Le etichette a semaforo sono state bocciate dall'Unione Europea nell'aprile del 2016 (e l'Italia è tra i Paesi che hanno caldeggiato la bocciatura) ma il dibattito tra legislatori e operatori del settore alimentare è ancora acceso. Il polverone è di nuovo stato sollevato nel 2019 perché le spinte per arrivare all'obbligatorietà di questo tipo di etichettatura sono piuttosto forti.
Per capire di cosa si stia parlando proviamo innanzitutto a spiegare cosa sono le etichette a semaforo, o nutriscore.
L'etichetta a semaforo è un sistema adottato dalla Gran Bretagna per indicare in maniera graficamente semplice e impattante il potenziale nutrizionale di un alimento. Lo scopo è quello di informare subito il consumatore, con un semplice colpo d'occhio, se il prodotto che sta comprando è salutare oppure no, in base alla percentuale di 4 macroingredienti contenuti in esso: grassi, grassi saturi, zuccheri e sale (sodio).
Perchè vengono scelti proprio questi 4 nutrienti? Perchè ritenuti responsabili di molte patologie (obesità, diabete, malattie cardiovascolari, steatosi epatica...) e, a volte, fin troppo demonizzati.
Le traffic light labels, così chiamate in inglese, si basano su 3 colori, gli stessi del semaforo, appunto: verde, giallo e rosso. Il verde indica un alimento sano, con contenuti in grassi, zuccheri e sale limitati, il rosso, invece, etichetta un prodotto come pericoloso, con elevati livelli di grassi, zuccheri e sale. Il giallo si pone nel mezzo tra i due. Gli alimenti "verdi" quindi sarebbero da preferire mentre quelli "rossi" da evitare.
Ma vediamo nel dettaglio le tabelle esplicative con i valori soglia che si riferiscono a 100 g di prodotto solido e a 100 ml di prodotto liquido. I valori degli alimenti gialli sono, ovviamente, compresi tra i due estremi del verde e del rosso.
Per quanto le etichette a semaforo siano un buon tentativo di informare in modo chiaro e diretto il consumatore sulle caratteristiche nutrizionali di un alimento, è indubbio che abbiano anche dei limiti. Vediamone alcuni.
In primis si riferiscono a 100 g o a 100 ml di prodotto ma noi non assumiamo quantità standard di tutti gli alimenti. In altre parole non si tiene conto dell'appetibilità dei cibi, che può variare a prescindere della percentuale dei macronutrienti e anche della densità calorica. Alcuni cibi vengono assunti naturalmente in quantità limitata anche se ipercalorici, e alcuni alimenti poveri di grassi e zuccheri possono comunque essere facilmente assunti in eccesso.
In secondo luogo si basano solo su 4 nutrienti ritenuti "cattivi" senza tener conto di altri nutrienti "buoni" quali le proteine, la fibra, gli acidi grassi essenziali, le vitamine...che pure sono da tener presente se vogliamo rendere la nostra dieta più sana.
Le critiche da parte di Paesi come l'Italia deriva dal vedersi posizionare moltissimi alimenti tipici della propria gastronomia tra quelli gialli e rossi. L'olio extravergine, i formaggi e i salumi verrebbero tutti classificati con il semaforo rosso, e questo potrebbe causare un calo dei consumi e quindi un danno economico potenziale da non sottovalutare. Abbiamo in parte già trattato l'argomento nell'articolo sul junk food.
Un'alternativa interessante su questo tema delle etichette nutrizionali molto dibattuto ultimamente viene dalla Francia, uno dei Paesi più fervidi quanto a sperimentazioni su etichette, e si chiama Nutri-Score.
Dall'aprile 2017 la Francia ha adottato il logo dei Nutri-Scores prendendo spunto dall'etichetta a semaforo inglese. Nutri-Scores ovvero punteggi nutrizionali. Si tratta di una banda di 5 colori (verde scuro, verde chiaro, giallo, arancione e rosso) ad ognuno dei quali viene associata una lettera dell'alfabeto (A,B,C,D,E).
L'idea innovativa sta nel fatto che non esistono alimenti da demonizzare, ma alimenti che possono essere assunti tranquillamente con regolarità (i verdi A e B) e altri che invece andrebbero consumati solo raramente, come "eccezioni alla regola" (gli alimenti arancioni D e rossi E). Il giallo C, infine, indica un prodotto da consumare con moderazione.
Inoltre, i Nutri-Scores nella loro elaborazione tengono conto di tutti i nutrienti di quel prodotto, non solo di zuccheri, grassi e sale, ma anche di quelli positivi per la salute come proteine, vitamine e fibra. Ad esempio, nel punteggio di queste nuove etichette francesi una pizza surgelata vegetariana ottiene un valore B, mentre una pizza surgelata al salame viene classificata come E. Questo piccolo esempio mi fa pensare che, se da un lato questo sistema può sistemare alcune magagne del sistema a semaforo, dall'altro ne fa emergere altre. Per esempio, per quanto mi riguarda la pizza è un'eccezione alimentare sempre e comunque (vedi articolo: la pizza fa ingrassare?), a prescindere dal condimento: non vedo perché una pizza al salame andrebbe vista come un "pericolo" e una pizza vegetariana invece come un alimento da assumere con tranquillità.
Chi ci conosce sa che noi siamo convinti del fatto che per adottare una dieta corretta occorra una coscienza alimentare sufficientemente sviluppata. In altre parole, bisogna studiare un minimo per capire i concetti di base dell'alimentazione, e in primis bisogna essere in grado di gestire il proprio peso forma tramite una dieta adeguata, che dobbiamo essere in grado di elaborare in modo autonomo. L'etichetta a semaforo ci aiuta in questo? Pochino, anche se una certa utilità la può avere, come vedremo.
Chi ha già una coscienza alimentare non solo sa benissimo che non può assumere un alimento "rosso" in eccesso, ma sa anche quanto può permettersi di mangiarne, e di conseguenza quanto spesso può permettersi di mangiarlo. Quindi per chi è già in possesso delle nozioni di base per gestire un'alimentazione sana ed equilibrata, l'etichetta a semaforo non fornisce informazioni aggiuntive particolarmente utili.
D'altro canto, difficilmente queste informazioni sono sufficienti, da sole, per impostare una dieta equilibrata e corretta. Non è sufficiente assumere solo cibi verdi o gialli, perché se ne può comunque abusare: la pasta è un alimento verde ma è molto facile assumerne in eccesso, idem per quanto riguarda il pane, anche la frutta può dare problemi a causa dell'eccesso di calorie e zuccheri, e così molti altri alimenti. D'altro canto alcuni cibi "rossi" possono essere tranquillamente assunti, nelle giuste quantità: penso a molti formaggi, all'olio e al burro, ad alcuni salumi, ecc. Insomma basarsi sull'etichetta a semaforo non basta, bisogna approfondire il discorso. Certamente per la stragrande maggioranza della popolazione può essere un vantaggio: se un soggetto in sovrappeso si accorge che il suo carrello della spesa è composto all'80% dei cibi rossi magari gli può venire in mente che i suoi kg di troppo sono dovuti ad una scelta non proprio salutistica dei cibi che compongono la sua dieta... E questo può essere un input a correggere il tiro.
Quindi ben vengano le etichette a semaforo, che hanno l'utilità quantomeno di "mettere in guardia", di spingere il consumatore a farsi delle domande, ad approfodire il discorso, a chiedersi per esempio perché un alimento è rosso, giallo o verde, e questo sicuramente può contribuire ad elevare la coscienza alimentare media della popolazione.
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