Grenache o Garnacha o Cannonau

La Grenache, o Garnacha, è un vitigno internazionale a bacca rossa, molto diffuso in tutto il mondo. Le sue origini non sono molto chiare, sembra provenire o dalla Spagna (dove è chiamato Garnacha Tinta), oppure dalla Francia (dove è detto Grenache Noir).

 

 

Questi due Paesi sono anche quelli dove è maggiormente diffuso attualmente, soprattutto nelle zone vitivinicole di Aragona, de La Rioja, della Catalogna e dei Pirenei per quanto riguarda la Spagna e in tutta la fascia meridionale della Francia (Provenza, Linguadoca e Valle del Rodano). Il vino più famoso a base Grenache (ma non solo) è il Châteauneuf-du-Pape AOC, nella Valle del Rodano, uno dei vini più famosi del mondo (anche se in Italia è poco conosciuto); in questa regione troviamo anche altri cru meno costosi come Gigondas, Rasteau, Vacqueyras, sempre a base Grenache e Syrah, in proporzioni variabili.

Inoltre, troviamo coltivazioni di Grenache anche in Grecia, in Italia e persino in Marocco e in Algeria, possiamo quindi dire che è un vitigno tipicamente mediterraneo, che poi si è adattato bene al di fuori dell'Europa in zone litoranee e mitigate dal mare del Messico, di Israele, della California e dell'Australia.

La Grenache in Italia: il Cannonau

In Italia la Grenache è presente ma è conosciuta con il nome di Cannonau ed è coltivata principalmente in Sardegna, della quale rappresenta il vitigno a bacca rossa più importante e prestigioso.

 

 

Grenache

Dal momento che un sinonimo dell'uva Garnacha in Spagna è Alicante, occorre fare una distinzione: anche in Sardegna è coltivata un'uva chiamata Alicante, ma è diversa dal Cannonau, cioè dalla Garnacha spagnola, poiché l'Alicante italiana è stata ottenuta come incrocio tra 2 vitigni: la Grenache e il Petit Bouschet, ed è un vitigno molto più recente e di scarso valore, usato principalmente negli uvaggi ma in minima parte (x es. un massimo del 15% nel Morellino di Scansano DOCG).

La Garnacha, inoltre, non va confusa neanche con la Vernaccia, un altro vitigno italiano diffuso in Sardegna, con il quale ha un'assonanza uditiva ma nessuna familiarità ampelografica. Il termine "vernaccia" deriva infatti dal latino "vernaculum", parola che indicava i vitigni autoctoni largamente coltivati in un dato luogo e, tra l'altro, è un'uva bianca (Vernaccia di Oristano DOC).

 

 

Il Cannonau, invece, è un biotpo della Garnacha spagnola, arrivata in Sardegna nel XIII secolo tramite la conquista da parte degli Aragonesi e chiamata così dalle popolazioni locali (in dialetto sardo viene detto anche Cannonaddu o Cannonadu Nieddu).

Grazie al dominio aragonese la Garnacha si è diffusa un po' in tutte le regioni del Meridione, ma solo in Sardegna ha trovato il suo habitat naturale, tanto che spesso si è portati a pensare che il Cannonau sia un vitigno autoctono sardo. Effettivamente i sardi hanno saputo farlo loro e lo hanno sempre apprezzato e valorizzato, favorendo la nascita di un legame tra vitigno, terra e popolazione indissolubile.

Attualmente circa 8000 ettari della Sardegna sono coltivati a Cannonau, che concorre a formare 3 DOC della regione, in purezza o in uvaggio: Cannonau di Sardegna DOC, Alghero DOC e Mandrolisai DOC.

Caratteristiche del vitigno e del vino

La Grenache ha foglia media, trilobata o pentalobata, di colore verde, lucida e glabra. Il grappolo è medio, serrato, conico o cilindrico, a volte alato. L'acino è medio, rotondo, di colore nero-violaceo, con buccia sottile e molto pruinosa.

La maturazione è medio-tardiva, viene vendemmiato a fine settembre.

Il vino Grenache, o Cannonau, ha guadagnato un'ottima reputazione a livello mondiale grazie alla sua produttività buona e costante, alla sua resistenza alle malattie e al suo carattere equilibrato, robusto e longevo. 

Il vino che se ne ottiene se bevuto giovane è molto piacevole, fruttato e dalla grande bevibilità, se fatto invecchiare in botte di rovere guadagna un gusto più caldo e vellutato, altrettanto piacevole.

In alcuni casi la Grenache si presta anche all'appassimento e alla produzione di vini dolci da dessert.

 

 

 

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