Non c'è altra città in Italia dove il cibo di strada sia religione come Palermo considerata una delle più importanti città del cibo di strada a livello mondiale. A Palermo, infatti, si può mangiare street food tutto l'anno, tutti i giorni, non solo durante il Palermo Street Food Fest, organizzato ogni anno in dicembre prima di Natale, anche perché in quell'occasione arrivano venditori ambulanti da tutta Italia e da tutto il mondo e le specialità siciliane rischiano di passare inosservate.
Passeggiando per le strade di Palermo è estremamente semplice imbattersi in stand che vendono le specialità palermitane pronte per un consumo veloce, in piedi e con le mani, sia salate che dolci.
Tra i migliori posti per gustare il vero street food palermitano ricordiamo due mercati di quartiere, il mercato Il Capo e il mercato di Ballarò, in pieno centro storico.
La cucina tipica palermitana è, da sempre, una cucina di strada, già da quando i buffittieri (la versione palermitana di "coloro che preparano un buffet") vendevano cibo sui banconi disposti per strada e cercavano di accaparrarsi clienti al grido di "Assazzasse" (Assaggi, prego).
Insomma, lo street food palermitano non è una moda degli ultimi anni ed è rimasto rustico, affollato e pieno di colore proprio come agli inizi del Novecento quando il pittore Renato Guttuso immortalò una scena del mercato Vucciria di Palermo (foto a lato). Purtroppo oggi di questo mercato non è rimasto granché: qualche venditore di pesce, frutta e verdura, carne alla griglia dal tardo pomeriggio, qualche bar e poco più.
Lo street food palermitano è, prevalentemente, basato su alimenti terrestri (tantissima carne e frattaglie), ma non mancano alcune chicche ittiche, tantissime specialità fritte, prodotti di panetteria e, ovviamente, quelli di pasticceria. Sicuramente, anche i vegetariani troveranno pane per i loro denti.
Proviamo a fare un excursus il più completo possibile tra i cibi di strada palermitani, in ordine alfabetico, non di importanza.
Arancine di riso: a Palermo l'arancino è "fimmina", ma la sostanza non cambia, sono sfere ripiene di riso condito con ragù (di carne o di piselli, solitamente aromatizzato con caciocavallo e zafferano) e poi fritte.
Babbaluci: le lumache di terra cotte in padella con aglio e prezzemolo (solo in estate).
Cannoli: chiamati "cannulicchi" a Palermo, la loro patria natia, sono cilindri di pasta fritta ripiena di ricotta di pecora, scaglie di cioccolato e canditi. A Palermo capita spesso di trovarne di dimensioni enormi!
Cassata: piccole monoporzioni da passeggio di questo dolce a base di ricotta di pecora.
Cicireddu: i pesciolini fritti serviti nel cono di carta paglia.
Crocché o cazzilli: sono crocchette di patate di forma stretta e allungata, aromatizzate al prezzemolo e spesso abbinate alle panelle.
Frittula (la frittola): sono un insieme di frattaglie di vitello, soprattutto cartilagini, che vengono soffritte nello strutto e conservate in un cesto di vimini. Viene servita raccogliendola con le mani dal frittularo e poi messa in un panino, oppure in un cono di carta paglia a mo' di chips. Questo è forse lo street food palermitano più misterioso ed estremo. Personalmente, è quello che metto al primo posto.
Fritturiedda: ossia un fritto di paranza alla palermitana con calamari, gamberi, triglie, sardine, acciughe.
Granita: da mangiare in qualsiasi momento della giornata, anche a colazione quando la si abbina alla tipica brioche col tuppo.
Insalata di arance: nasce proprio a Palermo questo piatto che abbina la dolcezza delle arance alla sapidità delle olive nere.
Iris: nata nel 1901 ad opera del famoso pasticcere Antonino Lo Verso, è una sorta di bombolone ripieno di ricotta, crema pasticcera o crema al cioccolato. A differenza del bombolone, che viene fritto in modo "semplice", l'iris viene impanata e fritta.
Mussu, masciddaru e carcagnuolu: il muso e le zampe del vitello bolliti e conditi con sale e limone, a volte arricchiti anche da un'insalata di cipolla, carota, sedano e olive.
Panelle: il companatico per lo street food chiamato pane e panelle, un panino ripieno di frittelle di farina di ceci. Ecco accontentati i vegetariani...
Panì cà meusa o miavusa (il panino con la milza): per realizzare questo panino si usa la milza bovina fritta nello strutto, ma a volte anche il polmone o la trachea. Il pane è quello tipico palermitano, circolare, soffice e ricoperto di semi di sesamo (la vastedda). Come condimenti si possono scegliere o semplicemente il succo di limone (e verrà chiamato zitello) oppure una grattugiata di ricotta e/o caciocavallo (in questo caso sarà maritato).
Purpu: il polpo cucinato dai purpari, bollito e condito con succo di limone e prezzemolo.
Stigghiola: si tratta di uno spiedino in cui si alternano cipolle e interiora di vitello, cotto sulla griglia.
U'Sfinciuni (lo sfincione): la pizza vista dai palermitani, alta e soffice, condita con pomodoro, cipolla, caciocavallo, capperi e acciughe.
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