Carenza di vitamina D: cause, sintomi e prevenzione

La carenza di vitamina D è una delle più comuni e riscontrate in diverse parti del mondo, e determina diversi sintomi e disturbi più o meno gravi. Ma cosa succede, in particolare, se manca la vitamina D? Lo vedremo nel corso di questo articolo e cercheremo di capire come fare per aumentare la vitamina D.

 

 

Perchè si ha carenza di vitamina D?

La vitamina D è molto importante in quanto è un pro-ormone, in grado di svolgere diverse funzioni all'interno del corpo. La sua principale funzione è nella mineralizzazione dell'osso, che favorisce perchè aumenta l'assorbimento di calcio e fosfato a livello intestinale. Questi due minerali sono i principali componenti delle ossa. 

Le funzioni della vitamina D sono però molteplici e coinvolgono la stimolazione del sistema immunitario di cui promuove l'attività, come analizzato in questo articolo, riduce i rischio di patologie autoimmuni e di tumori, stimola la produzione di insulina. A livello renale, stimola il riassorbimento di calcio e inibisce nelle parotidi la secrezione del paratormone. 

 

 

La carenza di vitamina D può avere diverse cause. Con il progredire dell'età, ad esempio, i livelli di vitamina D possono essere ridotti perchè la pelle perde parte della capacità di sintetizzarla. Inoltre, altri fattori che ne riducono la sintesi è una scarsa esposizione della pelle al sole, a prescindere dall'età anagrafica, l'uso della protezione solare e anche la pigmentazione scura della pelle. Quest'ultima caratteristica determina una maggiore predisposizione alla carenza di vitamina D. 

Possiamo, quindi, dire che la carenza di vitamina D sia dovuta ad un'insufficiente esposizione solare, ma questo non è l'unico motivo. Sebbene sia scarsamente rappresentata a livello alimentare, anche un apporto insufficiente derivante da una dieta scorretta può incidere sulla sua carenza. Questo si verifica soprattutto quando si hanno problemi di malassorbimento della vitamina, che non consentono di beneficiare della quota vitaminica assunta con la dieta. 

Inoltre, vi sono casi in cui si hanno dei problemi a livello del metabolismo della vitamina D. Questi problemi si verificano soprattutto in chi ha patologie renali croniche, che infatti spesso sviluppano osteomalacia o rachitismo. Questo perchè in questi pazienti si ha una ridotta produzione della forma attiva della vitamina D e un aumento dei livelli di fosfato nel sangue. Un quadro patologico simile si può avere anche in coloro che soffrono di malattie epatiche. 

Si hanno, poi, casi in cui il corpo è resistente all'azione della vitamina D, come nel caso del rachitismo ereditario vitamina D-dipendente di tipo II, in cui si ha una mutazione del recettore per la forma attiva della vitamina D e quindi di conseguenza, anche se la vitamina D è a livelli abbondanti, non è in grado di agire. 

Le persone in cui più spesso si ha deficit da vitamina D sono gli anziani, che non hanno una sufficiente esposizione solare e che sono in grado di sintetizzarla in misura minore. Inoltre, vi sono società in cui l'uso di vestiti che coprono parte del corpo di donne e bambini li predispone maggiormente ad una carenza di questa vitamina. Allo stesso modo la hanno tutti coloro che sono confinati in ambienti chiusi per diversi motivi, fra cui pazienti ospedalizzati e istituzionalizzati per lunghi periodi. 

Vi sono poi episodi di rachitismo ereditario vitamina D-dipendente di tipo I, una patologia autosomica recessiva in cui si ha, a livello ereditario, una mancata conversione della vitamina D nella sua forma attiva. 

Inoltre, anche l'uso di alcuni farmaci può determinare la carenza di vitamina D, come nel caso dei glucocorticoidi e anticonvulsivanti, che ne aumentano il fabbisogno. 

Vi sono poi dei comportamenti che predispongono maggiormente ad una carenza di vitamina D, come il fumo di sigaretta, che ne altera il metabolismo, e l'obesità, che determina una riduzione della biodisponibilità della vitamina a causa del suo accumulo nel tessuto adiposo. Atri fattori di rischio sono l'alcolismo, che riduce l'assorbimento della vitamina a livello intestinale, ma anche la presenza di osteoporosi, morbo di Crohn e celiachia e il bypass gastrico, tutte condizioni che determinano una compromissione dell'assorbimento intestinale di vitamina D. 

Quali sono i sintomi della vitamina D bassa?

 

 

In generale, i sintomi caratteristici della carenza da vitamina D sono i dolori ad ossa e articolazioni, debolezza muscolare, ma anche difficoltà nella concentrazione e stanchezza ricorrente. Ciascuna patologia o disturbo correlato a questa carenza determina, poi, dei sintomi specifici. 

La carenza della vitamina D può causare rachitismo nei bambini e osteomalacia negli adulti, che sono tipiche dei deficit molto gravi di questa vitamina. Altra conseguenza è l'ipocalcemia, ossia una concentrazione ematica di calcio troppo bassa, inferiore a 8,8 mg/dl di sangue. L'ipocalcemia ha come conseguenza un aumento del paratormone, con iperparatiroidismo. In questa condizione, in particolare, si ha l'aumento della mobilizzazione di calcio dalle ossa e un aumento della ritenzione renale di calcio, con la contemporanea escrezione aumentata dei fosfati. Tutta questa condizione determina la regolarizzazione dei livelli ematici del calcio ma una riduzione dei fosfati, con la compromissione della mineralizzazione ossea. 

La carenza di vitamina D e i dolori muscolari sono spesso correlati, dato che questi sintomi sono tipici di questo tipo di deficit.

In alcuni casi, se la carenza di vitamina D è propria di una donna in gravidanza, se è particolarmente grave, può interessare anche il feto portandolo al rachitismo. In questo caso si ha la formazione di un cranio morbido, e se il bambino cresce con il rachitismo si hanno ritardi nella crescita e nei movimenti, e di conseguenza camminerà anche in ritardo. 

Se il rachitismo colpisce bambini e adolescenti, si ha una deambulazione faticosa e dolorosa, con deformità alle ginocchia e alle gambe nei casi più gravi. 

Uno delle conseguenze della carenza di vitamina D è la tetania, che colpisce sia gli adulti che i neonati, con spasmi e parestesie facciali e convulsioni. Nel neonato, il primo segno di tetania è proprio lo spasmo muscolare, di solito a livello delle mani, dei piedi e del viso. 

Nell'anziano e nell'adulto, la carenza di vitamina D, come abbiamo detto, provoca osteomalacia, ossia una maggiore predisposizione alle fratture ossee e una maggiore fragilità ai traumi, che anche se lievi possono provocare fratture anche importanti, soprattutto in età avanzata. Le parti del corpo maggiormente interessate da questa fragilità ossea sono le gambe e il bacino. 

La carenza di vitamina D, in passato associata esclusivamente alla salute delle ossa, è oggi responsabile di alterazioni e problemi su altri aspetti dell'organismo. Adeguati livelli di vitamina sono associati ad una migliore risoluzione delle malattie alla pelle, come analizzato in questa review. La stessa associazione è stata fatta anche su individui asmatici, in cui una carenza di vitamina D è associata ad una ridotta funzionalità polmonare. Altri studi correlano la carenza di questo micronutriente con l'aumento del rischio di patologie cardiovascolari. 

Il ruolo della carenza da vitamina D in sintomi e patologie neurologiche rimane ancora da chiarire, così come quello nel trattamento della dell'influenza stagionale e dell'infezione da Covid-19. A quest'ultimo proposito, è stato notato come le persone che sviluppano i sintomi peggiori di questa malattia sono anche quelle maggiormente predisposte ad una carenza di questa vitamina, ossia anziani e obesi. Questa correlazione è, però, ancora da verificare ma getta una possibile luce circa il ruolo della vitamina D anche nel trattamento e prevenzione di questa infezione. A rafforzare questa ipotesi c'è anche il ruolo, ormai accertato, della vitamina D nel rinforzo del sistema immunitario e della risposta antinfiammatoria. Tuttavia, i dati finora in possesso non sono sufficienti per poter affermare che si possa prevenire il Covid-19 con degli integratori di vitamina D

Cosa mangiare quando si ha carenza di vitamina D?

La vitamina D è una vitamina liposolubile che esiste in due forme principali, che è sintetizzata a livello della cute in seguito all'esposizione alla luce solare, ed in particolare grazie ai raggi UVB.

Gli alimenti con vitamina D sono in prevalenza l'olio di fegato di merluzzo e i pesci di mare, ma viene spesso addizionata anche nel latte e in altri alimenti che ne vengono arricchiti. In realtà, però, la quantità di vitamina D che possono essere assunte con la dieta sono comunque insufficienti a ricoprire il fabbisogno totale. Per questo motivo, la principale fonte di vitamina D rimane comunque il sole. Per evitarne una carenza, infatti, è consigliata l'esposizione diretta alla luce solare per almeno 5-15 minuti, per almeno 3 giorni a settimana, con braccia, viso e gambe scoperte e sufficientemente esposte al sole. Un'esposizione maggiore alla luce solare è sconsigliata per evitare l'aumento del rischio di tumori alla pelle. 

In alcuni casi, in caso di carenze gravi o conclamate, si va ad integrare la vitamina D attraverso appositi supplementi. Negli integratori la forma di vitamina presente è la D3, ossia il colecalciferolo, che è anche la sua forma attiva prodotta in seguito all'esposizione solare. 

In caso di carenze gravi di vitamina D, si deve anche prestare attenzione ad un adeguato apporto di calcio e fosfato. Se il calcio nella dieta è sufficiente, allora saranno anche inferiori le conseguenze del rachitismo e dell'osteomalacia, che possono essere bloccate con una supplementazione di vitamina D pari a 1600 UI al giorno. Di solito, la carenza si risolve in circa 1 mese, dopo il quale può essere ridotta la quota a 600 UI al giorno come mantenimento. 

In caso di tetania, l'integrazione con la vitamina D viene accompagnata da sali di calcio per almeno 1 settimana. 

Nei pazienti anziani, può essere talvolta necessaria un'integrazione di 2000 UI al giorno per mantenere buoni livelli di questa vitamina. 

Non sempre la sola integrazione è sufficiente a sopperire la carenza di vitamina D, ma in alcuni casi, come in difetti congeniti del metabolismo e resistenza alla vitamina D, è necessario una valutazione da parte dell'endocrinologo, che valuterà come procedere in base al difetto specifico. In alcuni casi, come nel caso del rachitismo ereditario vitamina D-dipendente di tipo II, è necessario affiancare l'integrazione di vitamina D con calcio. 

Ricordiamo, però, che l'integrazione di vitamina D non può essere decisa in modo autonomo dal paziente, ma deve essere fatta solo in caso di dimostrata carenza e in dosi specifiche decise dal Medico o da un Nutrizionista, a seconda dei livelli di necessità, per evitare i danni da sovradosaggio di vitamina D.

Prevenzione e diagnosi della carenza da vitamina D

La diagnosi di carenza da vitamina D si fa attraverso delle analisi del sangue, ma possono essere richieste anche delle radiografie. Questi approfondimenti clinici si fanno in soggetti poco esposti alla luce solare, in neonati con tetania o bambini con segni di rachitismo, ma anche negli anziani con fratture all'osso o osteoporosi. Negli esami del sangue, in genere, si effettua anche la misurazione del calcio e del fosfato nel sangue, e talvolta anche di altri parametri, al fine di valutare la presenza di altre cause dei sintomi presenti e della perdita di densità ossea. 

Le radiografie si fanno quando si vogliono verificare delle eventuali alterazioni ossee, e sono utili, insieme alle analisi del sangue, per giungere ad una diagnosi di rachitismo o osteomalacia. 

Si ha carenza di vitamina D quando nel sangue i valori sono inferiori a 20 ng/ml; i valori ideali sono tra 40 e 50 ng/ml. La carenza si reputa grave quando la vitamina D nel sangue è inferiore a 10 ng/ml. 

Per la prevenzione di questo deficit è importante una corretta esposizione solare, adeguata anche in base alla prevenzione dei tumori alla pelle

Per facilitare un apporto sufficiente di vitamina D, in paesi come la Gran Bretagna si arricchiscono alcuni alimenti con questa vitamina

I neonati allattati al seno, che non assumono di solito sufficiente vitamina D attraverso il latte materno, devono supplementarlo di almeno 400 UI una volta al giorno almeno fino ai 6 mesi di vita. 

 

 

 

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