Moscato è il termine usato per indicare una delle famiglie di vitigni più ampia e variegata, che affonda le sue origini nell'Antica Grecia. Questa tipologia di uve era chiamata in greco Anathelicon Moschaton (da "muscum=muschio" per via dell'odore molto caratteristico che ricorda il muschio) e in latino Uva Apiana, per via del fatto che veniva mangiata dalle api dato il suo gusto dolcissimo.
Il Moscato è da sempre una delle uve più diffuse in tutto il bacino mediterraneo, e durante il Medioevo si è diffusa anche verso il Nord Europa, soprattutto in Francia dove viene chiamata Musqué, ed oggi è considerata a tutti gli effetti un vitigno internazionale.
In Italia è coltivata praticamente in tutte le regioni, basti pensare che è la quarta uva bianca più allevata nella nostra penisola. Concorre a formare tantissime DOC, tra cui le più famose sono: Moscato di Trani DOC in Puglia, Moscatello di Montalcino DOC in Toscana, Moscato di Pantelleria DOC e Moscato di Noto DOC in Sicilia, Alto Adige Moscato giallo DOC in Trentino Alto Adige, Molise Moscato passito DOC in Molise, Moscato di Chambave DOC in Valle d'Aosta.
In purezza è utilizzato anche nella composizione di 4 DOCG: Moscato di Scanzo DOCG in Lombardia, Moscato d'Asti DOCG e Asti Spumante DOCG in Piemonte, Fior d'Arancio Colli Euganei DOCG in Veneto.
In Francia è utilizzato per produrre vini dolci naturali (mutizzati con alcol), per esempio nelle AOC Muscat de Beaume de Venise (regione Rodano) e Muscat de Rivesaltes (regione Languedoc), ma anche per produrre un vino molto simile al moscato d'Asti: la Clairette de Die (regione Drome).
Il Moscato è un'uva caratterizzata da un profumo intenso e da un gusto molto dolce, che la rendono un vitigno ideale per creare vini dolci e passiti, sia fermi che frizzanti o spumanti, ma anche per essere mangiato come uva da tavola.
Della stessa famiglia dei Moscati fanno parte 9 varietà diverse: il Moscato Bianco, il Moscato Giallo, il Moscato rosa, il Moscato d'Alessandria o Zibibbo, il Moscato nero di Acqui, il Moscato nero di Scanzo, il Moscatello selvatico, il Moscato di Terracina e il Moscatello di Saracena. Vediamoli nel dettaglio.
Questa è la varietà più pregiata, nonché quella più diffusa sia in Italia, con 30 mila ettari, che all'estero (Spagna, Francia, Germania, Grecia e Romania).
Ha una produzione buona e costante, predilige terreni marnosi e calcarei, e un clima asciutto e ventilato, ma tollera bene anche la siccità. La maturazione è medio tardiva, la vendemmia viene effettuata alla fine di settembre.
Ha foglia media, pentagonale, trilobata o pentalobata; il grappolo è medio, cilindrico-piramidale, alato, da compatto a semi-spargolo; l'acino può essere medio o medio-grande, sferoidale o leggermente appiattito, con buccia sottile, di colore giallo-verdastro e ricoperto da uno strato leggero di pruina; la polpa ha il caratteristico sapore dolce e aromatico.
Diffuso soprattutto nel Nord Italia, il Moscato bianco dà i suoi migliori risultati in Piemonte, dove viene allevato nel territorio compreso tra Asti, Cuneo e Alessandria per fare il Moscato d'Asti DOCG e l'Asti Spumante DOCG, un vino dolce frizzante e piacevole, poco alcolico (circa 11-12%), molto fruttato (agrumi, mela, pesca) che si abbina tradizionalmente al pandoro e al panettone durante le feste natalizie.
Questa tipologia di Moscato si differenzia dalla prima per avere un colore della buccia giallo dorato molto carico, inoltre il grappolo è più grande e più allungato e la buccia è più spessa e consistente.
Ha una buona vigoria e una buona produttività e viene vendemmiato nelle ultime decadi di settembre.
In Italia, il Moscato giallo è diffuso soprattutto nella zona Nord-orientale, nelle regioni del Trentino Alto Adige (dove in lingua tedesca viene chiamato Goldenmuskateller o Gelben Muskateller), in Friuli Venezia Giulia e in Veneto dove dà origine alla DOCG Fiori d'Arancio Colli Euganei (Moscato Fiori d'Arancio è, infatti, un suo sinonimo). Questa DOCG è in provincia di Padova e prevede vini bianchi sia in versione spumantizzata che in versione passita, molto dolci e aromatici.
Il Moscato giallo trentino e altoatesino, invece, viene di solito vinificato come bianco fermo e secco, peculiare per le sue doti di freschezza e sapidità, anche se mantiene quella nota di morbidezza e di aromaticità tipiche del vitigno.
Il Moscato rosa o Rosenmuskateller è un tipo di Moscato molto raro, coltivato prinicpalmente nella zona attorno al Lago di Caldaro, in Trentino Alto Adige, e probabilmente arrivato qui passando per la Dalmazia e la Grecia. Si trovano coltivazioni di Moscato rosa anche in Friuli e in Piemonte.
Il nome deriva da due fattori: sia perché la buccia dei suoi acini è di colore rosa-violaceo, sia perché emana un forte profumo di rosa e di fiori, a differenza degli altri Moscati che tendono più al fruttato.
La sua epoca di maturazione è tardiva, la vendemmia inizia a fine settembre e si prolunga fino ad ottobre. Può essere anche vendemmiato tardivamente e vinificato come vino passito o eiswein o come vino liquoroso.
Lo Zibibbo, nome molto famoso che fa subito venire in mente la Sicilia, altro non è se non un Moscato. Viene detto scientificamente Moscato d'Alessandria poiché si crede sia originario della città egiziana di Alessandria ed è anche quello attualmente più diffuso nelle coste meridionali del bacino mediterraneo (Sicilia, Puglia, Grecia, Andalusia).
Ha un grappolo molto grande, con acini grandi di colore verde e una buccia coriacea molto spessa, cosa che lo rendono un vitigno particolarmente adatto a questi climi caldi, a vendemmie tardive e a vinificazioni come vino passito o liquoroso. La buccia spessa, infatti, protegge l'acino e permette che al suo interno il tasso di acidità rimanga inalterato, senza il rischio di marciumi.
La vendemmia deve essere comunque precoce, si inizia già ad agosto.
Lo Zibibbo produce un vino di gradissimo pregio in Sicilia, sua terra d'elezione, ovvero il Passito di Pantelleria DOC, un vino molto grasso e corposo, dai profumi intensi di marmellata d'arancia, albicocca candita, fichi e datteri, vellutato in bocca e molto piacevole.
Il Moscato nero è una rara variante del Moscato bianco, che si caratterizza per il colore violaceo quasi nero della sua buccia. Ne esistono due versioni in Italia: il Moscato nero di Scanzo lombardo e il Moscato nero di Acqui piemontese, in realtà recenti studi ampelografici hanno dimostrato che sono due vitigni distinti, ma per ragioni puramente pratiche li accomuno nello stesso articolo.
La differenza principale tra i due è che quello di Scanzo dà un vino rosso dolce molto pregiato (DOCG dal 2009), ottenuto con uve surmature, mentre quello di Acqui viene vinificato come rosso fermo, meno pregiato, dal colore rosso rubino scarico, poco tannico e dal classico profumo fruttato.
Diffuso soprattutto in Puglia dove regala la sua migliore espressione con il Moscato di Trani DOC, in realtà il Moscatello selvatico è coltivato anche nella zona di Montalcino, in Toscana, nella DOC che prevede le tipologie Tranquillo, Frizzante o Vendemmia tardiva.
A livello olfattivo e gustativo non differisce molto dal Moscato bianco.
Tipico della zona di Terracina, in Lazio, ha grappolo grande e piramidale e acini grandi di colore giallo-verde con buccia consistente e pruinosa.
Coltivato esclusivamente nel comune di Saracena, in Calabria, viene utilizzato per produrre un vino passito con un metodo tradizionale, cioè facendo appassire le uve e poi ricavandone un mosto dolce che viene unito ad altre uve (Malvasia, Guarnaccia e Odoacra).
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