Glifosato negli alimenti: dove si trova e come evitarlo

Il glifosato negli alimenti è un problema di sicurezza alimentare conosciuto da molto tempo dalle autorità, che rientra nella più grande categoria relativa alla presenza di contaminanti chimici negli alimenti.

 

 

Si tratta di un erbicida, una molecola immessa intenzionalmente in molti prodotti di origine vegetale quando la pianta è ancora nel terreno; serve a interrompere la crescita delle piante infestanti, favorendo così quella della coltura desiderata, aumentando la produttività totale.

Il problema del glifosato è che si tratta di una molecola dannosa per la salute, e sono diversi gli stati ad averla recentemente bandita, tra cui c'è anche il nostro paese. In questo articolo cercheremo di capire qual è il funzionamento di questa molecola, quali sono gli alimenti in cui è più probabile trovarla e, naturalmente, come evitare di assumerla con l'alimentazione.

Il glifosato: cos'è

Il glifosato è una molecola chimica di sintesi piuttosto complessa, la cui formula chimica è C3H8NO5P.  Scoperto prima nel 1950 e poi, in modo indipendente, nel 1970, è stata studiata la sua attività erbicida e, soprattutto, la sua capacità di bloccare la crescita delle piante. Di tutte le piante, senza alcun tipo di selettività per nessuna specie.

 

 

Le sue caratteristiche lo portano ad essere un potente veleno per le piante, sia per il suo meccanismo d'azione che per il fatto di essere, a differenza di altri erbicidi, diffuso in tutti gli organi della pianta, non solo in una parte.

Il meccanismo d'azione è semplice: in pratica, il glifosato lega alcuni micronutrienti importanti per la pianta, e li rende non disponibili per i normali processi di crescita e sopravvivenza; questi composti rimangono, legati al glifosato, all'interno della linfa della pianta e tutti gli organi, in particolare le foglie che producono energia, di fatto muoiono di fame, portando all'essiccamento e alla morte della pianta nel giro di 10-12 giorni.

Il glifosato viene sparso sulla pianta e viene assorbito dalle foglie per poi entrare all'interno dei canali linfatici. Da lì viene trasportato in tutta la pianta, compresa la parte sotterranea: in questo modo non si distrugge solamente la parte superficiale, quindi la pianta stessa, ma anche eventuali organi che garantirebbero la sopravvivenza. Per fare un esempio, se ad una patata tagliamo tutta la parte esterna, è comunque presente un tubero dal quale può spuntare una nuova pianta; con il glifosato, anche il tubero è interessato dall'effetto chimico e la patata non potrebbe più riprodursi, garantendo così la liberazione dalla pianta infestante non solo per il periodo in corso, ma anche per quelli successivi, distruggendone gli organi riproduttivi.

Glifosato negli alimenti

Ma così sorge un problema: spandendo il glifosato su una coltura per distruggere le piante infestanti, visto che il glifosato distrugge tutte le piante, non causeremmo anche la morte della coltura desiderata? In altre parole, se io lo spargo in un campo di mais lui non distruggerebbe sia le piante infestanti che il mais?

La risposta è si, e infatti a questo è stata trovata una soluzione: gli OGM. Esistono delle colture OGM, che sono principalmente il mais, la soia e il cotone (quest'ultimo non alimentare) che sono state modificate proprio per essere resistenti al glifosato; la pianta, semplicemente, non lo assorbe e lui non esplica i suoi effetti.

Questo significa che il glifosato può essere sparso a pioggia sulle colture OGM, e uccide tutte le piante infestanti ma non la coltura desiderata, così che questa cresce senza alcun problema e al massimo delle sue capacità. Il problema alimentare è che, in parte, il glifosato resta comunque sulla pianta, e noi mangiando la pianta lo assumiamo.

Il glifosato viene usato, inoltre, anche per far seccare piante che invece sono desiderate; uno degli esempi più tipici è il grano, principalmente in paesi freddi come il Canada. Qui, infatti, il grano non riuscirebbe a crescere a causa delle basse temperature, o quantomeno non arriverebbe ad essiccare (quando i chicchi sono pronti per la raccolta); per questo, quando il chicco inizia a formarsi viene sparso sul campo di grano proprio il glifosato, che fa morire tutte le piante facendole seccare; a quel punto il grano viene raccolto, e anche se non è OGM accumula comunque il glifosato sparso.

In Italia questi due trattamenti non si fanno (il grano cresce spontaneamente, mentre le colture OGM sono vietate, anche se non è vietata l'importazione), ma il glifosato è comunque molto utilizzato, perché è il pesticida più usato nel nostro paese; si sparge sia nelle aree non destinate all'agricoltura (giardini, condomini, parchi), sia nelle aree destinate all'agricoltura ma prima della semina (quando i campi sono pieni di erbacce, si sparge il glifosato per farle morire e poi si semina quelle "buone") e anche nelle coltivazioni degli alberi da frutto, dove viene sparso in basso, così da non essere pericoloso per l'albero.

Problemi legali e glifosato: il caso Bayer

 

 

Nell'estate del 2018 l'azienda tedesca Bayer, e più precisamente la Monsanto, azienda acquisita dal colosso farmaceutico, è stata condannata al risarcimento in denaro nei confronti di un giardiniere americano di 48 anni che aveva usato un loro prodotto. Il processo verteva sul fatto che l'uomo si era ammalato di linfoma non-Hodgkin nel 2014, dopo aver usato con regolarità un prodotto della Monsanto a base di glifosato, il "RoundUp". La Monsanto è stata, in realtà, la prima azienda a produrre erbicidi a base di glifosato, nel 1974, anno in cui ne brevettò la formulazione, ora a disposizione di tutte le aziende vista la scadenza del brevetto. 

La condanna verteva sul fatto che l'azienda produttrice avrebbe dovuto avvertire i consumatori sui possibili effetti sulla salute dei loro prodotti. Il risarcimento previsto inizialmente si aggirava intorno ai 289 milioni dollari e ha fatto da precursore per altre richieste da parte di più di 125.000 querelanti solo negli Stati Uniti. Tutti coloro che hanno iniziato la causa contro la Bayer hanno in prevalenza correlato il loro linfoma non-Hodgkin all'uso del glifosato contenuto nei loro erbicidi. 

Dal canto loro, i CEO della Bayer affermano che la loro azienda si è sempre basata su evidenti prove scientifiche per la formulazione dei loro prodotti. Inoltre, ritengono il glifosato sicuro per la salute e non correlato all'insorgenza del cancro. L'azienda Monsanto, quindi, è voluta ricorrere in appello alla causa. 

Nel frattempo, il processo indetto dal giardiniere americano è continuato e, in prima istanza, i giudici hanno condannato la Bayer al pagamento del risarcimento da capogiro, proprio perchè ritenevano che le prove scientifiche a carico della correlazione tra glifosato e cancro fossero abbastanza forti. 

Successivamente, in appello la cifra del risarcimento è stata ridotta a 20,4 milioni secondo una sentenza emessa nel 2020. La Corte Suprema, infatti, ha concluso che le leggi in vigore non sono compatibili con la condanna emessa, dato che negli Stati Uniti il glifosato è ancora venduto. Inoltre, le prove presentate a carico dell'accusa non sono state ritenute sufficienti

Questo verdetto ha comunque determinato la perdita del capitale aziendale con una stima del 10,4% di calo del valore del colosso farmaceutico. Il valore delle azioni sull'azienda si è ridotto e di conseguenza questa crisi ha colpito anche i lavoratori stessi della Bayer. Come conseguenza, infatti, vi sono stati diversi licenziamenti in tutto il mondo, ad iniziare dalla Germania, in cui sono state calcolate 4.500 persone licenziate o in in corso di licenziamento, per un procedimento che durerà fino al 2025. 

Curioso, però, che lo stesso prodotto che ha causato questa perdita economica, imputato anche di essere dannoso, sia ancora nel catalogo di vendita della Bayer.

Il glifosato è pericoloso per la salute?

Il glifosato, proprio a causa di questo suo larghissimo utilizzo, è l'erbicida più utilizzato al mondo, compreso anche il nostro paese. Vista la larga diffusione, e il fatto che da quando è decaduto il brevetto (cioè oltre all'azienda che lo ha brevettato, Monsanto, possono produrlo anche tutte le altre aziende) il prezzo è letteralmente crollato, è stato utilizzato tantissimo negli ultimi 20-30 anni.

Il glifosato è, in generale, scarsamente tossico per l'uomo almeno in termini di tossicità acuta, e questo significa che, per esempio, gli operatori agricoli lo respirano senza riportare danni.

Il problema, secondo la ricerca, sono invece gli effetti a lungo termine, la tossicità cronica, che questa molecola può avere sull'organismo umano.

La prima conferma ufficiale che il glifosato sia cancerogeno è arrivata nel 2015 dall'IARC, l'associazione internazionale per la ricerca sul cancro. Il glifosato è stato classificato come cancerogeno di classe 2A, ovvero probabile cancerogeno per l'uomo (mentre il fumo di sigaretta e l'alcol sono nella classe 1, sicuramente cancerogeni, per avere un metro di paragone). Significa che il glifosato è risultato cancerogeno negli animali ma nell'uomo non abbiamo prove sufficienti che sia così, anche se è probabile che sia cancerogeno.

Nello stesso anno, tuttavia, l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha eseguito altri studi nei quali non si è dichiarata d'accordo con la classificazione stabilita da IARC, parare condiviso anche dall'ECHA, l'agenzia per le sostanze chimiche dell'Unione Europea, che non si è, quindi, trovata d'accordo con la classificazione IARC.

Nel 2016 l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha espresso un parere secondo il quale, nonostante vi siano alcune prove che mettono in correlazione il glifosato con l'aumento del rischio di linfoma non-Hodgkin, non vi sono in realtà dati certi che confermino che questo rischio venga incrementato dalle dosi di esposizione tipiche derivanti dall'uso del glifosato in agricoltura. 

Nello stesso anno, però, l'associazione "Environmental Sciences Europe" ha espresso la sua preoccupazione riguardante il fatto che alcune colture stiano diventando resistenti al glifosato, motivo questo che indurrebbe gli agricoltori ad un suo uso in maggiori quantità. 

Allo stato attuale delle cose, quindi, non sappiamo se il glifosato sia cancerogeno e quindi dannoso per la salute umana, per cui non conosciamo nemmeno i sintomi causati da un'esposizione alimentare prolungata al glifosato; certo è che la patologia a cui, se gli studi sono confermati, si va incontro con il consumo di glifosato è lo sviluppo del cancro, bisogna anche considerare che la IARC non prende in considerazione il rischio effettivo, per il quale bisogna considerare l'esposizione, ovvero le dosi da assumere affinché il rischio superi la soglia di sicurezza. Ne abbiamo già parlato nel caso della carne rossa, che campeggia nella stessa categoria del glifosato.

La Commissione Europea ribadisce che non vi è correlazione tra glifosato e sviluppo di cancro nell'uomo, contribuendo ad un clima di maggiore incertezza riguardo gli effetti a lungo termine sulla salute umana di questo erbicida. 

Quali alimenti contengono il glifosato e come proteggersi?

Il nostro paese, tramite il Decreto del Ministero della Salute del 6 Settembre 2016, ha vietato l'immissione in commercio dei prodotti contenenti glifosato dal 22 Novembre 2016, e il loro impiego dal 22 Febbraio 2017.

Questa, comunque, non è la prima azione normativa che viene fatta a proposito del glifosato: già prima la sua presenza era limitata dai Reg. CE 260/2008 e 839/2008, che stabilivano i limiti di glifosato per diversi prodotti alimentari, quelli più a rischio di contenere glifosato. È proprio da questo regolamento che si possono scoprire gli alimenti che, secondo gli studi, è più probabile che contengano questo pesticida, in ordine di quantità:

Possiamo quindi vedere come il glifosato sia diffuso particolarmente in molte colture vegetali, anche se i limiti che possono essere presenti sono piuttosto stringenti e, comunque, sono destinati a diventare ancora più restrittivi nel momento in cui si inizierà a valutare il rispetto della normativa che vieta l'utilizzo di queste sostanze.

Il fatto che non ci siano danni certi causati dal glifosato, e che il pesticida sia molto diffuso nelle colture di ogni tipo, non lo rende comunque così pericoloso per la salute umana; in ogni caso, è lecito che le persone possano avere paura e che cerchino di ingerirne il meno possibile.

Attualmente, l'unico modo per limitare al massimo l'assunzione di glifosato è quella di rivolgersi all'agricoltura biologica. Da tantissimi anni, ormai, il glifosato e gli altri erbicidi rientrano tra i prodotti che è vietato utilizzare in questo tipo di agricoltura, motivo per cui se mangiamo biologico possiamo stare tranquilli che il glifosato non è presente. E siamo anche garantiti: le aziende che producono biologico devono sottostare a limiti molto più stringenti rispetto a quelli di legge, per mantenere la loro certificazione Bio, e devono stare molto attenti al fatto che le sostanze vietate non siano presenti all'interno degli alimenti.

Ovviamente, bisogna ricordare che il rischio zero non esiste, per cui il glifosato, che è molto diffuso nell'ambiente, potrebbe essere comunque presente in tracce anche negli alimenti biologici, a causa di contaminazioni, allagamenti, perché è stato trasportato con acque di falda o altro ancora.

Tuttavia, questo tipo di agricoltura costituisce ad oggi il sistema migliore per evitare l'ingestione del glifosato, e garantisce così un livello di sicurezza alto per evitare di ingerire questo e gli altri pesticidi che potrebbero risultare dannosi per la salute. Ribadendo ancora una volta che, allo stato attuale delle conoscenze, non ci pare di ritenere il glifosato tra i pericoli maggiori potenzialmente presenti sulle nostre tavole. Chiunque segua un'alimentazione equilibrata e cerchi di approvvigionarsi di prodotti il più possibile locali e di qualità, non dovrebbe avere problemi anche consumando prodotti convenzionali.

 

 

 

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