Il girarrosto è uno strumento usato per la cottura delle carni allo spiedo, solitamente pollo o galletto, ma anche quaglie, arrosti di maiale, di coniglio, di agnello, ecc. Il girarrosto è molto simile ad un grande forno, composto da una parete di braci ardenti e da vari spiedi a cui sono appesi i polli e le carni che girano continuamente attraverso un dispositivo meccanico.
Il girarrosto è lo strumento tipico delle rosticcerie italiane e non, è diffuso in tutto il mondo e in tante varianti diverse, anche casalinghe.
Come il nome suggerisce, nel girarrosto si esegue una cottura per arrostimento.
La prima volta che è stato utilizzato un girarrosto rudimentale è stato nel 1450 in un negozio di Parigi, una Rotisserie, parola che poi si è affermata in tutto il mondo per indicare le rosticcerie. In Francia esiste un termine anche per indicare lo chef che nei ristoranti si occupa di cucinare le carni allo spiedo, arrosto o sulla griglia, il Rotisseur.
Per tutto il Medioevo in Europa era un'abitudine costante cucinare le carni allo spiedo, cioè infilzandole in una lancia di metallo e facendole girare attorno al camino. All'epoca era tutto manuale e il girarrosto veniva fatto roteare da un servo oppure da un cane.
I primi girarrosti erano posti in verticale (un po' come quelli per cuocere il kebab), ma successivamente si impose la versione orizzontale, quella che conosciamo oggi.
Molti sono stati i tentativi di creare il perfetto girarrosto nel corso dei secoli, per renderlo il più efficiente e automatico possibile. Ci furono girarrosti a vapore, a pendolo, a bottiglia e anche Leonardo Da Vinci nel 1607 brevettò il suo girarrosto che sfruttava una turbina a 4 pale per produrre fumo e calore.
Quello che comunemente chiamiamo spiedo, in realtà, ha un altro nome tecnico: schidone o schidione, ossia quello strumento lungo e sottile, appuntito ad un'estremità, nel quale si infilzano le carni, solitamente in acciaio o altro metallo. I moderni schidoni arrivano ad avere anche 3 aste appuntite, per fare in modo che i pezzi di carne rimangano ben saldi durante la cottura.
Lo spiedo, nel Medioevo, indicava invece l'arma con cui si cacciavano il cinghiale e altra selvaggina, una lancia appuntita ad un'estremità, ma questo termine ha sempre continuato nei secoli ad indicare anche l'utensile per la cottura.
Se si è appassionati di carni allo spiedo, che effettivamente hanno un altro sapore rispetto a quelle cucinate nel classico forno o sulla griglia, può valer la pena decidere di acquistare un girarrosto casalingo. Ne esistono in commercio di diversi tipi, l'unico limite è che si deve possedere un camino oppure una griglia di barbecue dove appoggiarlo e di un po' di spazio per riporlo. Esistono anche forni compresi di girarrosto: lo schidone si collega alle due pareti laterali all'interno di alloggiamenti collegati a un motore che lo fa girare a velocità costante. La cottura è garantita dal grill del forno, di norma posto sulla parete superiore.
I girarrosti casalinghi sono strutture che riproducono in piccolo quelli delle rosticcerie, quindi con quattro aste e quattro piedi per sostenerli ai lati e qualche schidone (spiedo). La differenza sta nel fatto che il fuoco, quindi la fonte di calore non è compresa, bisogna produrla da sé (di solito tramite braci di legna, o di carbone di legna). Il movimento dello spiedo può essere manuale oppure ad alimentazione elettrica.
Le dimensioni sono generalmente di 300 x 180 cm, mentre il prezzo si aggira intorno ai 200 €.
La carne, prima di essere cotta, va insaporita con sale ed erbe aromatiche (come per l'arrosto). L'olio nella cottura allo spiedo è superfluo, in quanto è sufficiente il grasso che si sprigiona dalla pelle del pollo e che girando si spande su tutta la carne per poi essere raccolto nella teglia alla base del girrarosto e facilmente eliminato, o meglio utilizzato per cucinare le patate arrosto.
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