunga durata d'azione. È un farmaco che va usato in maniera molto oculata in quanto inibisce la secrezione dell'ormone della crescita, altera i livelli di glucagone peggiorando di fatto l'ipoglicemia.
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