Il fico d'India, o ficodindia, (Opuntia ficus indica) è una pianta grassa appartenente alla famiglia dei Cactus, originaria dell'America Centrale e precisamente del Messico ma, data la sua grande adattabilità e la sua capacità di resistere alla siccità, si è nel tempo diffusa nei terreni aridi di tutto il mondo. Il fico d'India è considerato pianta locale in luoghi molto lontani da quelli della sua prima scoperta e diffusione.
La diffusione del fico d'India risale a tempi antichi, addirittura al tempo degli Aztechi, che a cavallo del XIV e del XVI secolo vivevano in Messico e ne favorirono la diffusione grazie alle loro coltivazioni e ai loro commerci. Durante la colonizzazione spagnola dell'America Centrale, nel Quattrocento, il fico d'India era considerato una delle merci più pregiate. Questa pianta si diffuse, quindi, in tutta la zona, anche grazie al fatto che veniva considerata una pianta sacra e faceva parte dei beni di importanza commerciale, insieme ad un colorante naturale che veniva estratto proprio dalla pianta di Opuntia, il carminio. La produzione di questo colorante sembra essersi diffusa in epoca precolombiana ad opera degli Incas. In realtà, la diffusione della pianta stessa nel Sud America risale con molta probabilità al periodo precedente la colonizzazione da parte di Colombo.
In Europa, il fico d'India arrivò intorno al 1493, quando Cristoforo Colombo ritornò dalla spedizione in America. La pianta fu descritta e classificata a livello botanico tempo dopo, come dimostrano le prime fonti scritte sul fico d'India, che risalgono agli inizi del 1500. L'importazione in Europa è avvenuta anche perchè la pianta veniva considerata un rimedio contro lo scorbuto.
In Italia il fico d'India (scritto anche ficodindia) ha trovato il suo habitat naturale in Sicilia, Calabria, Sardegna, Basilicata e Puglia, ma anche a Malta, tanto che negli anni si è affermato come prodotto tradizionale di queste terre. Oggi viene, infatti, considerato come pianta tipica del bacino del Mediterraneo. La diffusione della pianta del fico d'India nel Mediterraneo è dovuta non solo all'uomo, responsabile di averla fatta giungere fino in Europa, ma anche agli uccelli stessi, che ne dispersero i semi cibandosi dei frutti.
Oggi la pianta del fico d'India è coltivata, oltre che nel Mediterraneo, anche in Cile, Messico, USA, Turchia, Tunisia e Medio Oriente.
La pianta del fico d'India è arborescente e succulenta, ossia appartenente alle cosiddette "piante grasse". Può raggiungere i 4-5 m di altezza ed è formata da fusti, i cladodi, modificati a formare delle pale, di forma appunto appiattita e ovoidale. I cladodi sono ramificati e sono la sede della fotosintesi clorofilliana perchè svolgono anche la funzione di foglie. Di solito, la pianta del fico d'India ha le spine, ma ci sono varietà anche senza spine, che hanno solo le spine dette glochidi, presenti in tutte le varietà di fico d'India e più sottili delle spine vere e proprie. Queste ultime sono più lunghe e non sono presenti invece nelle varietà inermi, ossia senza spine.
Il fico d'India è una bacca che cresce ai bordi dei cladodi, molto variabile per forma (tondeggiante o ovale) e colore (dal giallo al rosso), dotata di spine esterne e tanti semi all'interno, se ne stimano intorno ai 300 per un totale di 160 g. La polpa è molto dolce e gustosa.
I frutti del fico d'India nascono dal fiore situato sulla sommità della pala ed è in realtà una bacca con un peso che può andare dai 150 g ai 400 g. La loro forma varia soprattutto a seconda dello stadio di maturazione del frutto. Inizialmente è tondo, per poi assumere una forma più allungata nelle fasi successive di maturazione.
A seconda della varietà della pianta di fico d'India, abbiamo colorazioni dei frutti diverse. Quando il frutto è giallo-arancio la varietà è la sulfarina, in quella sanguigna il fico è rosso-porpora, se è bianco parliamo della muscaredda. Tutte e tre sono le cultivar più coltivate e vendute in Italia.
Dal punto di vista della coltivazione del fico d'India, la pianta ha la necessità di molto sole, e cresce bene in quelle zone in cui l'esposizione solare è diretta e abbondante. Inoltre, si tratta di una pianta xerofila, ossia che può vivere in ambienti con lunghi periodi di siccità e nel clima desertico. Cresce a temperature superiori a 6 °C, che ne permettono la fruttificazione. Questa capacità è dovuta alle radici superficiali capaci di disporsi su ampie superfici e quindi in grado di captare acqua anche in seguito a scarse piogge. Inoltre, le pale sono delle riserve d'acqua per la pianta.
Il fico d'India, come tutte le piante della stessa famiglia, fa un tipo particolare di fotosintesi clorofilliana, la CAM, in seguito alla quale la vera e propria captazione dell'anidride carbonica e la traspirazione viene effettuata di notte, a temperature quindi basse e con umidità più elevata rispetto al giorno. Questo fa in modo che si perda meno acqua durante la fotosintesi e si assorba una maggiore quantità di anidride carbonica, utilizzando meno acqua per la reazione.
Per queste sue caratteristiche, la pianta del fico d'India cresce bene anche nelle zone aride dell'Asia, in particolare in India e Ceylon, ma anche in Sud Africa, in Madagascar e in Australia.
La diffusione di queste piante, in alcuni paesi, è talmente enorme, da rappresentare un vero problema di natura infestante, che viene in genere risolto con l'uso di insetti fitofagi e diserbanti. La natura infestante di questa pianta ha fatto si che in alcune zone, come in Toscana, è vietato l'uso del fico d'India per operazioni di rinverdimento e riforestazione.
Il fico d'India, dal punto di vista nutrizionale, è costituito in prevalenza da carboidrati semplici, 13 g su 100 g di alimento, quindi è certamente tra i frutti con un medio contenuto di zuccheri. Forse vi state quindi chiedendo ora quante calorie contiene il fico d'India? Sono circa 63 kcal per 100 g di prodotto. Il contenuto di lipidi e proteine è molto basso e ha un buon contenuto di fibra, 5 g/100 g di frutto, di cui la maggior parte è costituita da fibra insolubile.
Tra i micronutrienti del fico d'India, troviamo in apprezzabili quantità il potassio, 190 mg/100 g, il fosforo, 25 mg/100 g, il calcio, 30 mg/100 g. Tra le vitamine, la più rappresentata è certamente la vitamina C, 18 mg/100 g, ma è buono anche il quantitativo di vitamina A, 10 mg/100 g. Apprezzabile è anche il contenuto di alcune vitamine del gruppo B.
Per le sue interessanti proprietà nutrizionali, alcuni studi scientifici hanno rilevato alcune proprietà benefiche di questo frutto. Uno studio del 2004 ha rilevato che il consumo fico d'India riduce lo stress ossidativo, riducendo il danno dei lipidi derivante dall'ossidazione. Questo anche perchè va ad aumentare i livelli di antiossidanti endogeni dell'organismo. L'effetto di questi frutti a favore delle difese antiossidanti endogene è stato paragonato a quello della vitamina C, che però non ha effetti sullo stress ossidativo di per sè. L'effetto di questi frutti sembrerebbe quindi dovuto alla presenza di altri antiossidanti oltre alla vitamina C.
Un altro studio ha dimostrato anche l'effetto positivo del fico d'India sui postumi della sbornia, secondo un meccanismo ipotetico e ancora da confermare, basato sulla riduzione dell'infiammazione che causa questi effetti. L'estratto di fico d'India andrebbe, infatti, ad agire direttamente sulle molecole che mediano l'infiammazione.
Altra domanda che spesso viene fatta è: chi ha il diabete può mangiare i fichi d'India? La risposta è si, come per qualsiasi altro frutto, è necessario che la quantità sia bilanciata in base al proprio fabbisogno. Apportando una buona quantità di fibra insolubile, il fico d'India è ideale anche per le diete ipocaloriche e dimagranti, perchè aumenta la sazietà aiutando a calmare la fame.
Proprio le fibre presenti sono anche responsabili dell'effetto lassativo di questo frutto, precisamente della polpa ricca di mucillagini e pectina. Nei semi sono, invece, presenti dei composti che potrebbero, invece, scatenare l'effetto opposto. In realtà, i semi non vengono mai masticati del tutto, per cui l'effetto sulla stitichezza è davvero minimo. Questo frutto ha, quindi, un effetto di modulazione del transito delle feci nell'intestino.
Le controindicazioni maggiori per quanto riguarda i fichi d'India sono per i soggetti che soffrono di diverticolosi e diverticolite, proprio per la presenza dei semi che, spesso in modo soggettivo, causano l'accentuarsi dell'infiammazione.
Il fico d'India può essere mangiato in numerosi modi: fresco, in salamoia, candito, in infusione per realizzare liquori e sciroppi, o cotto in marmellata. In Messico con il fico d'India si ottengono anche un miele ed un formaggio (detto "queso de tuna").
La polpa delle foglie e dei frutti del fico d'India viene usata anche dall'industria cosmetica e farmaceutica per realizzare creme, shampoo, lozioni per il corpo, rossetti. Le proprietà riconosciute al fico d'India sono quelle di mantenere il buono stato di salute, prevenire lo stress e l'invecchiamento cellulare, essere diuretico e cicatrizzante.
Infine, la pianta del fico d'India è usata anche per realizzare gomme, fibre e adesivi. Le pale del fico d'India vengono, in alcuni paesi, pulite e cotte, per costituire un ingrediente di stufati e insalate. Spesso, inoltre, vengono usate come nutrimento del bestiame, scopo per cui sono usati per la produzione di mangimi insilati o direttamente come foraggio fresco.
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