L'episclerite è una condizione infiammatoria che interessa l'episclera, sottile strato di tessuto connettivale lasso che si trova tra la congiuntiva e la sclera. Generalmente è una malattia lieve e autolimitante ma ricorrente. La maggior parte dei casi rilevati sono di origine idiopatica, anche se fino a un terzo dei pazienti possono avere una condizione sistemica sottostante. Inoltre, alcuni casi, possono essere causati da stimoli infiammatori esogeni.
L'episclerite diffusa (70% dei casi) è più comune rispetto all'episclerite nodulare (30% dei casi) e l'età media dei pazienti che soffrono di tale condizione è di circa 47 anni. L'infiammazione unilaterale colpisce due terzi dei pazienti con episclerite e la malattia è più comune nelle donne rispetto agli uomini, anche se la differenza non è statisticamente significativa.
Le cause che conducono allo sviluppo dell'episclerite sono poco conosciute e la maggior parte dei casi sono di origine idiopatica (senza causa apparente); tuttavia, fino in un terzo dei casi possono essere associati a una condizione sistemica sottostante, malattie del tessuto connettivo o patologie vasculitiche.
Le malattie collagene-vascolari associate allo sviluppo di episclerite includono:
Altre condizioni non infettive associate allo sviluppo di episclerite includono la malattia di Behcet e la sarcoidosi. Inoltre malattie come la gotta e la rosacea sono state associate con l'episclerite, così come è stato dimostrato che i corpi estranei possono causare episclerite.
L'episclerite può inoltre essere associata a cause infettive, fra cui:
La risposta infiammatoria, presente in tale condizione, è localizzata a livello della rete vascolare episclerale superficiale e, a livello istopatologico, si può notare un'infiammazione non-granulomatosa con dilatazione vascolare e infiltrazione perivascolare (circonda cioè i vasi sanguigni).
Esistono due tipi clinici di episclerite: diffuse e nodulare o focale.
Il tipo più comune è rappresentato dell'episclerite diffusa, in cui sono presenti periodi intermittenti di infiammazione da moderata a grave, che spesso si presentano a intervalli che vanno da 1 a 3 mesi. Gli episodi durano solitamente 7-10 giorni, e la maggior parte dei casi si risolvono dopo 2-3 settimane. Episodi che durano maggiormente possono essere più comuni in pazienti con condizioni sistemiche associate. Alcuni pazienti presentano una frequenza maggiore delle manifestazioni cliniche in primavera o in autunno. Risalire al fattore scatenante è raro, ma è stato dimostrato che gli attacchi sono associati a diversi fattori, quali stress, allergie, traumi e cambiamenti ormonali.
I pazienti che soffrono di episclerite nodulare o focale presentano attacchi infiammatori più prolungati, che sono in genere maggiormente dolorosi rispetto all'episclerite diffusa. Inoltre molti pazienti con episclerite nodulare presentano una malattia sistemica associata.
La diagnosi dell'episclerite è generalmente clinica, basata principalmente sulla storia medica del paziente e sull'esame con lampada a fessura (o biomicroscopio).
Classicamente, i pazienti tra i 20 e i 50 anni presentano un arrossamento degli occhi sia che la comparsa sia acuta (episclerite semplice) sia che si manifesti in modo graduale (episclerite nodulare), e può eventualmente essere associata a dolore. Nell'episclerite semplice, i sintomi si presentano in circa 12 ore e poi si risolvono lentamente nel corso di circa 2-3 giorni. Essi tendono a ripetersi nel tempo e negli anni diventano meno frequenti, fino a scomparire completamente.
Nell'episclerite nodulare, il rossore è tipicamente osservato quando il paziente si sveglia al mattino. Nei giorni seguenti, il rossore aumenta, causando di solito più disagio, e assume un aspetto nodulare. Gli episodi di episclerite nodulare sono auto-limitati, ma tendono a durare più a lungo rispetto agli attacchi di semplice episclerite.
Per differenziare le due tipologie è spesso necessario ricorrere all'uso della lampada a fessura, che tramite l'utilizzo di fasci di luce permette di discriminare tra l'episclerite semplice e quella nodulare.
Inoltre questa differenziazione viene spesso dimostrata dall'instillazione di fenilefrina 2,5%; la fenilefrina colora i vasi congiuntivali e episclerali ma lascia indisturbati i vasi sclerali. Se un paziente con arrossamento degli occhi migliora dopo instillazione di fenilefrina, può essere posta la diagnosi di episclerite.
Episodi singoli di episclerite non richiedono un vasto iter di esami di laboratorio; tuttavia, i pazienti che soffrono di attacchi ricorrenti e non hanno malattie associate note possono richiedere una valutazione sistemica. I test che vengono effettuati generalmente comprendono la ricerca dei seguenti valori: fattore reumatoide, anticorpi antinucleo, uricemia, velocità di sedimentazione eritrocitaria, emocromo con formula, analisi delle urine e una radiografia del torace. La scelta dei test da eseguire dovrebbe essere adattata per ogni singolo paziente sulla base della storia medica e l'esame fisico.
L'episclerite è una malattia infiammatoria autolimitante che in genere non provoca nessun danno permanente agli occhi; infatti molti pazienti che soffrono di episclerite possono non richiedere alcun trattamento.
Nei casi in cui è richiesto un trattamento, si può intraprendere una terapia locale e/o sistemica.
La terapia locale nell'episclerite diffusa spesso consiste nell'utilizzo di lacrime artificiali, le quali sono utili per i pazienti con sintomi lievi e moderati. I pazienti con episodi gravi o prolungati possono invece richiedere l'utilizzo di lacrime artificiali con l'aggiunta di corticosteroidi topici.
L'episclerite nodulare può richiedere gocce di corticosteroidi locali o agenti anti-infiammatori. Generalmente viene utilizzata una terapia topica oftalmica giornaliera con i seguenti agenti: prednisolone, desametasone, loteprednololo etabonato o betametasone.
Circa due terzi dei pazienti con episclerite rispondono alla terapia topica.
La terapia sistemica viene utilizzata nei casi in cui l'episclerite non si risolve in seguito al trattamento con la terapia locale.
Vengono utilizzati farmaci sistemici antiinfiammatori non steroidei (FANS), che possono essere somministrati fino a quando l'infiammazione non si è spenta. I FANS usati nel trattamento dell'episclerite includono il flurbiprofene, l'indometacina e il naprossene (riservato ai pazienti con un quadro di episclerite più grave).
La risposta ai FANS è differente da persona a persona; un FANS che è efficace in un paziente può non essere efficace in un altro. Questi agenti devono essere somministrati in concomitanza con l'assunzione di cibo, al fine di evitare effetti collaterali gastrointestinali.
I pazienti che non rispondono o che hanno una risposta incompleta sia alla terapia locale che a quella sistemica dopo un mese di trattamento continuo, possono essere trattati con corticosteroidi assunti per via orale per almeno 30 giorni; circa il 20% dei pazienti con episclerite necessitano di un trattamento con corticosteroidi per via orale.
I pazienti con episclerite secondaria a cause infettive hanno bisogno di una terapia antibiotica appropriata per risolvere la condizione infettiva di base.
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