La dieta lipidomica prende spunto dalla nuova frontiera della ricerca in campo alimentare, ossia la lipidomica. Essa si basa sul fatto che la dieta e lo stile di vita di un individuo possano interagire, come fattori esterni ambientali, con il corredo genetico dell'individuo, andando a generare effetti diversi.
Il corredo lipidico di un organismo, così come anche il loro metabolismo, è correlato allo sviluppo di diverse patologie, come quelle cardiovascolari, il diabete e alcune forme di cancro, come confermato da molti studi in merito. Vi sono diversi tipi di corredo lipidico, se ne distinguono più di 150, che dipendono sia da fattori genetici che ambientali, come la dieta e lo stile di vita in generale. Questa correlazione è stata maggiormente studiata in seguito al grande interesse e ai nuovi sviluppi delle tecniche basate sulla metabolomica e lipidomica, che approfondiremo più avanti in questo stesso articolo.
La comprensione delle variazioni genetiche tra gli individui, nonché l'interazione tra geni e dieta, potrebbe portare, in futuro, alla formulazione di diete basate sul singolo individuo e sul suo corredo di geni.
Nonostante si sia ben lontani dal poter definire delle vere e proprie "diete personalizzate" sulla base delle analisi e dei test lipidomici, la ricerca in merito ha prodotto risultati abbastanza incoraggianti. Servono, però, studi ulteriori con maggiori conferme prima di poter usare queste informazioni nella pratica clinica.
I livelli di lipidi nella dieta sono sicuramente influenzati dal cibo che viene assunto con la dieta e dallo stile di vita, se ad esempio è sedentario o meno. Tra gli individui, il diverso profilo lipidico, e l'eterogeneità che ne consegue, sono invece dovuti proprio al corredo genetico di ciascuno.
I lipidi circolanti nel sangue possono variare nella loro composizione e quest'ultima influenza il grado di obesità del soggetto. Diversi aspetti della dieta vanno ad influenzare la tipologia di lipidi nel corpo. Un esempio è l'alta presenza di carboidrati nella dieta, in particolare per quanto riguarda gli zuccheri semplici, che è un fattore di aumento dei trigliceridi nel sangue, e questo studio lo dimostra.
La perdita di peso, inoltre, conseguente ad una dieta adeguata, è stata associata anche ad un miglioramento del profilo lipidico. In particolare, studi a lungo termine della durata di circa 2 anni, hanno rilevato in questi casi una riduzione del colesterolo totale ematico, così come anche dei trigliceridi e delle LDL ematiche. Allo stesso tempo, è stato riscontrato anche un aumento del colesterolo HDL. Sia negli adulti che nei bambini, altri studi hanno avuto risultati simili, portando alla conclusione che i cambiamenti nello stile di vita, e nella dieta in particolare, inducono un miglioramento del profilo lipidico.
Se la conclusione sembra semplice e quasi scontata, la comprensione dei meccanismi che regolano la relazione tra dieta e lipidi non lo sono altrettanto, soprattutto quando si va a studiare la loro relazione con lo sviluppo delle patologie correlate.
Circa 25 anni fa iniziavano gli studi sulla relazione tra geni e corredo lipidico. I primi studi si basavano sull'analisi delle caratteristiche di gruppi particolari di popolazione, come i gemelli e le famiglie. In questo modo sono stati identificati alcuni geni coinvolti potenzialmente con i lipidi e il loro metabolismo. Nonostante questi risultati, alcuni studi di questo tipo non sono poi stati replicati e quindi sono stati messi, di conseguenza, in discussione.
Successivamente, la ricerca in questo campo è stata effettuata usando la tecnica dello "studio dell'associazione dell'intero genoma" o "genome-wide association studies" (GWASs). I primi studi basati su questa tecnica, che prendeva in considerazione i geni coinvolti nel metabolismo lipidico, risalgono al 2007 e hanno portato all'individuazione di 2800 diversi genotipi e 157 loci diversi correlati ai lipidi del sangue, in particolare alle HDL, LDL e ai trigliceridi, nonchè al loro metabolismo.
Di questi loci genici identificati, 46 sono correlati alle HDL, 16 ai trigliceridi, 18 al colesterolo totale e 9 alle LDL. Vi sono, però, altri loci genici correlati a più tipi di lipidi, come quelli correlati sia al colesterolo totale che alle LDL, o i 4 correlati sia al colesterolo totale che alle LDL, HDL e trigliceridi. Questi risultati sono sicuramente interessanti e di sicuro interesse nell'approfondimento dell'influenza genica sui lipidi.
Successivamente, con l'avanzamento delle tecniche di studio genetico, è stato sequenziato l'intero genoma umano. Questo ha portato alla possibilità di identificare le diverse mutazioni correlate ai geni dei lipidi. Uno studio, in particolare, ha riscontrato che le mutazioni con maggior frequenza nella popolazione, come i polimorfismi, vanno ad avere un'incidenza maggiore nella genetica legata al colesterolo HDL. Lo stesso studio ha identificato, grazie alle nuove tecniche di sequenziamento, i siti e il meccanismo di regolazione dei geni correlati alle HDL plasmatiche.
Diversi studi pongono le basi per una futura dieta lipidomica, anche se le ricette in merito sono ancora ben lontane dal poter essere formulate. Di recente, però, è stato rilevato che alcuni fattori genetici vanno ad interagire con i nutrienti della dieta, influenzando e determinando lo sviluppo di patologie come l'obesità.
Inoltre, a seconda del profilo genetico dell'individuo, è stata osservata una diversa risposta ai cambiamenti nella dieta e nello stile di vita. Un esempio è l'analisi fatta su alcuni europei in cui è stato riscontrato che il polimorfismo di alcuni geni è correlato ad un cambiamento delle HDL plasmatiche, in seguito alla quantità di omega-6 con la dieta.
Il polimorfismo per APO-E è stato, invece, associato ad un cambiamento nelle LDL del sangue in base all'assunzione di alcol e al fumo di sigaretta. Questi risultati sono stati riscontrati soprattutto nella popolazione ispanica.
Tra i soggetti sovrappeso e obesi europei sono stati trovati, in alcuni casi, dei polimorfismi correlati all'assunzione di proteine con la dieta, che sembra influire con i livelli di trigliceridi. Inoltre, alcuni individui con un polimorfismo per il gene codificante la proteina APO-A5, porta ad una miglior risposta riguardante il profilo lipidico in seguito ad una dieta a basso tenore di grassi.
Nonostante i numerosi risultati che confermano la relazione tra geni e lipidi, e i cambiamenti indotti attraverso la dieta, gli studi in merito sono ancora insufficienti e presentano ancora alcuni errori.
Alcune ricerche hanno riscontrato che alcuni individui con il polimorfismo chiamato TT, tendono ad avere un più alto livelli di colesterolo totale plasmatico quando non seguono una dieta di tipo mediterraneo. Quando, invece, si ha una massima o maggiore aderenza alla dieta mediterranea non si ha alcun miglioramento nel profilo lipidico. Questo dimostra come la ricerca sulla dieta lipidomica deve ancora essere sviluppata maggiormente, in quanto presenta ancora molti punti critici da risolvere.
La lipidomica è una branca della metabolomica, ossia lo studio e la misurazione quantitativa e qualitativa dei composti chimici e delle piccole molecole, come aminoacidi, lipidi e carboidrati.
Nell'analisi lipidomica sia usano nei campioni biologici, come tessuti, cellule, fluidi corporei, per lo studio dei lipidi in essi presenti. Si va, quindi, a studiare il cosiddetto "lipidoma" dell'organismo.
La lipidomica è stata sviluppata circa 10 anni fa grazie alle moderne tecnologie, che permettevano un'analisi anche quantitativa delle molecole. Di conseguenza, è stato possibile andare a studiare le vie di segnalazione metabolica in cui sono coinvolti i lipidi.
Fra le analisi lipidomiche ve ne sono 3 molto utilizzate, spesso in modo complementare. La prima è la "shotgun lipidomica", che permette di studiare in modo piuttosto ampio il profilo lipidico. La seconda è la "lipidomica globale o non targettizzata" che permette di identificare centinaia di specie lipidiche. L'ultima, invece, è la "lipidomica targettizzata", che consente una quantificazione abbastanza precisa di moltissime specie lipidiche di potenziale interesse.
Grazie all'analisi lipidomica nel 2010 sono state indentificate diverse centinaia di specie lipidiche, poi suddivise in 6 categorie principali. Studi di questo tipo hanno portato a rilevare un profilo lipidico abnorme in soggetti affetti da ipertensione, obesità e diabete, andando anche ad identificare i lipidi potenzialmente causa di queste patologie. Su questa base sono state, poi, analizzate alcune cure farmacologiche contro l'ipertensione, nonchè è stata anche studiata l'influenza dei lipidi nella dieta sulla resistenza insulinica e i possibili fattori di predisposizione al diabete.
Attraverso l'analisi lipidomica è stato possibile rilevare che la presenza di un lipidoma caratterizzato da catena corte o brevi in particolare, possa essere potenziale fattore predisponente a patologie cardiache e regolare anche la risposta a trattamenti dietetici e farmacologici. La ricerca in questa direzione deve, però, essere ancora confermata ed ampliata.
Tutti questi risultati fanno sperare che in futuro si possano realizzare degli interventi dietetici personalizzati a promozione della salute, tenendo conto della variabilità genetica individuale.
I test di lipidomica vengono venduti soprattutto dall'azienda Lipinutragen, che ha formulato prodotti venduti per la realizzazione di questi test nelle farmacie o presso professionisti affiliati. Queste analisi usano i globuli rossi per la valutazione del profilo lipidico, perchè essi lo ritengono in grado di rappresentare la composizione di membrana di tutti i distretti corporei. In seguito a questi test, si va a definire il "FAT profile", ossia il lipidoma, che può essere usato per la definizione di una dieta. Il costo del test è di circa 120 euro. Alla luce, però, di quanto abbiamo detto, lo stato della ricerca attuale, per quanto promettente, non consente di definire attendibile questo tipo di approccio dietetico e clinico, in quanto non basato su ricerche e studi scientifici confermati, ma per ora solo preliminari.
L'analisi lipidomica è la nuova frontiera riguardante lo studio della relazione tra geni, lipidi e stile di vita, dieta compresa. Se è certa questa correlazione, la ricerca in merito deve ancora fare passi da gigante prima che si possa parlare di una vera e propria "dieta lipidomica".
Inoltre, i lipidi hanno un'enorme variabilità tra gli individui dal punto di vista della loro composizione. Le tecniche di ricerca sono ancora in una fase preliminare e presentano anche dei problemi di natura tecnica.
La maggior parte degli studi, infatti, devono ancora essere confermati da ulteriori ricerche che ne dimostrino la riproducibilità dei risultati. Sono, inoltre, necessari studi che coinvolgano gruppi di ricerca su larga scala, in modo da dimostrare ancora meglio il legame tra geni e dieta. Sembra ancora lontana una vera e propria dieta lipidomica, dunque sconsigliamo vivamente di farsi attirare dalle proposte commerciali attualmente sul mercato. Pensate solo a quanti soldi sono stati inutilmente spesi per fare i vari test, mai validati scientificamente, sulle intolleranze alimentari. Il rischio che i test sul profilo lipidico facciano, tra 10 anni, la stessa fine, è a nostro parere, ad oggi troppo elevato.
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