La vitamina B1, o tiamina, è una vitamina idrosulibile che fa parte delle vitamine del gruppo B.
Negli alimenti di origine vegetale si trova in forma libera, mentre in quelli di origine animale la troviamo nella forma fosforilata, la tiamina pirofosfato, che è anche quella attiva. Quest'ultima partecipa come coenzima a diverse reazione metaboliche del nostro organismo.
La vitamina B1 si trova nei cereali integrali, nei legumi, nelle castagne, nelle noci e nel lievito di birra.
Altri alimenti in cui si può trovare sono il latte e derivati, la frutta, la carne, il pesce e le uova.
Nella forma di tiamina-pirofosfato partecipa come coenzima nel metabolismo ossidativo e in particolare nelle reazioni che coinvolgono i carboidrati. Inoltre, risulta importante nella conduzione dell'impulso nervoso, in particolare nei nervi periferici, e nel mantenimento dell'integrità delle membrane neurali.
Nel 2016, uno studio del Prof. Costantini ha proposto la correlazione tra somministrazione intramuscolare di vitamina B1 e trattamento del Parkinson. I risultati sono stati positivi e hanno dimostrato una riduzione a lungo termine dei sintomi di questa malattia, senza mostrare effetti collaterali. Sono necessarie ulteriori ricerche in merito per confermare questi risultati.
L'effetto invece della vitamina B1 come repellente per le zanzare sembra non avere alcuna validità scientifica. Lo studio che l'aveva proposto era basato su un campione molto ristretto di soggetti e una sola specie di zanzare. Un altro studio, testando più specie in un numero più ampio di persone, ha dimostrato che non vi sono effetti significativi in tal senso.
Eccetto che per i bevitori cronici di alcol, in Italia la carenza di vitamina B1 è rara. Come dimostra uno studio in particolare, un basso livello di tiamina si verifica, però, in particolare nelle persone che soffrono di alcolismo e nei malati psichiatrici, come gli schizofrenici.
Altre situazioni carenziali si possono verificare in caso di diete non bilanciate e in caso di malnutrizione dovuta a malattie come HIV-AIDS e patologie gastrointestinali.
Alcuni studi rivelano che la carenza di vitamina B1 è associata, inoltre, ad un aumento del rischio di Alzheimer e altri problemi neurologici.
Le malattie da carenza di vitamina B1 sono principalmente tre: la polineuropatia (o beri beri secco), la sindrome cardiovascolare (o beri beri umido) e la sindrome di Wernicke-Korsakoff.
Il beri beri, in entrambe le forme, è tipico di quelle popolazioni che si cibano prevalentemente di riso brillato, privato quindi dell'involucro esterno che contiene la maggior quantità di vitamina.
Il beri beri secco è una neuropatia che compare prima negli arti inferiori, andando poi ad interessare quelli superiori. I sintomi sono piedi e polso cadenti e alterazioni sensoriali, che portano poi a debolezza muscolare.
Il beri beri umido interessa sopratutto il cuore, che può subire alterazioni modeste o essere ingrossato con il miocardio flaccido. Si può, come conseguenza, avere un'insufficienza cardiaca.
La sindrome di Wernicke-Korsakoff è invece tipica di chi assume alcol o droghe in grandi quantità. Si manifesta dapprima con l'encefalopatia chiamata di Wernicke, che provoca alterazione delle funzioni mentali, atassia, ossia perdita della coordinazione muscolare, confusione mentale e apatia. Sucessivamente, si instaura anche la psicosi di Korsakoff, con una grave alterazione della memoria e incapacità di acquisire nuove informazioni.
I LARN 2014 (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed Energia per la popolazione Italiana) raccomandano l'assunzione giornaliera di circa 1,2 mg di tiamina per gli adulti uomini e 1,1 mg per le donne adulte. Il fabbisogno aumenta in gravidanza e allattamento, raggiungendo 1,4 mg in entrambi i casi.
Non vi sono invece livelli massimi di tollerabilità, in quanto non si conoscono problemi derivanti dal sovradosaggio.
In generale, una dieta bilanciata, in assenza di particolari patologie, può fornire la necessaria quantità di tiamina.
L'uso di un integratore per la vitamina B1 è necessario nel trattamento di alcune patologie, come la sindrome di Wernicke-Korsakoff tipica dell'alcolismo. In questo caso, è necessaria un'integrazione per via parenterale per alcune settimane, prima che si vedano dei miglioramenti nei sintomi. Anche persone affette da patologie epatiche, HIV o diarrea cronica, potrebbero avere la necessità di un'integrazione di vitamina B1, in seguito alla riduzione dell'assorbimento che queste patologie comportano.
La vitamina B1 non è sintetizzata nell'organismo umano, che è però in grado di immagazzianarla per brevi periodi di circa 18 giorni.
La vitamina B1 è sensibile al calore e si disperde nell'acqua di cottura dei cibi. Inoltre, molti conservanti utilizzati negli alimenti preconfezionati ne riducono la quantità negli alimenti. Anche gli alimenti senza glutine, se non opportunamente addizionati, possono essere carenti di tiamina.
Quindi, al fine di preservare la quantità di vitamina B1 negli alimenti è importante usare sempre cibi freschi, evitare le cotture eccessivamente prolungate ed utilizzare più spesso la cottura a vapore.
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