I pesticidi, o fitofarmaci o fitosanitari, nella frutta e verdura sono stati riscontrati spesso da diverse indagini in merito. I livelli presenti sono quasi sempre risultati inferiori ai limiti di legge e sono quasi nulli nel caso dei frutti da coltivazione biologica.
Ma sono davvero tossici questi pesticidi? Vediamo di analizzarne bene la presenza negli ortaggi in genere, andando a valutarne anche l'effettiva pericolosità.
I pesticidi vengono usati in agricoltura per proteggere le colture da infestazioni e malattie, al fine di salvaguardare il raccolto, permettendo quindi una produzione maggiore.
I pesticidi, chiamati anche "fitosanitari" o "fitofarmaci" se ci si riferisce all'applicazione sulle piante, sono dei prodotti chimici che vengono applicati direttamente sulla pianta. Il loro scopo è quello di ridurre o eliminare le contaminazioni di diverso genere, come quelle da funghi, acari, insetti dannosi e nematodi. Inoltre, vi sono pesticidi formulati per combattere le piante infestanti o indesiderate, e in questo caso di chiamano "erbicidi", ma anche pesticidi fitoregolatori, ossia quelle sostanze che stimolano la crescita e i processi vitali della coltura su cui vengono applicati.
L'utilizzo dei pesticidi è regolato a livello comunitario dal Regolamento CE 1107/2009, ma anche da un altro Regolamento europeo, il 396/2005, che ne fissa anche i limiti massimi che devono essere presenti nella frutta e nella verdura al momento della loro immissione sul mercato. Questi valori massimi cambiano a seconda del tipo di prodotto considerato, in base anche al suo livello di tossicità, alle proprietà dei suoi principi attivi e al tipo di utilizzo che viene fatto del pesticida.
Nel 2012 un'indagine del Ministero della Salute ha portato in luce come lo 0,5% del totale di campioni di frutta e verdura analizzati, contenessero livelli di pesticidi superiori ai limiti consentiti per legge. In quel caso, furono analizzati campioni di vegetali provenienti da diverse parti d'Italia, in un numero pari a 5934 campioni totali. Di tutti i campioni analizzati, il 61,8% circa è risultato completamente privo di pesticidi, e il 37,7% aveva, invece, residui di pesticidi inferiori ai limiti di legge.
Da questa indagine è emerso, inoltre, che la maggior parte dei vegetali con residui di pesticidi erano proprio i frutti. Gli alberi da frutto, infatti, sono maggiormente soggetti ad infestazioni e per questo motivo vengono trattati in misura maggiore rispetto alle verdure. I trattamenti che la frutta subisce avvengono in diverse fasi del ciclo vitale della pianta, dalla fioritura alla fruttificazione, fino ad arrivare al periodo post-raccolta.
Tra i frutti, quelli con più pesticidi, spesso con livelli superiori ai limiti consentiti per legge, sono: albicocche, banane, ciliegie, limoni, mandarini, arance, prugne, uva, meloni e pesche.
Tra le verdure, invece, superano spesso i limiti massimi di pesticidi: i fagioli, i pomodori, le bietole, le carote, il sedano, le zucchine, la lattuga e il prezzemolo.
Allo stesso tempo vi sono anche frutta e verdura che possono essere considerati alimenti senza pesticidi, almeno secondo le indagini recenti. Essi sono: fichi d'india, il cocco, i fichi, i cachi, l'avocado, la frutta secca come anacardi, noci, nocciole e pistacchi. Ma anche rape, aglio, mais e melagrana possono essere annoverati in questo gruppo.
Da un rapporto di Legambiente, chiamato "Stop ai pesticidi" è emerso che la frutta e verdura prodotta in Italia è più sicura rispetto a quella degli altri paesi, anche europei. Infatti, solo lo 0,5% dei prodotti sono risultati fuori legge, contro il 3,9% dei prodotti di origine estera ma venduti nel nostro paese. Secondo questo rapporto, i prodotti maggiormente irregolari sono i peperoni, gli ortaggi da fusto e i legumi.
Il rischio maggior per quanto riguarda la presenza di pesticidi negli ortaggi è il cosiddetto "rischio multiresiduo", ossia la presenza, in un alimento, di residui di diverse tipologie di pesticidi in contemporanea. Gli ortaggi in cui questo rischio è maggiore sono risultati essere quelli coltivati in territori al di fuori dell'Unione Europea. In seguito a questo rischio, è possibile che gli effetti tossici ed indesiderati dei pesticidi si sommino fra loro, andando ad avere azioni sinergiche sull'organismo umano. L'interazione tra pesticidi deve, però, essere ancora confermata da ulteriori studi, che sono ancora pochi perché la tendenza dell'utilizzo dei fitofarmaci è cambiata solo di recente. Mentre, infatti, fino a pochi anni fa si tendeva ad usarne una sola tipologia in grandi quantità, ora se ne utilizzano diversi tipi ma in minori quantità.
Un'indagine di Altroconsumo ha portato in luce che alcuni tipi di ortaggi presentano i pesticidi localizzati su bucce e foglie, evidenziando come questo si verifichi soprattutto per le colture tradizionali ma, anche se in minima parte, per la coltivazione biologica. In particolare, sono stati ritrovati la maggior quantità di pesticidi, in termini di numero di tipologie di prodotti chimici, nelle foglie del sedano, ben 10 tipi, e nella buccia del limone, in cui salgono a 14 i tipi di pesticidi rintracciati nei campioni considerati. Secondo la stessa indagine, non ritroviamo pesticidi in cavolfiore e porro, qualsiasi sia la modalità di coltivazione.
Tra la frutta, anche la buccia dell'arancia sembra avere ben 8 residui diversi di pesticidi, sempre secondo la stessa indagine di Altroconsumo. Inoltre, altro frutto con molti residui, è la mela, in cui sempre la buccia ha circa 6 tipi di fitofarmaci diversi.
L'indagine di Altroconsumo è stata effettuata prelevando circa 400 campioni di frutta e verdura da diversi supermercati e di diverse tipologie, soprattutto fra quelle che più spesso vengono consumate con la buccia, come fragole, mele e pere. Da questa indagine è stata creata una tabella con un punteggio a seconda del numero di pesticidi riscontrati nell'alimento e delle quantità relative di ognuno. In realtà, vi sono casi in cui anche prodotti derivanti da agricoltura convenzionale sono privi di residui, e in tutti i casi analizzati le concentrazioni sono inferiori ai limiti di legge.
Questa è la domanda che viene da porsi, se consideriamo i residui di pesticidi in questi alimenti genuini per eccellenza. Per rispondere a questa domanda, ci si deve interrogare sulla tossicità dei pesticidi usati per la coltivazione di frutta e verdura.
In Europa, l'EFSA (European Food Safety Authority), che si occupa di controllare gli effetti collaterali che questi pesticidi hanno sull'uomo, ha considerato alcuni di questi pesticidi con interferenti endocrini, ossia molecole in grado di interferire con il metabolismo, la sintesi e l'azione degli ormoni, in particolare di quelli tiroidei, sessuali, sia maschili che femminili, ma anche degli ormoni neuroipofisari, come l'ossitocina e la vasopressina.
Se presenti a livelli eccessivamente alti, i pesticidi possono provocare, a lungo andare ed in seguito ad un'esposizione cronica, effetti negativi a livello del fegato, del sistema nervoso centrale e della fertilità. Vi sono soggetti che devono prestare particolare attenzione all'ingestione di pesticidi, specie se avviene in modo cronico, ossia protratto nel tempo.
Un esempio sono le donne in gravidanza e in allattamento, così come anche i bambini. I pesticidi potrebbero, infatti, portare a disturbi neuroendocrini e del comportamento. A tal proposito, l'EFSA ha espresso un parere negativo circa un pesticida, il Chlorpyrifos, usato come insetticida e acaricida. A gennaio 2020 scadeva l'autorizzazione per la commercializzazione di questo prodotto, che è stata revocata successivamente. Il motivo è la tossicità confermata anche dall'EFSA nel suo parere, in quanto questo composto risulta essere genotossico e fattore scatenante di problemi neurologici, in particolare per i bambini. Questo è stato dimostrato anche da studi epidemiologici che hanno rilevato come i bambini esposti a questo pesticida hanno avuto uno sviluppo cerebrale inferiore alla norma. Questi risultati sembrano confermare come, l'esposizione ad alcuni pesticidi nei primi anni di vita e nel periodo pre-parto, possa portare ad un rallentamento dello sviluppo mentale e motorio del bambino e potrebbe anche essere causa del disturbo da deficit dell'attenzione ed iperattività.
Altri effetti collaterali non ancora ben confermati sono quelli che associano l'uso dei pesticidi allo sviluppo di patologie croniche, come alcune forme tumorali, ma anche il morbo di Alzheimer e di Parkinson e la Sclerosi Laterale Amiotrofica.
Alcuni pesticidi sono stati banditi anche per la loro scarsa ecosostenibilità, come nel caso del "imidacloprid", un'insetticida ritenuto responsabile della "sindrome dello spopolamento degli alveari". Per questo motivo, il suo uso è stato proibito nell'Unione Europea a partire dal 2019.
Ad ogni modo, ogni pesticida ha il suo effetto sulla salute e il suo livello di assunzione massima tollerabile, per cui generalizzare e considerare tutta la frutta e verdura come nociva è improprio ed esagerato. Ogni ortaggio ha il suo livello di esposizione, a seconda anche del tipo di coltivazione a cui è sottoposto. Inoltre, vi sono anche modi per eliminare, o ridurre, i pesticidi da frutta e verdura prima di consumarla. Rimane sempre importantissimo il tipo di coltivazione che l'ortaggio subisce, ma anche la provenienza. Scegliere frutta e verdura a km 0 e biologica ne riduce drasticamente la probabilità di residui di fitosanitari. Dalle indagini che sono state fatte, infatti, la maggior parte dei campioni di ortaggi analizzati, e coltivati secondo il metodo biologico, risultavano prive di pesticidi. Le contaminazioni rilevate in questo tipo di prodotti sono risultate essere di natura solo accidentale e sono state comunque minime.
Il biologico è in molti casi la scelta più sicura, perché sono vietati i compositi chimici di sintesi nel caso in cui si scelga questo tipo di coltivazione. Nonostante questo, c'è da considerare che i prodotti biologici hanno dei costi non alla portata di tutti e non sono provi del tutto di sostanze nocive come nel caso della contaminazione accidentale da parte dei pesticidi convenzionali.
Il principale metodo per ridurre l'assunzione dei pesticidi e delle sostanze tossiche è sicuramente la variazione degli alimenti nella dieta.
Bisogna, poi, considerare che i sistemi di controllo dei pestidici a livello europeo sono molto stringenti. Negli ultimi anni, diverse molecole sono state proibite nel loro uso ed è stata uniformata la normativa riguardante i pesticidi nei vari Stati membri. Inoltre, nella valutazione dell'autorizzazione o meno all'utilizzo dei pesticidi, viene considerata anche la sostenibilità ambientale lungo tutta la filiera produttiva. Vengono effettuati periodicamente dei piani di controllo sui pesticidi da specifici organi preposti, fra cui l'Efsa.
Il primo consiglio per ridurre i pesticidi nella dieta è quella di variare frutta e verdura, in modo che si eviti di assumere un'eccessiva quantità dello stesso pesticida assumendo sempre la stessa tipologia di ortaggio.
Inoltre, è necessario lavare in modo accurato la frutta e la verdura, sotto acqua corrente oppure con un ammollo in acqua e bicarbonato per rimuovere i residui in modo più efficace. L'uso di disinfettanti, come la celebre Amuchina, non è efficace nella rimozione dei residui di pesticidi, ma solo dei batteri eventualmente presenti.
Poi, altro ovvio consiglio è quello di rimuovere la buccia dalla frutta e dalla verdura, trucchetto semplice ma corretto quando non conosciamo l'esatta modalità di coltivazione dell'ortaggio. In questo modo si andranno a rimuovere quasi totalmente i residui di pesticidi presenti nella parte esterna.
Ultimo consiglio è la cottura: con le alte temperature le molecole di molti fitofarmaci tendono a disperdersi nell'acqua e a degradarsi. Questo, però, non vale per tutti i pesticidi utilizzati.
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