La carne artificiale, chiamata anche carne sintetica o coltivata, è un prodotto realizzato in laboratorio che non deriva da animali vivi ed è formulato in modo da essere quanto più simile alla carne tradizionalmente consumata.
La produzione di questo alimento è stata messa a punto nel XXI secolo ma il metodo di produzione vero e proprio deve ancora essere sviluppato maggiormente prima che possa essere venduto su larga scala. Inoltre, la carne coltivata ha un costo piuttosto elevato proprio per il modo in cui viene prodotta. L'obiettivo è quindi quello di abbattere i costi in modo da renderla competitiva rispetto all'alimento tradizionale.
A livello etico questo tipo di prodotto potrebbe essere maggiormente accettato da quanti vorrebbero evitare il consumo di alimenti la cui produzione preveda l'uccisione di animali. Altri, però, non sono d'accordo con la carne artificiale proprio per il metodo non naturale di produzione.
Uno dei dubbi che si pongono alcuni è nella modalità di vendita della carne artificiale, che sembrerebbe destinata ad essere legata alla grande distribuzione. A questo proposito, alcune aziende hanno affermato che questo non è necessariamente vero, ma in futuro potrebbe essere addirittura possibile produrre carne artificiale anche a livello domestico o nella piccola ristorazione.
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Nel 1971 furono coltivate per la prima volta in vitro delle fibre muscolari ad opera di Russel Ross. Il materiale utilizzato derivava dal maiale, e precisamente dal suo tessuto muscolare liscio. In realtà la coltivazione in laboratorio di tessuti animali non era una novità già a quel tempo, in quanto essi venivano coltivati in vitro già nel 1990, quando fu messa a punto la tecnica a partire dalle cellule staminali.
La NASA agli inizi del 2000 iniziò a sperimentare la produzione di carne commestibile a partire dal tacchino. Il primo risultato si ebbe nel 2002 con la creazione del primo filetto di pesce, realizzato a partire da cellule di pesce rosso.
Nel corso degli anni, a partire dal 1998, si sono susseguiti diversi esperimenti e richieste di brevetto per la realizzazione di carne commestibile realizzata in vitro a partire da cellule di diversi animali, come la rana.
Nel 2005 comparve il primo articolo scientifico che riguarda la produzione di carne artificiale e nel 2008 fu realizzata la prima conferenza internazionale per la carne coltivata. L'anno successivo, in Olanda un gruppo di ricercatori comunicò di aver avuto successo nella produzione di carne artificiale derivante dal maiale vivo.
Nel 2013 arrivò a Londra la prima conferenza stampa a riguardo, in cui fu presentato il primo hamburger artificiale. Questo prodotto fu cucinato e fatto assaggiare ai giornalisti. La produzione era stata realizzata da un gruppo di ricercatori olandesi a partire da cellule staminali bovine fatte crescere in laboratorio. La carne artificiale così composta, a forma di hamburger, è stata fatta cucinare ad un cuoco ed assaggiare, fra gli altri, ad un critico gastronomico e ad uno studioso di alimentazione. Il primo ha espresso il suo parere dicendo che si avverte la mancanza di grassi, per cui non risulta la consistenza succosa tipica degli hamburger, ma il gusto è molto intenso, simile alla carne. Ha, inoltre, detto che si discosta molto dai derivati della soia dal punto di vista organolettico, ma risulta fortemente simile alla carne tradizionale.
Oggi la sperimentazione per quanto riguarda la carne sintetica si basa prevalentemente sul perfezionamento di gusto e consistenza. Alcuni ricercatori hanno di recente messo a punto una tecnica di produzione che permette la creazione di carne in vitro tridimensionale, grazie all'uso di fibre di gelatina e della forza centrifuga. Il prodotto realizzato è quello che finora si avvicina maggiormente alla morfologia della carne di allevamento. Rimane ancora da perfezionare la tecnica sopratutto dal punto di vista della quantità di fibre muscolari della carne artificiale, che risultano di numero inferiore rispetto a quella tradizionale.
Un'altra ricerca recente si è basata sul possibile utilizzo della mioglobina nel conferimento del colore tipico della carne tradizionale a quella coltivata. Infatti, quest'ultima risulta avere un colore tendente al grigiastro, a causa dell'assenza della circolazione dei vasi sanguigni. Dai risultati ottenuti si è visto che la mioglobina è in grado di conferire alla carne un colore maggiormente tendente al rosso e un gusto più ferroso, migliore di quello ottenuto attraverso l'uso della leghemoglobina, proteine di origine vegetale utilizzata nei preparati vegetali a base di soia. Inoltre, la mioglobina sarebbe anche più sicura rispetto alla proteina della soia. In ogni caso è ancora da accertare l'effettivo vantaggio per la salute riguardo l'uso della mioglobina rispetto alla carne di allevamento.
A settembre 2019 è stata prodotta per la prima volta della carne bovina nello spazio, e precisamente nella stazione spaziale internazionale. L'esperimento è stato realizzato dalla Stazione russa in collaborazione con un'azienda israeliana. La tecnica si basa sull'uso di una stampante 3D per la produzione di tessuto biologico a partire da cellule messe in coltura sulla Terra. La tecnica risulta ancora da perfezionare in quanto richiede una quantità di acqua proibitiva per quelle situazioni. In ogni caso, la tecnica apre la possibilità della produzione di carne direttamente nello spazio, in modo da poter essere consumata dagli astronauti in missione.
La produzione della carne coltivata in laboratorio avviene attraverso la crescita delle cellule muscolari usando come nutrimento le proteine del siero. Si stima che da 10 cellule suine sia possibile arrivare alla produzione di 50.000 tonnellate di carne, processo che durerebbe circa 2 mesi.
I metodi di produzione sono ancora da perfezionare, ma quelli proposti sono prevalentemente due. ll primo usa un bioreattore, ossia un apparecchio realizzato appositamente per far crescere tessuti e organismi biologici. In questo caso si usano cellule staminali che produrranno fibre muscolari. il bioreattore, tecnica ancora da perfezionare, dovrebbe sopperire alla mancanza di vasi sanguigni, apportando nutrimento e ossigeno al tessuto, in modo da favorirne la crescita corretta.
Il secondo metodo è quello che va a riprodurre in vitro un muscolo reale, in un sistema più complesso che richiede la crescita, per ora difficile, di vasi sanguigni e altri tessuti come quello adiposo. Inoltre, dovrebbe essere possibile istruire il tessuto muscolare affinché assuma la forma corretta, adatta alla vendita.
La carne prodotta in modo artificiale deve contenere anche un conservante, il sodio benzoato, che evita la formazione di lieviti e funghi nel prodotto.
Qualsiasi sia il metodo di produzione il tipo di cellule adatte è abbastanza vario e sono comprese quelle umane. Questo apre quindi alla possibilità di applicare questa tecnica al campo medico. Infatti, le tecniche usate sono nell'ambito dell'ingegneria dei tessuti, usata per lo studio dei trapianti o di patologie come la distrofia muscolare.
Fino ad ora il prezzo della carne sintetica, a causa del metodo di produzione complesso, è abbastanza elevato, ma in futuro potrebbe essere ridotto con la messa a punto e il perfezionamento di nuove tecniche. Diverse aziende stanno sperimentando in merito, alcune delle quali hanno dichiarato di poter produrre carne sintetica anche con il solo uso di sostanze vegetali come nutrimento per le cellule.
Il prezzo di una bistecca artificiale da 250 g prodotta nel 2008 si aggirava intorno ad 1 milione e mezzo di dollari. Con il miglioramento della tecnologia di produzione i costi potrebbero diminuire in modo abbastanza evidente, sopratutto quando si inizierà a produrla in modo estensivo.
Le difficoltà di produzione che si incontrano maggiormente riguardano i tempi di sintesi e il mezzo di coltura usato, che deve essere adatto e diverso a seconda del tipo di cellula di partenza utilizzata. Inoltre, altri ostacoli riguardano l'uso di materiale animale, che deve essere ridotto al minimo, anche per diminuire eventuali risvolti etici. Inoltre, è necessario formulare un prodotto che non scateni allergie nei consumatori, ad esempio in seguito all'uso di piante e vegetali che contengono allergeni.
A livello organolettico la carne artificiale risulta ancora dalla consistenza asciutta e dal gusto ancora da perfezionare, in modo da renderlo più simile agli animali da allevamento. Il sapore della carne sembra quello maggiormente difficile da imitare in quanto, insieme al colore, esso dipende dal tipo di allevamento dell'animale.
Gli sviluppi della tecnologia di produzione della carne sintetica, in Italia come nel resto del mondo, sono bloccati dalle numerose ricerche scientifiche realizzate da aziende private e coperte dal segreto commerciale. A livello accademico, i finanziamenti pubblici alla ricerca riguardo questa tecnologia sono ancora molto pochi e insufficienti.
Nel 1995, l'FDA (Food and Drug Administration) americana ha dato parere favorevole riguardo la produzione di carne artificiale e ha considerato sicuri per la salute umana i suoi metodi di produzione.
La carne coltivata, essendo maggiormente controllata nella produzione, risulta in linea teorica verificabile dal punto di vista della composizione. Di conseguenza, sarebbe possibile ad esempio evitare la presenza di sostanza chimiche tossiche come pesticidi e antibiotici che si potrebbero ritrovare in quella tradizionale. Alcuni hanno proposto l'addizionamento degli omega-3 alla carne sintetica, che potrebbe anche essere usata anche a scopo nutraceutico.
Inoltre, la carne artificiale risulta maggiormente sicura anche dal punto di vista microbiologico, perchè meno soggetta a contaminazioni batteriche e microbiche dovute ad esempio alla macellazione degli animali o a loro patologie, come nel caso dell'influenza aviaria e al morbo della "mucca pazza". Nonostante in laboratorio vi possano essere errori nelle procedure che porterebbe a delle potenziali contaminazioni, questo rischio sembrerebbe comunque minore rispetto alle contaminazioni causate dagli allevamenti e dalla macellazione.
La carne artificiale presenta anche altri vantaggi rispetto a quella tradizionale. Infatti, la prima avrebbe un minor impatto ambientale, portando alla riduzione dei consumi energetici di circa il 45% e della terra necessaria alla coltivazione, che sarebbe solo il 2% di quella destinata all'allevamento. Inoltre, la carne artificiale porterebbe ad un significativo risparmio di acqua e ad una minor emissione di gas serra.
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